mercoledì 31 marzo 2010

Scoperta relazione fra QI basso e vizio del fumo

L'intelligenza? È inversamente proporzionale al numero di sigarette fumate. È il sorprendente risultato ottenuto da uno studio condotto in Israele da esperti dello Sheba Medical Center. I ricercatori, guidati da Mark Weiser, hanno sottoposto a una serie di test 20.000 soldati israeliani, dimostrando che il QI (quoziente d'intelligenza) è mediamente più basso della norma nelle persone abituate a fumare: chi ha il vizio del fumo ha un QI medio di 98, contro il QI di 101 dei non fumatori. Incuriosisce però il fatto che molti fra i più grandi personaggi del Novecento siano stati anche dei grandi consumatori di "cicche". Il riferimento è per esempio a figure come Einstein, Oppenheimer, Clinton, Churchill, Freud, Dylan, Picasso. Ma in che modo il fumo determina un QI inferiore alla norma? "In realtà" - spiegano i ricercatori - "non sono tanto le sigarette a mandare in fumo l'intelligenza, piuttosto è ipotizzabile che coloro che partono da un QI più basso sono più propensi a cadere nel vizio". Intanto veniamo a sapere che in Italia, dopo 5 anni dalla legge Sirchia, il numero di fumatori sta aumentando sempre più. Secondo l'Istat nel 2009 la percentuale di fumatori è salita al 23%, 1 punto percentuale in più rispetto al 22% del 2005. Piccolo dettaglio: piacciono sempre più le sigarette al mentolo. Fra il 2004 e il 2008 la percentuale di fumatori di bionde "balsamiche" è passata dal 31% al 34%. Il fenomeno interessa sia i maschi sia le femmine. Coinvolti molti giovani: fuma 1 ragazzo ogni 5. Ogni anno in Italia il fumo causa il decesso di 80.000 persone (è come se ogni giorno precipitasse un jumbo jet), 1 ogni 7 minuti. Gli organi "bersaglio" sono polmone, laringe, faringe, cuore. A livello mondiale le stime rilasciate dall'Oms dicono che fuma 1/3 della popolazione dai 15 anni in su: 1 miliardo e 20 milioni di persone.

martedì 30 marzo 2010

L'accidia dei maschi nel mondo degli imenotteri. Spiegato il perché

Uno studio condotto sugli insetti sociali (formiche e api) ha messo in luce il motivo per cui i maschi lavorano meno delle femmine: si tratta di uno stratagemma per salvaguardare la propria incolumità e non correre il rischio di contrarre malattie. Ciò è dovuto al fatto che le femmine, rispetto ai maschi, possiedono un corredo genetico diploide (derivando da uova fecondate), una notevole variabilità genetica e quindi una migliore capacità di resistere alle malattie; i maschi, invece, hanno un corredo aploide (perché si originano da uova non fecondate), meno variabile e di conseguenza più debole e più suscettibile agli agenti patogeni. La ricerca, in pratica, spiega che i maschi nel corso dell’evoluzione sono diventati dei “fannulloni”, perché questa è la sola possibilità che hanno di portare a compimento l’unico compito della loro vita: fecondare le femmine. Se così non fosse correrebbero il rischio di ammalarsi e di morire prima del tempo portando la specie all'estinzione. Lo stratagemma è sicuramente ben riuscito se si pensa che nel mondo esistono circa 10mila specie di formiche e 500 specie di api. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università dell’Illinois di Urbana–Champaign e pubblicato sulle pagine della rivista “Proceedings of the Royal Society: Biological Sciences”.

lunedì 29 marzo 2010

La depressione? Un'invenzione della nostra economia

È uscito in Usa il libro: "Manufacturing depression, the secret history of a modern disease". Scritto dallo psicoterapeuta Gary Greenberg, dice che la depressione (che nel 2020 rappresenterà la seconda malattia più frequente dopo l'infarto) è un'invenzione della nostra economia. Dati attendibilissimi e sorprendenti risultati ottenuti con l'effetto placebo…

Bimbi più intelligenti se cominciamo a parlare con loro sin dalle prime fasi della loro vita. Ma usando tassativamente parole vere e non versi, insoliti suoni o gridolini come in molti sono soliti fare. Le parole hanno un maggior impatto sulla loro mente, di gran lunga più efficaci di altri suoni, musica compresa. A rivelarlo uno studio della Nortwestern University, nell'Illinois, che ha guadagnato le pagine della rivista 'Child Development'.

Sono più di una le aree cerebrali coinvolte nel cosiddetto “senso del divino”. Lo sostengono i ricercatori dell'Università di Montreal, in una ricerca pubblicata sulla rivista Neuroscience Letters. Servendosi della risonanza magnetica per immagini gli studiosi hanno esaminato le risposte cerebrali di 15 suore carmelitane a cui è stato chiesto di ricordare la più profonda esperienza mistica della vita. Gli scienziati hanno registrato un aumento di attività elettrica e dei livelli di ossigeno nel sangue in almeno dodici diverse regioni cerebrali. Questi dati contraddicono precedenti teorie che ipotizzavano che ci fosse una singola area del cervello ad essere stimolata dal “sentimento del divino”.

Il cibo-spazzatura ricco di calorie e zuccheri può creare dipendenza. Per i ricercatori che descrivono il fenomeno per la prima volta sulla rivista Nature Neuroscience è una forma di dipendenza del tutto confrontabile a quella da fumo e droga.

Una teoria davvero rivoluzionaria. Curare le allergie coi parassiti. Vari studi hanno, infatti, provato che chi ospita nel proprio corpo organismi come anchilostomi, trematodi, ossiuri, presentano percentuali più basse di problemi allergici. Un esempio specifico. Schistosoma, presente in fegato e reni, pare assai efficace contro l'eczema.

Si chiamano ‘super centenari’, sono persone che hanno superato i centodieci anni e sono più longeve dei semplici ‘ultra centenari’, che hanno solo fino a 105 compleanni. Per tutti questi specialissimi nonni, che spessissimo stanno bene in salute, l’attività fisica e un’alimentazione ricca di antiossidanti, tra cui anche un buon bicchiere di vino rosso, sono la chiave per mantenersi sani e attivi il più a lungo possibile. Lo assicurano gli specialisti del Dipartimento di Medicina interna università degli Studi di Catania.

Bastano 40 grammi di cioccolato fondente al giorno per due settimane per abbassare il livello di stress. Sono i risultati di uno studio svizzero condotto su 30 persone.

Attenzione alla vitamina C in eccesso. Può, infatti, portare alla cataratta. Sono i risultati di uno studio pubblicato sull''American Journal of Clinical Nutrition'. Gli esperti hanno coinvolto per otto anni 25mila svedesi, dimostrando che le donne che assumono un grammo di vitamina C al giorno, presentano un rischio di cataratta incrementato del 25%.

Mondo over50. Meglio abbondare col calcio. Uno studio danese ha, infatti, messo in luce che 10 microgrammi di calcio e vitamina D ogni giorno, portano a una riduzione del rischio fratture dell'8%, del 16% se si guarda solo al femore.

Il rischio ammalarsi di asma per un nascituro cala del 70% se la mamma durante la gestazione si è nutrita in abbondanza di trote e salmoni. È ciò che si evince da uno studio effettuato da Frank Gilliland dell’University of Southern California di Los Angeles e presentato nel corso dell’American Thoracic Society International Conference. Gli esperti hanno intervistato 691 mamme, metà delle quali con bambini che avevano sviluppato l’asma prima dell’età di cinque anni. È emerso che effettivamente il consumo settimanale di pesce fresco è un vero toccasana per i piccoli che vengono al mondo: in particolare si è visto che l’azione benefica dei prodotti ittici è conferita dagli acidi grassi omega–3 che hanno la capacità di prevenire le infiammazioni.

domenica 28 marzo 2010

Cambiare vita per cacciare la crisi di mezza età

Sarà che ormai il fatidico traguardo è vicino anche per me e che anch'io ogni tanto sono interessato da pensieri, diciamo, un po’ 'originali'. Fatto sta che è intorno ai 40anni che comincia a farsi sentire: la voglia di cambiare radicalmente vita. Spezzare il legame col passato e reinventarsi qualcosa di completamente nuovo. È una specie di sindrome, riconducibile probabilmente alla canonica crisi di mezza età. Parte con un po’ di ansia generalizzata, di inquietudine, per poi giungere a un malessere vero e proprio, nei casi più gravi addirittura ad attacchi di panico. I sogni inseguiti per anni perdono di valore, si comincia a ridere di stili di vita perseguiti per tanto tempo. (Inutilmente?). Si ha voglia di cambiare e in qualche caso si cambia alla grande. L'argomento è stato affrontato sull'ultimo numero dell'Espresso, citando una serie di esempi locali clamorosi. Emiliano Sbaraglia, è supplente, si stanca di dover sempre aspettare 'la chiamata', molla tutto, e va a insegnare in una scuola in Senegal. Marzia Chierichetti, è un art buyer milanese, si trasferisce nel continente nero, dove produce con successo oggetti di arredamento. Simone Perotti (nella foto), fa il manager, taglia col passato e oggi si occupa di scrittura e vela. Francesca Folonari, business woman, si cimenta con i corsi di yoga. Ma perché questa esigenza comincia a farsi sentire proprio a 40anni? "Perché nella prima parte della vita ci si è adattati al mondo, all'ambiente, alle richieste della società", spiegano gli esperti, "con l'ingresso negli anta, invece, si fa largo la necessità di ascoltare se stessi e rispondere alle proprie intime esigenze". Di pari passo con questa tendenza c'è anche quella di ritagliarsi uno spazio sempre più consistente lontano dalle metropoli. In particolare, creativi, artisti, musicisti, scrittori, stanno abbandonando la vita urbana per rifugiarsi in campagna, lontano dai riflettori e dal caos cittadino. La fotografa Elin Berge ha documentato questo fenomeno in un interessante libro dal titolo "Urban provincials". Sembrerebbe davvero arrivato il momento di iniziare a scandire le giornate al ritmo dell'ispirazione.

sabato 27 marzo 2010

Sesso e tv per vincere la crisi post-separazione

Tv e sesso. Ecco dove vanno a parare le donne subito dopo una separazione o un divorzio. È ciò che emerge da una ricerca condotta dall’Associazione donne e qualità della vita. Gli scienziati hanno intervistato un campione di donne, con una convivenza importante alle spalle, di età compresa tra i 30 e i 50 anni. Il primo dato che emerge parla di un vero e proprio atteggiamento “bulimico” nei confronti della televisione e delle pratiche sessuali. Si è visto che il 62% delle intervistate guarda la tv in media per 4 ore al giorno, soprattutto di sera. Il 29% dalle 2 alle 3 ore al giorno, solo il 9% si trattiene davanti al piccolo schermo per un’ora o meno. Per quanto riguarda l'aspetto sessuale, si è visto che il 40% delle mille intervistate ha una relazione stabile, mentre le altre preferiscono gli incontri occasionali. Di queste, in particolare, il 20% si definisce addirittura “affamata di sesso” e il 22% frequenta discoteche e altri luoghi di ballo. Una separata su tre va oltre i quattro rapporti la settimana. “Dopo la separazione", commentano i ricercatori, "le donne si sentono libere, per cui hanno voglia di ricominciare con altre persone e si danno da fare”. Il 31,7% delle intervistate era composto da separate legalmente; le divorziate erano il 30%, il 26,3% le separate illegalmente e il 12% le coniugate dopo il divorzio. Nella maggior parte dei casi la crisi post-separazione viene superata con successo. Solo il 13% accusa, infatti, seri problemi di natura psichica. In ogni caso per superare la crisi, l’ideale è tuffarsi nel mondo del lavoro. A seguire dedicarsi ai figli, al volontariato e agli hobby. In Italia sono circa 2milioni e mezzo le donne separate o divorziate.

venerdì 26 marzo 2010

Incubo sifilide. Sotto accusa Facebook

La sifilide torna a far paura. In alcune zone della Gran Bretagna i casi sono addirittura quadruplicati rispetto a poco tempo fa. Il problema potrebbe essere riconducibile anche a Facebook. Secondo gli scienziati, infatti, il popolare social network faciliterebbe i contatti fra sconosciuti e quindi predisporrebbe a maggiori esperienze sessuali, alla base della diffusione del pericoloso morbo. L'allarme è stato lanciato da Peter Kelly, direttore della sanità pubblica nella regione di Teeside, nel nord-est dell'Inghilterra. Il fenomeno riguarda soprattutto giovani donne di età compresa fra 20 e 24 anni, e uomini fra 25 e 30 anni. Entrambe le categorie fanno largo uso di Facebook e altri social network. "Ho visto che molte delle persone colpite dalla malattia hanno incontrato i loro partner attraverso internet", dice Kelly. Grazie ai contraccettivi i casi di sifilide erano calati negli anni Ottanta e Novanta, ma ora starebbero riprendendo quota, un po’ in tutti i paesi civilizzati, Italia compresa. Nel Belpaese, in cinque anni, c'è stato un aumento del 400%. "È riesplosa la sifilide in Italia", dicono gli esperti dello Spallanzoni e della Asl di Roma, "i casi raddoppiano di anno in anno, gli indici più alti sono a Roma e a Milano". A Milano la situazione è grave per tutte le malattie sessualmente trasmissibili. I malati sono aumentati del 25% negli ultimi 3 anni. "Vediamo praticamente un nuovo caso di sifilide ogni giorno", raccontano gli specialisti del Policlinico di Milano. "In lieve aumento anche i nuovi casi di Hiv, 10% in più del previsto rispetto al 2008 e 25% in più rispetto al 2006". La sifilide, definita un tempo "mal francese" o "morbo gallico", è provocata da un batterio, il Treponema pallidum (che al microscopio si presenta come un piccolo filamento a forma di spirale) e si sviluppa in tre stadi successivi. Il primo si verifica entro 90 giorni dal contagio. Di solito è messo in luce da un'ulcera non dolorosa che compare a livello genitale, in bocca o in gola. Nel secondo stadio, che si manifesta fra i due e i sei mesi dopo il contagio, compaiono macchie rossastre sulla pelle, accompagnate da febbre, disturbi della vista, dolori alle articolazioni. Infine il terzo stadio, che può manifestarsi anche 30 anni dopo il contagio, può portare a gravissimi problemi cardiaci, ossei e cerebrali, compresa la demenza. "È una malattia devastante", dice Kelly, "chiunque abbia rapporti sessuali non protetti con partner occasionali è ad altissimo rischio".

giovedì 25 marzo 2010

L''Uomo di Denisova' riscrive il cammino dell'uomo

Ci risiamo. Per l'ennesima volta la storia dell'uomo è da riscrivere. Succede sempre così quando inaspettatamente saltano fuori i resti di un ominide sconosciuto. Ora è la volta di una specie rinvenuta in Siberia meridionale nel 2008, nelle caverne di Denisova, presso il villaggio di Chernyi Anui, da un gruppo di scienziati del Max Planck Institute per l'Antropologia dell'Evoluzione di Lipsia. Si tratta dell''Uomo di Denisova', che non avrebbe alcun grado di parentela (stretto) con l'Homo sapiens. La notizia è stata divulgata da Nature. Gli esperti hanno rinvenuto un frammento osseo risalente a 40mila anni fa. Dalle analisi genetiche della falange appartenuta all'antico ominide, si è potuto constatare che l'ultimo antenato comune all''Uomo di Denisova" e all'uomo moderno risalirebbe a un milione di anni fa. I ricercatori hanno messo a confronto le caratteristiche genetiche del nuovo ominide con quelle di 54 abitanti della zona, con i resti di un uomo moderno vissuto in Siberia 30mila anni fa, e con gli scheletri di 6 neandertaliani. È emerso che la disposizione dei nucleotidi è differente nelle tre specie. Con ciò gli scienziati ritengono che gli antenati del nuovo ominide migrarono dall'Africa all'Europa prima dell'arrivo dei neandertaliani (mezzo milione di anni fa) e dell'Homo sapiens (50mila anni fa). Se questi studi dovessero essere confermati ci troveremmo davanti a una svolta per ciò che riguarda il cammino evolutivo della specie umana. Fino a oggi, infatti, si pensava che 40mila anni fa esistessero solo tre specie di ominidi: i sapiens, i neandertaliani e gli 'hobbit' dell'Isola di Flores in Indonesia. Stando ai ricercatori tedeschi l''Uomo di Denisova' venne a contatto sia coi sapiens che con i neandertaliani. Lo proverebbero alcuni resti di ominidi moderni trovati nei pressi della caverna siberiana.

mercoledì 24 marzo 2010

La libertà online minacciata dai troll

Un nuovo fenomeno internet: i troll. Sono individui che per ammazzare il tempo navigano insultando tutto e tutti, ostacolando le conversazioni, facendo arrabbiare senza motivo gli altri internauti. Una catena di insulti viene detta "flame war". Presi d'assalto blog, forum e social network come Facebook. Molti fondano dei gruppi a dire poco assurdi come "Picchiamo i cani, razze inferiori che puntano solo a destabilizzare la nostra sanità mentale", "Adottiamo un bambino haitiano morto", "Falcone e Borsellino falsi eroi". L'ultimo in ordine di apparizione è stato "Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down". La figura del troll è per alcuni aspetti simile a quella del 'fake' (che disturba una comunità virtuale vestendo i panni di un'altra persona). Le origini del fenomeno risalgono a venti anni fa. Nell'archivio Usenet di Google si parla, infatti, dell'utente Mark Miller che l'8 febbraio del '90 si rivolge a un certo Tad definendolo "uno scioccante spreco di risorse naturali". La sua firma: flatulente troll senza cervello. Ufficialmente il termine viene documentato per la prima volta da Judith Donath, esperta del mondo digitale, nel 1999. Secondo gli specialisti il riferimento è a persone disadattate che vogliono soffocare la libertà online. E vogliono mettersi in mostra. Spesso ci riescono alla grande. Complici giornalisti inorriditi dal comportamento di alcuni internauti. Troll indica un particolare tipo di pesca in cui si agita e trascina l'amo, dove è più probabile che qualche pesce abbocchi. Allo stesso modo il troll si muove spasmodicamente da un sito all'altro in cerca delle sue perde, sensibili ai commenti altrui gratuitamente offensivi. Tra i più famosi troll c'è Jason Fortuny. Lo dice il New York Times. L'uomo ha lanciato l'annuncio di una donna "a caccia di un dominatore sessuale". Hanno abboccato in tanti, e le loro foto, i loro numeri di telefono e tutto ciò che riguarda la privacy sono finiti sul sito del pericoloso mitomane. Inutile di dire che molti di loro ci hanno rimesso in tutti i sensi: chi la moglie, chi il lavoro, e chi addirittura la vita.

martedì 23 marzo 2010

La paura? Presto potrà essere vinta con una banale iniezione

Cancellare paure e fobie con una semplice iniezione. È la scommessa di un team di scienziati dell'Università di Hiroshima, Giappone. Gli esperti hanno messo a punto un procedimento in grado di annullare l'ansia legata a stati fobici. I test sono avvenuti per ora solo sui pesci rossi, a livello del cervelletto degli animali. I pesci, spaventati da un flash luminoso che i ricercatori gli sparavano in faccia, associavano l'evento a una scossa elettrica somministrata contemporaneamente. In pratica sviluppavano una fobia a tutti gli effetti, provata dagli studiosi dall'aumento del loro battito cardiaco. La tecnica si basa sull'azione di un farmaco particolare che agisce come anestetico, la lidocaina. Il suo effetto è solo temporaneo, e dunque potrebbe un domani essere utilizzato, per esempio, in campo militare durante le fasi più critiche di una missione. Dai test è emerso che i pesci trattati con lidocaina non temono più nulla e il loro battito cardiaco non subisce variazioni. Di problemi legati alla paura e all'ansia soffrono milioni e milioni di persone, in Italia e nel mondo e il loro numero è in costante crescita. In occidente, in particolare, i malati sono almeno 400milioni. Più vulnerabili le donne di età compresa fra i 30 e i 50 anni. Tra i sintomi tipici del disturbo ansiogeno vengono annoverati tensione, nervosismo, eccessiva preoccupazione, insonnia, predisposizione al pianto. Quando invece l'ansia sfocia in una fobia vera e propria compaiono anche palpitazioni, nausea, disturbi visivi, aumento della frequenza respiratoria e vertigini. Fra le fobie più comuni ci sono l'aracnofobia (paura dei ragni) e la aerofobia (paura di prendere l'aereo). Fra le meno note si possono, invece, ricordare l'emetofobia (paura di vomitare) e l'angrofobia (paura di avere fame).

lunedì 22 marzo 2010

Campionesse di calcio con l'anulare più lungo dell'indice

Le donne con l’anulare più lungo del normale hanno più chance di diventare delle campionesse di atletica, calcio o tennis. Lo dicono gli esperti del King’s College di Londra in un articolo pubblicato sulle pagine del British Journal of Sports Medicine. Secondo gli studiosi l’anulare più lungo della media nelle appartenenti al gentil sesso, indica una maggiore quantità dell'ormone maschile testosterone nell’utero, e quindi una potenza fisica superiore agli standard, tale da predisporre a sport dove è richiesta molta energia. Dallo studio coinvolgente 607 donne gemelle tra i 25 e 79 anni, è anche emerso che la lunghezza delle dita rappresenta un fattore ereditario. Da una coppia che fa sport, quindi, è facile aspettarsi figli “geneticamente” inclini a discipline sportive. In pratica le dita possono essere considerate alla stregua di marker genetici. Non è comunque questa la prima volta che si associa la lunghezza delle dita a particolari caratteristiche fisico-caratteriali. Recentemente la rivista scientifica Nature ha pubblicato un articolo nel quale si afferma che, chi ha l’indice molto più corto dell’anulare, ha tendenze omosessuali, poiché gli eterosessuali li hanno pressoché identici. È il risultato di una ricerca condotta da un'equipe di studiosi della Berkeley University della California che ha interrogato 720 cittadini di San Francisco. Nove su dieci, fra i possessori dell'indice più corto delle media, erano, in effetti, gay.

domenica 21 marzo 2010

Penati o Formigoni? Questione di geni e... cervello

In tempo di elezioni è utile sapere che le preferenze politiche non derivano da un'oggettiva consapevolezza della realtà sociale e dei bisogni dei cittadini, ma semplicemente dalla natura del cervello, e quindi dalla genetica. In tal caso, per quanto riguarda la Lombardia, c'è da aspettarsi che la maggior parte dei figli di genitori schierati col centro-sinistra, diano il voto a Penati o Agnoletto, mentre i figli di mamme e papà a favore del centro-destra è più facile che optino per Formigoni o Invernizzi. Sono le conclusioni di uno studio effettuato da Satoshi Kanazawa, della London School of Economics. Secondo il ricercatore anglosassone, nel conservatore è attiva soprattutto l'amigdala, che porta a una maggiore religiosità e predispone alla poligamia maschile. Nel progressista, invece, funziona di più la corteccia cingolata anteriore, legata alla riflessione. La tesi di Kanazawa è stata confermata anche dal neurologo David Amodio, che ha monitorato l'attività cerebrale dei rappresentanti dei due schieramenti politici, arrivando a concludere che i progressisti reagiscono più lentamente agli input esterni, commettendo anche meno errori di giudizio. Su Nature qualche tempo fa hanno affrontato l'argomento anche alcuni scienziati dell'Università di New York. In questo caso gli esperti hanno visto che chi è incline a politiche più liberali, ha un cervello più flessibile e maggiore capacità di adattamento ai cambiamenti. In particolare, dalle analisi condotte tramite elettroencefalogramma, è emerso che i liberali hanno un'attività cerebrale doppia rispetto ai conservatori a livello della corteccia cingolata anteriore. Questa prerogativa porterebbe all'attivazione di una sorta di 'freno mentale', che aiuta il cervello a ponderare meglio le situazioni e a non prendere decisioni affrettate. Infine, a dar man forte a queste tesi, c'è anche John Alford della Rice University (Texas). "Essere di destra o di sinistra", spiega il ricercatore, "non dipende dalla nostra volontà, ma da fattori biologici". Per arrivare a questi risultati Alford ha coinvolto 30mila gemelli omozigoti ed eterozigoti. S'è visto che - sottoposti a domande 'politiche' - l'80% dei gemelli omozigoti dà risposte uguali, contro il 33% degli eterozigoti. È la conferma dell'imprescindibile legame fra politica e genetica.

Facebook sotto attacco

Ragazzi fate attenzione a muovervi su Facebook in questi giorni. In particolare occhio alle mail che segnalano la necessità di reimpostare le proprie credenziali per accedere al servizio online. Secondo gli esperti, a distanza di un anno e mezzo da 'Koobface', un 'worm' che ha colpito sia Fb che Twitter, è ora la volta di un nuovo virus intenzionato a minacciare seriamente gli oltre 400milioni gli utenti del popolare network fondato da Mark Zuckerberg. Il riferimento è a un software maligno in grado di sottrarre password che si installa automaticamente aprendo il file incriminato. "Sono milioni di computer a rischio", spiega Dave Marcus, esperto della sicurezza McAfee. "Anche se solo il 10% degli utenti apre l'allegato si tratta di 40milioni di pc infettati".

Contro le stragi del sabato sera...

Un'idea originale per bloccare le stragi del sabato sera. Arriva da uno dei leader della distilleria in Italia, Roberto Castagner, in collaborazione con scienziati di cinque università. Il team, dopo tre anni di lavoro, ha messo a punto un cocktail con una gradazione ridotta del 50% rispetto agli spiriti attuali: "Si tratta del primo distillato a bassa gradazione tutto made in Italy", dice Castagner. Il nuovo prodotto è stato battezzato Aqua 21. Deriva da un distillato dell'uva a soli 21 gradi ed è in grado di offrire lo stesso profumo e aroma dei tradizionali drink con gradazione alcolica maggiore. Gli esperti ne parlano come di un superalcolico dal gusto "gradevolmente dolce e acidulo con note minerali". E questo potrebbe essere solo l'inizio. "La politica degli alcolici nei prossimi anni", afferma Castagner, "sarà sempre più orientata al bere consapevole e leggero". Aqua 21 è indicato per ogni occasione. Al termine di un pranzo, di una cena, o come aperitivo. L'ideale in ogni caso per mettersi al volante sobri e coscienti delle proprie capacità di guida.

In arrivo il robot giornalista

Arriva 'The Machine', il primo robot giornalista. L'hanno approntato i tecnici di Evanston, centro a poca distanza da Chicago, in Usa. Si tratta di un programma messo a punto presso i laboratori di intelligenza artificiale della Northwestern University, in grado di comporre articoli sportivi. Stats Monkey è il nome del software che promette di contribuire allo sviluppo del giornalismo moderno, perlomeno a livello di stampa locale. Per ora si occupa solo di baseball, ma fra non molto potrebbe anche imparare a scrivere articoli d'economia. L'idea in ogni caso non è quella di sostituire i giornalisti in carne ed ossa, ma solo di dargli una mano nei compiti più noiosi e ripetitivi. Accanto a Stats Monkey sono in corso anche molti altri progetti hitech. Fra questi si possono menzionare 'Beyond Broadcast', una specie di incrocio fra tv e web, e 'So You Say', che grazie a Twitter consente di trovare tutto ciò che si vuole relativamente a un certo argomento.

sabato 20 marzo 2010

La seconda volta di Mass Effect

Mass Effect 2 - sequel del famoso Mass Effect 1 ambientato nel 2183 d.C. - è finalmente in distribuzione. Si tratta di un videogioco che mischia azione, strategia, esplorazione, fantascienza. Qualcuno l'ha definito il 'Guerre Stellari' delle nuove generazioni. Sviluppato da BioWare e da EA Montreal è uscito per la prima volta in America il 26 gennaio di quest'anno. Già record di incassi: avrebbe venduto, infatti, nella sola versione per Xbox 360, oltre un milione di copie. Per molti esperti è da annoverare fra i dieci giochi più belli di ogni tempo. Ora è la volta dell'Italia e dell'Europa. La trama vede il comandante Shepard alle prese con la misteriosa scomparsa d'intere colonie umane. La storia è ambientata 30 anni dopo la conquista umana di Marte. Sul Pianeta rosso i terrestri hanno scoperto i manufatti di un'antica civiltà e con essi il modo per viaggiare nel cosmo attraverso portali galattici. La saga si concluderà nel 2012 (un caso?) con il terzo e ultimo videogame. Compaiono personaggi di ogni genere. I Vorcha sono alieni provenienti da un piccolo pianeta, molto combattivi. I Drell sono umanoidi. I Collettori esseri insettiformi comandati da un capo supremo in grado di influenzare le loro coscienze. Rispetto a ME1, in questo videogame possono comparire nuovi personaggi all'improvviso, ed altri sparire per sempre, in base a ciò che il giocatore decide di fare. Nel primo capitolo della saga, alla fine si chiudeva la storia e il gioco, qui invece si va avanti all'infinto. Si può, infatti, continuare a vagare per la galassia scoprendo innumerevoli pianeti e personaggi dalle caratteristiche più diverse.

Il trailer...

venerdì 19 marzo 2010

Chirurgia plastica per le vittime dell'Hiv

Oggi grazie ai progressi della medicina, sieropositivi e malati di Aids vivono sempre più a lungo. Per questo tipo di pazienti, però, si sta facendo largo un nuovo problema: la sindrome lipodistrofica. È la conseguenza delle massicce cure necessarie per contrastare il virus Hiv. A lungo andare la pelle del viso ne risente. Con ciò, un malato di Aids, rischia di venire emarginato, messo da parte, anche se la malattia è tenuta assolutamente sotto controllo. Che fare dunque per evitare questa situazione? Secondo gli esperti dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma si può intervenire con la chirurgia plastica. In questo caso, però, non si usa il bisturi, ma semplici iniezioni di “filler”, sostanze riempitive che attenuano la magrezza e la rugosità del volto. Centinaia di persone sono già state trattate presso il centro romano e molte altre sono in lista. Ottimi i risultati, rarissimi i casi di (comunque leggeri) effetti collaterali. Ma in cosa consistono le iniezioni di filler? Si basano su due sostanze sintetiche, da utilizzarsi in relazione alle caratteristiche specifiche di ogni malato. La prima, Aquamid, è un gel poliacrilammidico che dura nel tempo e si trasforma in una parte morbida e stabile della pelle. La seconda, a base di acido polilattico, Sculptra, agisce invece stimolando la crescita dei tessuti: più che un filler viene classificato come un ricostituente del tessuto connettivo. L’acido polilattico è biodegradabile e viene riassorbito nel giro di 12-24 mesi. Il problema sono i costi. Ogni fiala iniettata costa, infatti, 200 euro, ed è necessario utilizzarne almeno una decina per ottenere dei validi risultati.

giovedì 18 marzo 2010

L'Homo floresiensis? Cominciò il suo cammino evolutivo due milioni di anni fa

Si torna a parlare di Hobbit, il misterioso uomo primitivo scoperto presso l'isola di Flores (Indonesia) nel 2003. Fino a oggi si pensava che la specie fosse vissuta per 880mila anni. Una nuova datazione degli utensili usati dall'ominide rivela, invece, che l'Homo floresiensis visse per almeno 1milione di anni, forse addirittura due. Ne parla l'ultimo numero della rivista Nature. Gli utensili analizzati sono stati trovati da Mike Morwood dell'Università di Wollongong, fra reperti scheletrici di elefanti nani e draghi di Komdo a un chilometro circa dalla caverna in cui è venuto alla luce Hobbit, Liang Bua (nella foto). A questo punto gli scienziati intendono capire quale sia l'origine dell'Homo floresiensis. La verità potrebbe non essere lontana. Dal 2004, infatti, gli studi presso Liang Bua, procedono spediti. Per il momento, però, si possono fare solo delle ipotesi. Secondo alcuni ricercatori l'Homo floresiensis discende dall'Homo erectus, per altri, invece, è 'figlio' dell'Homo habilis. Infine c'è chi mette in relazione le caratteristiche morfometriche di Hobbit con Lucy, il più celebre fossile di australopithecus, rinvenuto nel 1973. In ogni caso c'è una differenza sostanziale fra l'Homo floresiensis e tutte le specie fin qui citate: quest'ultimo sopravvisse fino a 17mila anni fa, mentre tutti gli altri ominidi si estinsero molto prima.



Farfalle in anticipo di 10 giorni sulla tabella di marcia

A causa dei cambiamenti climatici, le farfalle cominciano a svolazzare per i cieli del pianeta con circa 10 giorni di anticipo rispetto a 65 anni fa, quando il clima era più stabile. Lo rivelano alcuni studiosi dell'Università australiana di Melbourne. È la conferma dell'influenza dell'effetto serra sulle attività e la fisiologia degli animali. Gli scienziati hanno osservato specificatamente il lepidottero Heteronympha merope (nella foto), che da 65 anni a questa parte arriva in Australia in anticipo di 1,6 giorni per decade. Non è una scoperta da poco. Da questa ricerca, infatti, sarà più facile capire l'impatto del clima sulla biodiversità. "I mutamenti climatici", spiega Michael Kearney, a capo dello studio, "rappresentano una sfida di adattamento per le specie animali, che per sopravvivere sono costrette ad alterare il proprio ciclo biologico". In pratica gli animali rispondono ai cambiamenti climatici alterando le proprie abitudini, strettamente legate alla disponibilità di cibo, e al periodo di svernamento. Per arrivare a questi risultati i ricercatori australiani hanno allevato in laboratorio bruchi della farfalla Heteronympha merope. I test hanno messo in luce un legame diretto fra abitudini e variazioni delle temperature. In realtà non è questa la prima volta che vengono relazionati i capricci del tempo, alle modifiche comportamentali degli animali. Il fenomeno riguarda anche le rondini che sempre più spesso si affidano alle cosiddette 'migrazioni intelligenti': calibrano cioè il momento ideale della partenza in base alle precipitazioni e ai saliscendi della colonnina di mercurio. Gli studiosi dell'Ibimet-Cnr affermano che "le condizioni ambientali e climatiche possono influenzare la decisione di migrare e situazioni meteorologiche avverse durante il percorso possono causare variazioni della rotta". Sugli uccelli in generale, invece, il Wwf dice che "molti studi scientifici hanno già dimostrato che i cambiamenti climatici influenzano inesorabilmente il comportamento delle specie ornitologhe". Molte specie hanno addirittura smesso di migrare, sballando gli equilibri degli ecosistemi. Il problema concerne anche i mammiferi. Fra gli animali più minacciati dal surriscaldamento globale ci sono, per esempio, gli orsi polari. Alcune stime ritengono che l'orso bianco possa scomparire dalla faccia del pianeta entro la fine del secolo. A rischio anche i koala. Secondo l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), la minaccia per questo tipo di animali si chiama fame: "Il loro pericolo è la malnutrizione", spiegano i ricercatori dell'Iucn. "Le proprietà nutritive dell'eucalipto, loro unico cibo, peggiorano, infatti, con l'incremento di anidride carbonica nell'atmosfera".

mercoledì 17 marzo 2010

Molto più antica l'origine della prima angiosperma

Dell'origine delle angiosperme - le prime piante con fiore - ne abbiamo già parlato qualche tempo fa, proprio su Spigolature: http://gianlucagrossi.blogspot.com/2009/10/il-primo-fiore-risale-130milioni-di.html Si diceva che le angiosperme attuali derivano da piante vissute 130milioni di anni fa. Oggi, però, un nuovo studio afferma che, in realtà, questo tipo di piante evolute, sarebbero molto più vecchie. Secondo i ricercatori del National Academy of Sciences, le prime angiosperme si svilupparono, infatti, 215milioni di anni fa. Per arrivare a questi risultati gli studiosi hanno confrontato le caratteristiche genetiche delle piante attuali con quelle ricavate da resti fossili vegetali. Le prime angiosperme quindi non risalirebbero al Cretaceo, ma al Triassico. "Gli studi molecolari sono molto più precisi di quelli condotti sui fossili", rivelano gli scienziati. "Con ciò abbiamo potuto stabilire che l'evoluzione delle angiosperme risale alla prima epoca del mesozoico". Un importante risultato che serve anche a far luce sull'evoluzione degli insetti. I primi esapodi comparvero 400milioni di anni fa. Tuttavia le forme più progredite - che basavano la loro esistenza su polline e nettare - comparvero molto più tardi. Secondo gli esperti, quindi, le angiosperme anticiparono, per esempio, l'arrivo di api e vespe, creando i presupposti per la loro evoluzione che altrimenti non ci sarebbe stata. Le angiosperme sono anche note col nome di magnoliofite. Si differenziano dagli altri tipi di piante poiché i loro semi sono avvolti da un frutto che li protegge e ne facilita la dispersione. In particolare il fiore delle magnoliofite è molto più complesso di quello delle gimnosperme (pinacee), ritenute più primitive.

martedì 16 marzo 2010

Phobos si svela a Mars Express

Arrivate le prime immagini di Phobos, la più grande luna marziana. Le fotografie sono state scattate il 7 marzo dalla sonda dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) Mars Express, lanciata il 2 giugno 2003 dal cosmodromo di Baikonur, nel Kazakistan. Un incontro ravvicinato (50 km) ha permesso di 'leggere' le caratteristiche del satellite con grande precisione. La superficie è grigiastra e costellata di crateri. Il corpo celeste è lungo 27 chilometri e largo 22 chilometri. "Sono molto felice che stia andando tutto bene", rivela Gerhard Schwehm, a capo della Divisione ESA che si occupa delle Operazioni Scientifiche nel sistema solare. "Questo incontro ravvicinato, rappresenta una grande chance per conoscere meglio le caratteristiche geologiche di Phobos". La prossima missione (nel 2011) vedrà l'azione della sonda russa Phobos-Grunt che dovrebbe riuscire a recuperare campioni originali del suolo del satellite, per trasportarli sulla Terra.

Phobos secondo Buzz Aldrin

domenica 14 marzo 2010

Trema il Giappone. Stamane una scossa di magnitudo 6,6

Nuova scossa di terremoto, questa volta in Giappone. Un sisma di magnitudo 6,6 ha colpito il Sol Levante facendo tremare anche i palazzi della capitale, Tokyo, e bloccando per qualche minuto la circolazione di treni e metrò. Per ora non si registrano vittime. Nessun danno alle centrali nucleari di Onagawa e Fukushima-Daini. E nessun rischio tsunami. La scossa è stata registrata alle 17.08 ora locale, le 9.08 di stamane, in Italia, dai tecnici del U.S. Geological Survey e dalla Japan Meteorological Agency (JMA). Localizzato l'epicentro a 40 chilometri dalla costa dell'isola di Honshu. Il Giappone, margine orientale della cosiddetta zolla euroasiatica, che si scontra con la piattaforma Pacifica e quella delle Filippine, è uno dei paesi più vulnerabili agli eventi tellurici: la faglia delle Filippine, in particolare, si muove verso il Giappone di circa 3 centimetri all'anno. Le sue isole fanno parte del famigerato 'anello di fuoco', in corrispondenza di una zona di subduzione della crosta terrestre. Considerate anche le scosse piccole (comunque maggiori di magnitudo 4), in Giappone si verificano in media 1000 terremoti all'anno. Tre volte al giorno hanno luogo scosse in grado di far ballare i lampadari e ridestare persone sopite. L'ultimo grande terremoto risale al 1995, quando un movimento tellurico di magnitudo 7,2, verificatesi presso la città di Kobe, uccise 6400 persone.

sabato 13 marzo 2010

La simmetria bilaterale? Risale a 570milioni di anni fa

I primi animali a simmetria bilaterale, contraddistinti cioè da una parte destra e da una sinistra e da una bocca opposta all'ano, risalgono a 570milioni di anni fa. Li hanno scoperti in Cina un gruppo di scienziati cinesi e americani. Si tratta di minuscoli esseri viventi (lunghi 200 micrometri, corrispondenti a un quinto di millimetro) caratterizzati da una forma appiattita, da un tubo digerente e da rudimentali organi di senso. Sono stati battezzati “Vernanimalcula”, vale a dire “piccoli animali della primavera”: il nome deriva dal fatto che la loro comparsa coincise con un periodo d'innalzamento globale delle temperature, successivo alle lunghe epoche glaciali dell’Archeozoico. “All’inizio del Paleozoico", racconta Jun–Yuan Chen, uno degli autori della ricerca, "gli animali presentavano già un’avanzata struttura bilaterale, per cui era necessario cercare i primi organismi ad averla sviluppata”. Al gruppo degli animali a simmetria bilaterale corrispondono tutte le forme viventi più evolute: mammiferi, pesci, uccelli, anfibi e rettili. Altri tipi di simmetria sono invece quella sferica e raggiata. Alla prima appartengono i protozoi, alla seconda organismi come le meduse e i ricci di mare.

La memoria delle donne è migliore di quella maschile

La memoria delle donne? Decisamente migliore di quella maschile. Almeno per ciò che riguarda la memoria a breve termine. Sono le curiose conclusioni di uno studio condotto da esperti dell'Istituto di educazione dell'Università di Londra. Secondo i ricercatori gli appartenenti al sesso forte col tempo perdono colpi sul fronte mnemonico, mentre le donne, addirittura, migliorano le loro capacità. La ricerca ha coinvolto 10mila scozzesi, inglesi e gallesi, nati tutti nella stessa settimana del 1958. Due i test cui sono stati sottoposti. Nel primo era necessario leggere rapidamente una lista composta da 10 parole; nel secondo bisognava invece ripetere a distanza di 2 e di 5 minuti le parole lette in precedenza. In entrambi i casi le donne hanno schiacciato i maschi. Le appartenenti al gentil sesso hanno, infatti, ottenuto un punteggio superiore agli uomini del 5% nella prima prova e dell'8% nel secondo test. Il risultato stupisce anche perché intorno ai 50 anni le donne di solito accusano 'perdita di memoria' legata alla menopausa e allo scombussolamento ormonale.

venerdì 12 marzo 2010

Ipocondria, musa ispiratrice

Malati di ipocondria. Ce n'è uno squadrone. Solo in Italia la paura di essere ammalati pur stando benissimo riguarda 8milioni persone. Fra i più sensibili alla patologia ci sono gli artisti, caratterizzati da un temperamento più eccitabile della norma. L'argomento viene affrontato ufficialmente in un libro che in Usa e in Gran Bretagna sta avendo un grande successo. Si intitola "The Hypochondriacs: Nine Tormented Lives" ed è stato scritto da Brian Dillon, professore di filosofia presso l'Università del Kent. Nel libro si fa riferimento a nove grandi personaggi della storia, ipocondriaci cronici. Glenn Gould, celebre pianista, era ossessionato dai germi. Per questo vestiva pesante anche d'estate e non stringeva la mano a nessuno. Marcel Proust e Alice James (sorella di Henry James) soffrivano di leggeri disturbi, malesseri comuni che, però, tendevano a ingigantire. Charles Darwin e Florence Nightingale (celebre infermiera britannica campata 90 anni), erano vittime di virus sconosciuti che determinavano la loro idiosincrasia nei confronti di qualunque medico. Darwin a quanto pare soffriva anche di attacchi di panico. Più complessa l'ipocondria della scrittrice Charlotte Bronte e dello scrittore settecentesco James Boswell. Nel loro caso il male psichico era dovuto, probabilmente, a una larvata depressione. Infine Dillon cita Paul Schreber autore di 'Memorie di un malato di nervi', paranoico e delirante e Andy Warhol, con un'ipocondria 'moderna' assimilabile a quella di Glenn Gould. Tanta sofferenza per nulla? Non sempre, spiega Dillon. In certi casi, infatti, l'ipocondria è l'altra faccia della medaglia di una creatività speciale. Secondo Dillon molti artisti realizzano le loro opere d'arte migliori fra un accesso ipocondriaco e l'altro. (Ne so qualcosa anch'io!). "L'idea della malattia diviene il cardine delle loro vite, spingendoli a ritirarsi dal mondo e a rifugiarsi nel lavoro". Un bel libro che però avrebbe potuto prendere in considerazione anche altri autori, per esempio Woody Allen, il quale dice: "Quando si tratta di malattie, non direi mai di essere un ipocondrico. Semmai sono un allarmista. Non è che mi senta malato di continuo, ma quando mi ammalo penso subito che sia la volta buona". Fra gli italiani celebri malati di ipocondria possiamo ricordare Fiorello, Carlo Verdone, Paolo Villaggio. Per tutti i comuni abitanti del Belpaese, comunque, che soffrono di ipocondria, è utile sapere che oggi esistono cure assai efficaci per risolvere la malattia. La prima si basa sulla terapia cognitivo-comportamentale. Aiuta a far luce sul proprio comportamento e a limare i tratti caratteriali che predispongono a credere in malattie che non esistono.

L'"oceanizzazione" del Mar Tirreno

Il mar Tirreno si espande di venti centimetri l’anno. Lo dicono studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sulla rivista Geology. Secondo gli scienziati si tratta di un processo di “oceanizzazione” che avviene più velocemente rispetto a ogni altro posto del mondo. In pratica, dicono i ricercatori, al largo del Tirreno, più o meno in corrispondenza della città di Cosenza, si forma ex novo della crosta terrestre, esattamente come accade in pieno oceano Atlantico. Gli studiosi sono giunti a ciò valutando il magnetismo delle rocce. Secondo gli esperti il processo di oceanizzazione del Tirreno è iniziato circa 10milioni di anni fa. La zona interessata dal fenomeno si trova a ridosso del più grande vulcano europeo: il Marsili (nella foto), un gigante sommerso ancora più grande dell’Etna.

Oltre la soglia dell'"effetto Lazzaro"

Oggi prima di procedere al prelievo di un organo si attende la morte cerebrale della persona che ha subito un incidente. Solo in questo caso, infatti, i medici possono affermare con certezza che il decesso è avvenuto. In alternativa ci si potrebbe affidare alla morte cardiaca, ma non lo si fa perché il rischio di intervenire su una persona ancora in vita, sebbene remotissimo, è verosimile: in simili circostanze si parla del cosiddetto “effetto Lazzaro”, e ci si riferisce specificatamente a una persona che “ritorna in vita” anche dopo vari minuti che il suo cuore ha smesso di battere; (in certi casi anche dopo sette minuti). L'argomento è stato affrontato da vari studiosi riunitesi a Boston, in occasione del congresso mondiale sui trapianti “World Transplant Congress”. In particolare si è discusso della possibilità di rivedere la “soglia” oltre la quale permettere un prelievo d’organo. Secondo i ricercatori, se solo gli Stati Uniti si consentisse di intervenire su individui la cui morte cardiaca (e non quella cerebrale) è stata accertata, la disponibilità nazionale di organi aumenterebbe del 20%, consentendo la sopravvivenza di almeno 6mila persone e di contrastare quindi efficacemente il problema della penuria di organi. Ma qual è la differenza tra morte cerebrale e cardiaca? Un paziente cerebralmente morto presenta un elettroencefalogramma piatto, privo di qualunque attività elettrica, e ad un esame neurologico non dà alcun segno di funzioni cerebrali. I criteri legali relativamente alla morte cerebrale di un paziente variano da paese a paese, ma quasi tutti richiedono il referto di due distinti neurologi, entrambi confermanti l’assenza completa di funzioni cerebrali, e possono richiedere due elettroencefalogrammi piatti a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. La morte cardiaca invece si riferisce sostanzialmente alla constatazione della cessazione del battito cardiaco di un individuo tramite elettrocardiogramma. Quest'ultima serve in realtà per dedurre indirettamente la morte del cervello per assenza di flusso sanguigno. Dopo venti minuti a cuore fermo, ovviamente in assenza di sostegni artificiali, si è certi che il cervello sia irreversibilmente morto. Questo peraltro spiega il perché, in caso di arresto cardiaco, le manovre che si eseguono per cercare di ripristinare il battito cardiaco dopo 20 minuti si sospendono. E in Italia la legge sui trapianti cosa prevede? “Da noi esiste una legislazione estremamente garantista del donatore – spiega Antonio Secchi, direttore programma trapianti ospedale San Raffaele di Milano -. Prima di procedere con un prelievo d’organo occorre aspettare 6 ore dal decesso per un individuo adulto. 12 ore se si tratta di un bambino, e 24 ore se si ha a che fare con un neonato. In ogni caso la morte cerebrale (elettroencefalogramma piatto) e cardiaca sono due aspetti complementari. Oltre all’elettroencefalogramma e all’elettrocardiogramma si valutano anche altri aspetti fisiologici come l’assenza di particolari riflessi e del respiro spontaneo”. Infine il via definitivo a un trapianto può essere dato solo da tre medici specializzati esterni all’equipe che sta seguendo un determinato caso: questi sono il neurologo, il medico legale, e l’anestesista.

mercoledì 10 marzo 2010

I 200mila cani e gatti di Milano

Cani e gatti. Sono gli animali preferiti dai milanesi. Ce ne sono in città 200mila. Un cittadino su sei è padrone di un animale domestico. Più facile tenere la conta dei cani, molto meno quella dei gatti, non necessariamente registrati all'anagrafe. Del primo censimento delle colonie feline si sta occupando il Comune, in collaborazione con dei veterinari. 500 le colonie censite, assolutamente eterogenee. Si va da gruppi di cinquanta, a mici che vagano per conto loro, individualisti all'esasperazione, nel cuore di Milano. Un occhio di riguardo, quindi, agli animali che non hanno la fortuna di abitare fra le calde e accoglienti mura di un abitante della metropoli. Si calcolano 20mila gatti randagi, distribuiti in zone strategiche della città, dai giardini che circondano il Castello Sforzesco, alla Clinica Dermatologica di via Pace. Molti anche i mici che vivono nei dintorni degli ospedali, dove trovano sempre qualcosa da mangiare. I 'regolari' sono circa 100mila. L'amore per gli animali è comunque una prerogativa italiana. Sono, infatti, quasi 45milioni gli animali che popolano le case degli abitanti del Belpaese: 7milioni di cani, 7,5milioni di gatti, 12milioni di uccelli, 16milioni di pesci, 500mila roditori, 1milione e mezzo di altre specie.

martedì 9 marzo 2010

Il mistero della donna-capra

A una donna cinese di 101 anni sta crescendo sulla fronte un corno del tutto simile a quello delle capre. Si chiama Zhang Ruifang (nella foto http://worldmustbecrazy.com/) e abita in un villaggio della provincia di Henan, Linlou. Il corno ha cominciato a svilupparsi l'anno scorso e ora misura circa 6 centimetri. Una macchia scura dall'altra parte della fronte indurrebbe a pensare che se ne stia sviluppando un secondo. "È iniziato tutto nel 2009", dice Zhang Gouzheng, figlio sessantenne della nonnina cinese, "all'inizio non ci abbiamo dato tanto peso: era solo una piccola estroflessione rugosa della pelle. Poi, però, ci siamo resi conto che stava crescendo un cornino a tutti gli effetti e allora abbiamo deciso di contattare il medico". Processi cheratinosi negli anziani - soprattutto quelli che per molto tempo hanno subito l'azione di raggi solari -sono comuni, ma mai degli scienziati hanno potuto confrontarsi con un fenomeno di questa entità. In medicina si parla di cheratosi attinica per definire lo stadio più precoce di un particolare tumore della pelle. Di solito riguarda gli over 40. Talvolta le cellule della cheratosi attinica vanno incontro a una crescita anomala provocando la formazione di un autentico corno cutaneo. Normalmente queste abnormi crescite cellulari si riscontrano, però, nei pressi dell'orecchio. In questo momento i medici stanno pensando se intervenire o meno chirurgicamente per rimuovere il corno a Zhang Ruifang.

lunedì 8 marzo 2010

Una donna su due finge l'orgasmo

Far finta di avere l'orgasmo. Un fenomeno riguardante il 48% delle donne, praticamente una donna su due. Sono i risultati di un sondaggio inglese diffuso oggi dal Daily Mail, coinvolgente 3mila appartenenti al gentil sesso. Il 9% delle intervistate dice, addirittura, di fingere regolarmente. Il 7% delle donne chiude una relazione perché insoddisfatta sessualmente; spesso colpevolizzando il partner, giudicato 'troppo veloce' (11%) o disinteressato ai preliminari (16%). L'orgasmo, comunque, quando è raggiunto senza 'recitare', può in realtà non dipendere affatto dalla bravura del partner, né dalla sintonia sessuale, bensì dall'immaginazione delle donne. Queste ultime, infatti, in un caso su cinque, mentre fanno l'amore, pensano a un'altra persona. Di solito ci si riferisce a un attore famoso o a un amico. Poi però difficilmente si confessa questo 'vizietto' al partner. Troppo imbarazzante. Stime simili sono riscontrabili anche in Italia. Secondo un recente studio diffuso dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) il 30,1% delle donne lamenta problemi legati all'orgasmo, e il 26,9% di lubrificazione. "Purtroppo l'abitudine a fingere un orgasmo è piuttosto diffusa anche nel nostro paese", spiga a Libero Francesca Romana Tiberi, sessuologa della SIAT (Società Italiana Analisi Transazionale). "Ricevo decine di mail di donne che ammettono di fingere un orgasmo, perché incapaci di raggiungerlo". Una ricerca analoga condotta in Usa dice, invece, che è del 43% la percentuale di donne statunitensi che soffrono di anorgasmia. L'orgasmo femminile, in ogni caso, è più difficile da raggiungere rispetto a quello maschile. Il problema è spesso di natura psicologica. Nella donna, infatti, a differenza dell'uomo, la componente emotiva ha maggiore peso. Sensi di colpa, irrequietezza, pensieri negativi, possono precludere il piacere femminile. In certi casi però il problema può anche essere di natura ereditaria. Secondo uno studio inglese l'impossibilità di raggiungere il piacere femminile, dipende nel 45% dei casi dalla genetica. "Nella maggior parte delle situazioni l'impossibilità di raggiungere l'orgasmo dipende in realtà dalla scorsa conoscenza che le donne hanno della propria anatomia", rivela la studiosa romana. "La stragrande maggioranza delle donne, infatti, non conosce il proprio corpo e quindi non sa praticamente come 'guidare' il proprio partner al fine di riuscire a provare piacere in un rapporto".

Robin Hood, l'usuraio dell'ordine dei Templari

Cade il mito di Robin Hood. Stando, infatti, a un libro recentemente pubblicato in Inghilterra, il leggendario fuorilegge non rubava ai ricchi per dare ai meno abbienti, ma solo per sfruttare poveri disgraziati. In pratica i soldi non li regalava, ma li prestava. Un vero usuraio. Inoltre avrebbe fatto parte dei misteriosi Templari, ordine monastico-militare risalente alla prima crociata. John Paul Davis, autore di "Robin Hood: the Unknown Templar", è arrivato a queste conclusioni dopo aver studiato i passaggi di un'antica ballata inglese - "A Gest f Robyn Hode" - stampata fra il 1492 e il 1534, e secondo alcuni studiosi, il risultato di più racconti uniti fra loro, forse di origine celtica. La ballata vede Robin Hood prestare 400 sterline a un cavaliere che ha un grosso debito con un vescovo. Ma con una clausola ben precisa: che poi i soldi gli vengano restituiti fino all'ultimo centesimo, entro un anno. Ai Templari giunge invece riflettendo sul fatto che difficilmente un comune malvivente poteva disporre di somme tanto ingenti: 400 sterline, per l'epoca, era una somma davvero notevole. Con ciò ritiene che alle sue spalle ci dovesse per forza essere un'organizzazione ben definita, in grado di supportarlo. E questa non poteva che essere quella dei Templari. L'idea di John Paul Davis è appoggiata anche dal medievalista canadese John Bellamy, secondo il quale Robin Hood rubava ai ricchi, ma dava "molto poco" ai poveri. Lo studioso avanza, addirittura, l'ipotesi che Robin Hood non fosse altro che un valletto nella corte di Edoardo II, che ogni tanto trascorreva il suo tempo nella foresta di Sherwood con altri banditi. Per lo storico moderno J.W. Walker, invece, non era altro che Robert Hood, il figlio di un guardiaboschi nato a Wakefield, presto identificato col patrono delle feste agricole pagane.

La Terra continua a tremare. Una forte scossa nella notte ha colpito la provincia turca di Elazig

Di nuovo la terra trema. Questa volta non lontano da noi, nel bacino del Mediterraneo, in Turchia. La notizia è stata divulgata poche ore fa dall'emittente privata Ntv. Il terremoto di magnitudo 6 della scala Richter ha segnato pesantemente, nella notte (ore 3.32 in Italia, 4.32 in Turchia), la provincia di Elazig, in particolare i paesi di Okcular, Yukari e Kanatli, provocando una sessantina di vittime e più di 70 feriti. Fortunatamente molte costruzioni - edificate seguendo criteri antisismici - sono resistite alla scossa. L'epicentro del terremoto è stato individuato a 21 chilometri da Elazig (nella foto), a una profondità di 11 chilometri. Anche la Turchia è un luogo fortemente sismico. Il paese è, infatti, attraversato da numerose faglie attive. In particolare la provincia di Elazig si trova sulla cosiddetta faglia anatolica orientale. L'intero territorio è interessato dalla collisione fra la placca Araba e quella Euroasiatica. Questo blocco di faglie è delimitato a nord dalla faglia nord Anatolica (trascorrente destra) e a sud-est dalla faglia est Anatolica (trascorrente sinistra). L'ultima grossa scossa avvenuta in Turchia risale al 1999: il sisma provocò 20milia vittime. Ma gli esperti rimangono, comunque, preoccupati. Ritengono, infatti, che in questi anni si sia accumulata parecchia energia a livello delle faglie turche, che potrebbe essere rilasciata sottoforma di un potente terremoto. Gli scienziati dell'Istituto di ricerche geologiche di Potsdam, in Germania, sono arrivati a queste conclusioni dopo aver simulato al pc quel che sta avvenendo nel cuore della crosta terrestre turca, a una ventina di chilometri a sud di Istanbul.

Il terremoto cileno sposta l'asse terrestre di 8 centimetri

Il forte terremoto che ha colpito il Cile pochi giorni fa ha spostato l'asse terrestre di 8 centimetri e 2,7 millisecondi di arco. È quanto si evince da uno studio condotto dalla Nasa, basato su un modello matematico sviluppato dal ricercatore Richard Gross del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (California). Il terremoto ha sposato masse rocciose verso l'interno della Terra, come è accaduto anche nel corso del terremoto di Sumatra, nel 2004: in questo caso l'evento sismico provocò una diminuzione della durata del giorno di 6,9 microsecondi e uno spostamento dell'asse terrestre di 2,32 millisecondi di arco, pari a circa 7 centimetri. Con questo cambiamento dell'inclinazione terrestre, oggi il nostro pianeta gira un po’ più velocemente e le giornate si sono accorciate di 1,26 milionesimi di secondo. Certo, sono dati per noi impercettibili, che non hanno alcuna ripercussione sull'ambiente e sulla vita degli animali, ma che da un punto di vista astronomico hanno un grande valore. La conferma dello spostamento dell'asse terrestre arriva anche dagli scienziati italiani, che sostengono addirittura un movimento di 12 centimetri: sono comunque stime che dovranno essere ancora confermate. Intanto il numero delle vittime continua ad aumentare. "Ci avviciniamo agli 800 morti", ha recentemente rivelato il presidente del Cile. La gran parte delle vittime, ben 586, ha perso la vita nella zona costiera di Maule, a 400 chilometri a sud-ovest di Santiago.

domenica 7 marzo 2010

Destiny 2013: per scoprire tutti i misteri dell'energia oscura

L’appuntamento è per il 2013. Questa la data del via alla missione della NASA Destiny (Dark Energy Space Telescope). Gli studiosi americani invieranno nello spazio un nuovo telescopio che servirà a fare definitivamente luce sul mistero dell'energia oscura. Due le fasi della missione. La prima della durata di due anni servirà agli astronomi per scrutare l’attività di 3mila supernove: esplosioni stellari catastrofiche tali da liberare una quantità d’energia da rendere una supernova più brillante di un’intera galassia (costituita in media da 100miliardi di stelle). La seconda fase avrà come obiettivo quello di indagare le radiazioni della lunghezza d’onda vicine all’infrarosso, per comprendere come è avvenuta in larga scala la distribuzione della materia nell’universo a partire dal Big-Bang. Secondo gli scienziati alla fine della missione sarà quindi possibile ricavare esaustive spiegazioni sulla realtà della fantomatica energia oscura, che costituirebbe addirittura il 70% dell’universo. Il lavoro di preparazione è stato affibbiato a un team di ricercatori coordinati dall’Osservatorio Ottico Astronomico Nazionale (NOAO) e dal centro Goddard della NASA. Il nuovo telescopio potrà, in particolare, contare sulla cosiddetta tecnologia “grism”, già testata per il telescopio Hubble: la sua azione consta di un prisma sottile su cui è inciso o incollato un reticolo di diffrazione che aiuta ad ottenere le immagini e gli spettri delle supernove. La scoperta di una misteriosa forza chiamata 'energia oscura' era stata annunciata nel 1998 da due gruppi di astronomi che stavano studiando delle lontane supernove allo scopo di misurare come il tasso di espansione dell’universo sia cambiato col tempo. L’energia oscura corrisponde a un’ipotetica forma di energia che si trova in tutto lo spazio ed ha una forte pressione negativa: stando alla teoria della relatività l’effetto di una tale pressione negativa è simile, qualitativamente, a una forza antigravitazionale su larga scala. Due forme proposte di energia oscura sono la “costante cosmologica”, una densità d’energia costante che riempie omogeneamente lo spazio, e la “quintessenza”, un campo dinamico la cui densità d’energia varia nello spazio e nel tempo. Pertanto la loro conferma potrebbe arrivare proprio dalla missione Destiny.

sabato 6 marzo 2010

L'uomo di Vagnari: la storia del primo incontro fra cinesi e romani

Suona strano pensare che centinaia di anni fa genti provenienti da mondi tanto lontani potessero venire in contatto fra loro. E invece un ritrovamento avvenuto in Puglia prova che anche nell'antichità i rapporti fra abitanti di paesi stranieri erano più vivi che mai. I resti di un orientale, risalenti al 200 d.C., sono stati, infatti, trovati in una necropoli di Vagnari, un centro a dodici chilometri da Gravina, nel barese. Le analisi del Dna mitocondriale e della distribuzione dei diversi isotopi dell'ossigeno, effettuati da scienziati canadesi della McMaster University, parlano di uno scheletro appartenuto a un uomo di origine cinese o mongola. Non era, però, una persona importante, ma un comune lavoratore, forse addirittura uno schiavo: nella sua tomba è stata rinvenuta una pentola, per assicurargli il viaggio nell'aldilà, ma null'altro che possa far pensare a una personalità di un certo rango. Su questo aspetto gli scienziati si soffermano, dicendo che i lunghi spostamenti erano una prerogativa degli uomini importanti, ambasciatori o dignitari, ma non delle persone comuni. Il ritrovamento dell'uomo di Vagnari prova, dunque, che le relazioni fra occidente e oriente cominciarono molto prima di quanto si sospettasse. Raoul McLaughlin, della Queen's University, dice che questa è una delle poche prove a favore delle antiche relazioni fra romani e cinesi. E ipotizza l'origine dell'uomo di Vagnari. Forse era figlio di una concubina offerta alla corte romana da qualche re asiatico o un rappresentante dei Seri, etnia che lasciò per breve tempo la Cina per far visita all'imperatore Augusto. La ricerca pubblicata sul 'Journal of Roman Archeology' rivela che il 20% degli scheletri rinvenuti nelle tombe di Vagnari era straniero. La necropoli di Vagnari è stata scoperta nel 2002, e finora ha dato alla luce i resti di 70 persone vissute 2mila anni fa.

Fra 5 anni il primo telefono 'senza audio'

Un telefono di nuovissima generazione in grado di 'comunicare' senza audio è stato messo a punto da un team di ricercatori tedeschi dell'Istituto di Tecnologia di Karlsruhe. Si basa sul principio dell'elettromiografia, mediante il quale il movimento muscolare delle labbra, tramite un apposito software, viene convertito in impulsi elettrici. In seguito il programma ritrasforma l'impulso elettrico in parole udibili solo dalla persona che sta dall'altra parte del cavo. In pratica, chi impugna il telefono non fa altro che muovere le labbra, senza emettere suoni; mentre il telefono fa il resto, facendo giungere il messaggio all'interlocutore, come se stesse ascoltando una persona che parla normalmente. Secondo gli esperti il sistema è molto preciso e il margine di errore è di uno su cento. Significa che solo una parola su cento rischia di non arrivare chiara al destinatario della conversazione. Il prototipo è stato presentato nel corso della fiera dell'elettronica CeBIT che si chiude oggi ad Hannover. Grazie a questo nuovo sistema ingegneristico si potrà parlare al telefono anche in luoghi dove è assolutamente necessario non fare rumore, come per esempio al cinema o al ristorante. Persone colpite da gravi patologie o vittime di incidenti tali da compromettere l'uso vocale, potrebbero comunque chiamare soccorso. Ma il suo scopo principale sarà quello di consentire la trasmissione di dati sensibili come numeri di password o pin. La sua diffusione su larga scala è prevista fra 5-10 anni.

MALATI DI PRECARIATO

Comincia a farsi sentire con disturbi aspecifici come mal di testa, tensione, difficoltà a dormire. Poi subentrano i cambiamenti caratteriali: i colleghi vengono visti come traditori, e i capi come arpie cui non si può assolutamente dire no. Infine si finisce per ammalarsi veramente e dover ricorrere a cure mediche. Stiamo parlando di una nuova patologia sempre più diffusa: la cosiddetta sindrome del precario. Riguarda migliaia di persone, a Milano e in Italia. Si vive col timore di perdere il lavoro da un momento all'altro e la situazione si ripercuote malamente sulla fera psichica. Secondo i ricercatori di Eurodap, Associazione europea disturbi attacchi di panico, solo nel capoluogo lombardo sono a rischio almeno 40mila persone. A questi risultati si è giunti tramite una serie di test che hanno coinvolto 300 soggetti: il 70% degli individui intervistati di età compresa fra i 25 e i 55 anni ritiene il lavoro la principale fonte di stress; il 60% teme i colleghi, il 40% il principale. "La sindrome sta coinvolgendo moltissime persone", spiegano i ricercatori, e non sempre viene identificata. Inizia come una generica sensazione di inadeguatezza, poi sfocia nella patologia vera e propria. "Secondo i dati forniti dall'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) il mal d'ufficio colpisce 10milioni di persone in Italia con costi sociali altissimi". Ora, però, per venire incontro ai tanti malati di sindrome del precario, Eurodap propone l'"Instant Tehrapy". Lo scopo è quello di migliorare le condizioni dei lavoratori in difficoltà, tramite incontri privati tarati apposta per questo tipo di problematiche.

venerdì 5 marzo 2010

Mini preservativi per dodicenni in arrivo dalla Svizzera

Le gravidanze indesiderate riguardano sempre più spesso giovanissimi. Per questo motivo il mercato svizzero ha da poco commercializzato un preservativo speciale pensato apposta per ragazzini fra i 12 e i 14 anni. Si tratta di un mini-preservativo, battezzato Ceylor Hotshot. Secondo gli esperti dell'organizzazione Aiuto Aids Svizzero, questo prodotto s'è reso indispensabile, anche perché l'età del primo rapporto si è fortemente abbassata, di pari passo con la difficoltà per i più giovani di recuperare prodotti per vivere adeguatamente la propria sessualità. "Il preservativo è un mezzo di prevenzione semplice ed economico", spiegano gli esperti della società svizzera, "ma solo se la misura è giusta i ragazzi sono veramente protetti". La prima fase di distribuzione del mini preservativo è già partita: in programma il lancio di 55mila confezioni, equamente distribuite fra farmacie, drogherie e grandi magazzini. In realtà non è questa la prima volta che un'azienda pensa a un anticoncezionale specifico per i più giovani. A metà anni Novanta affrontò il problema anche una fabbrica di preservativi di San Paolo, in Brasile, dove circa un quinto degli oltre 50mila casi di Aids diagnosticati, riguarda under 20. L'impresa brasiliana propose dei preservativi destinati ai ragazzi fra i 13 ei 17 anni, lunghi 16 centimetri; tenuto conto del fatto che, mediamente, il diametro del pene negli adolescenti è inferiore del 10% rispetto a quello di un adulto e la sua lunghezza è minore di due, tre centimetri.

Il bello delle donne... che piace alle donne

Narcisiste? Forse. In ogni caso le donne italiane si piacciono. Stando, infatti, alle conclusioni di uno studio effettuato su un campione di donne italiano (reclutato fra Milano e Roma) dall'International Society of Gynecological Endocrinology, in media 7 donne su 10 sono soddisfatte del proprio aspetto. Seno e labbra sono i punti anatomici più apprezzati. Fondoschiena e gambe, invece, quelli meno graditi. Dalla ricerca emergono altri dati interessanti. Per esempio si è visto che la passione sessuale è importante nelle donne italiane, tuttavia è spesso compromessa da cefalea (57%), flussi abbondanti (45%), dolori mestruali (41%). "I disturbi legati alle variazioni dei livelli ormonali nocciono alla qualità della vita", spiegano i ricercatori, "creando problemi nei rapporti sociali, alterando l'umore e provocando problemi fisici". Per quanto riguarda invece la sfera psichica s'è visto che le donne, del proprio carattere, apprezzano soprattutto il senso materno (82%), la sensibilità (61%), la dolcezza (54%).

giovedì 4 marzo 2010

Jimi Hendrix, svelato il mistero della sua genialità

Jimi Hendrix usava con la stessa disinvoltura la mano destra e la sinistra. E proprio questa capacità sarebbe stata alla base del suo genio musicale. È ciò che emerge da uno studio condotto da Stephen Christman dell'Università di Toledo, in Ohio (Usa). L'esperto dice che Hendrix suonava la chitarra al contrario, come fanno tutti i mancini, ma - a parte pettinarsi e fumare - compiva tutte le altre azioni con la mano destra. "Per esempio mangiava e impugnava il telefono come fanno abitualmente i destrorsi", racconta Christman. Era un classico ambidestro, un "mixed-right-hand", precisa l'autore americano. Lo scienziato statunitense spiega che la creatività risulta essere particolarmente spiccata nelle persone che usano disinvoltamente entrambi gli arti. Inoltre questi individui sono caratterizzati spesso da temperamenti mistici, estroversi e pragmatici, proprio come Hendrix. L'abilità con la sinistra consentiva al musicista di Seattle di pizzicare agilmente le corde e regolare al meglio i suoni del pickup; con la destra invece teneva bene schiacciate le corde e 'inventava' accordi su accordi con una classe e un'agilità ineguagliabili. In pratica Hendrix era in grado di integrare con grande efficacia le funzioni caratteristiche dell'emisfero destro con quelle dell'emisfero sinistro: il primo è legato alle capacità matematiche e alla melodia, il secondo alle abilità linguistiche e al ritmo. In parte le caratteristiche hendrixiane sono riscontrabili in molti altri chitarristi mancini di talento, da Mark Knopfler, ex leader dei Dire Straits, a Paul MacCartney, storico leader dei Beatles (che in realtà nasce bassista). "I grandi chitarristi sono quasi tutti ambidestri", concludono gli studiosi, "a differenza dei grandi pianisti che per esprimersi al meglio devono mantenere ben separate le attività dei due emisferi".

mercoledì 3 marzo 2010

Bere non aiuta a soffocare i dispiaceri

Bere per dimenticare. Un detto antichissimo che, però, non avrebbe alcun fondamento scientifico. Stando, infatti, alle conclusioni di un team di ricercatori inglesi, bere non aiuta a dimenticare, anzi, rende il dolore di un dispiacere ancora più pesante da sopportare. Per arrivare a questi risultati gli scienziati anglosassoni hanno coinvolto una cinquantina di persone: a ogni partecipante ai test è stato chiesto di assumere alcolici in diversa quantità, soffermandosi su immagini virtuali facilmente memorizzabili. Dagli esperimenti è emerso che la memoria viene cancellata solo quando si bevono 6-7 drink. Quando, invece, ci si ferma a 3-4 bicchieri (cosa che fa la maggior parte delle persone che intende affogare i dispiaceri nell'alcol) la memoria viene solo 'ingannata', eliminando il contesto del 'dispiacere', ma lasciando vivo il trauma subito, che successivamente si ripercuote a livello psichico con maggiore intensità, sottoforma di flashback. Con ciò i ricercatori affermano che bere costantemente per 'dimenticare' non serve a nulla. "In pratica, bevendo", dicono gli esperti, "il ricordo viene trasformato, ma non eliminato. Si vivono numerosi flashback scordandosi, però, dei 'contorni' della vicenda, che spesso aiutano a rendere più accettabile il dramma". Gli scienziati dell'University College di Londra si riferiscono alla cosiddetta 'memoria contestuale', quella che tiene conto di un evento a 360 gradi e non solo di episodi clou. Da questa ricerca si potrebbero ricavare nuove strategie terapeutiche per la lotta all'alcolismo. Secondo l'OMS bevono un po’ troppo 9milioni di italiani e il fenomeno riguarderebbe sempre più spesso i giovanissimi.

martedì 2 marzo 2010

In arrivo il riso che non si cuoce

Un riso pronto da servire in tavola senza cottura. È stato ottenuto da un team di ricercatori indiano del Rise Research Institute (CRRI). La nuova varietà consente di fare a meno del combustibile per i fornelli, e di salvaguardare, quindi, l'ambiente. "In India si utilizza moltissimo carbone per cuocere il cibo", dicono gli scienziati del CRRI, "e di conseguenza le emissioni di gas serra sono molto elevate". Ottenuto tramite ibridazione (e non manipolazione genetica), il nuovo riso presenta una percentuale molto bassa di amilosio, zucchero polisaccaride che conferisce durezza ai grani di riso. La nuova varietà battezzata Aghonibora è dunque caratterizzata da grani morbidi, che possono essere mangiati dopo averli semplicemente immersi per 40 minuti in una pentola d'acqua. Se l'acqua è tiepida la procedura può durare anche solo 15 minuti. Gli esperti hanno ottenuto il nuovo riso dopo una serie di test avvenuti a partire dal 2008, presso le piantagioni di Orissa, stato dell'India orientale caratterizzato da un clima peculiare: "A Orissa questo tipo di riso cresce egregiamente", spiegano i tecnici del CRRI, "tutto merito di gradienti di temperatura e umidità ottimali". Il nuovo riso è contraddistinto da semi giallognoli di lunghezza simile a quelli delle altre varietà e da percentuali proteiche elevate. Ottima anche la resa agricola: 4,5 tonnellate di riso per ettaro, contro le 2,2 tonnellate di riso delle varietà tradizionali. Ora lo scopo degli scienziati è quello di creare una sottovarietà in grado di maturare in 120 giorni, contro i 145 attualmente necessari e di diffondere Aghonibora anche in altri distretti territoriali. Ma c'è chi si oppone al nuovo riso, giudicandolo 'artificiale' e quindi poco salutare. Un rappresentate di un noto marchio di riso statunitense, in particolare, afferma che alla nuova varietà manca "gusto e aroma".
Il video di AP: