sabato 17 ottobre 2009
La genetica fa luce sull'olocausto
Due gli scopi dell’iniziativa: consentire il ricongiungimento di parenti e famiglie dispersi nel corso della seconda guerra mondiale e aiutare la ricerca a risolvere le malattie genetiche. Il riferimento è al cosiddetto progetto Dna Shoah, proposto dagli studiosi dell’Università dell’Arizona. Gli scienziati intendono assegnare un nome alle vittime dell’olocausto e ricostruire, quindi, i legami di parentela tra i sopravvissuti grazie alle moderne tecniche di analisi del Dna: sono migliaia e migliaia, infatti, i bambini rimasti orfani nel corso dello sterminio messo in atto da Hitler, e molti di loro (e dei loro discendenti) potrebbero essere parenti senza saperlo. La stessa tecnica è stata utilizzata anche dai medici forensi per risalire all’identità delle vittime dell’11 settembre, dopo l’attacco al World Trade Center, e dello tsunami che ha colpito l’Indonesia nel 2004. Coinvolto nello studio uno tra i massimi esperti di genetica delle popolazioni, Michael Hammer; al suo fianco Syd Mandelbaum, figlio di uno dei sopravvissuti e da anni impegnato nella ricostruzione della documentazione relativa alla storia (e alle storie) dell’olocausto. Il numero delle vittime che intendono analizzare i due studiosi è confermato dalla vasta documentazione lasciata dai nazisti stessi (scritta e fotografica), dalle testimonianze dirette (di vittime, carnefici e spettatori) e dalle registrazioni statistiche delle varie nazioni occupate. Secondo gli scienziati oltre 6 milioni di ebrei non sono finiti nei forni crematori ma sono stati sepolti, e i loro resti di giorno in giorno rivedono la luce un po’ in tutta Europa, in particolare in Germania. Molti vengono scoperti nei pressi dei principali campi di concentramento, strutture create a partire dal 1933 per imprigionare gli oppositori politici. Dopo la “Notte dei lunghi coltelli” la direzione dei campi passò alle S.S. Il corpo nazista estese l’utilizzo dei campi per “immagazzinare” altri tipi di indesiderabili, tra i quali appunto centinaia di migliaia di ebrei. Dachau, Buchenwald, Sachsenhausen furono alcuni tra i primi campi di concentramento costruiti rispettivamente vicino a Monaco, Weimar e Berlino. Con gli ebrei nei lager nazisti sono finiti anche zingari, polacchi, slavi, dissidenti politici, e sacerdoti.
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