venerdì 2 ottobre 2009
Spiagge a rischio, in Italia e in Europa
Uno studio effettuato dagli esperti della Commissione Europea mette in allarme il Vecchio continente: ogni anno – a causa dell’erosione naturale e delle attività umane – le coste europee perdono dai 50 centimetri ai due metri di spiaggia. Non tutti i Paesi risultano compromessi allo stesso modo. L’Italia, però, è uno fra i più sensibili al problema. Qui l’erosione delle coste – dal 1975 al 1990 - ha infatti interessato pesantemente il 25% delle spiagge, contro il 12% della media europea. Le zone più soggette al fenomeno dell'erosione rispondono ai nomi di baia dei giardini di Naxos (Sicilia), litorale di Goro (Ferrara), delta del Po, Marina di Massa e i litorali di Cirgaccio e Ciracciello (Isola di Procida in Sardegna). Gli scienziati hanno passato al setaccio 130mila chilometri di coste. In Polonia il 55% dei litorali è soggetto a erosione. Percentuali simili si ritrovano anche in Grecia, Portogallo, Cipro. Migliore, invece, la situazione geologica delle coste francesi e belga. La nazione a risentire meno del problema è la Finlandia, dove appena lo 0,04% dei litoriali è devastato dall’innalzamento del livello marino e dall’urbanizzazione. Preoccupazione anche per i cosiddetti siti protetti. Oasi naturali dove la perdita delle spiagge è doppiamente grave poiché coinvolge anche specie animali e vegetali in via di estinzione. Il 36% delle coste europee (47.500 kmq su 132.300 kmq di una superficie misurata su una banda di 500 metri dal litorale) è rappresentato da siti naturali di valore ecologico inestimabile. E il futuro è tutt’altro che roseo. Il livello medio dei mari negli ultimi 6mila anni è stato caratterizzato da un continuo, lento aumento. Negli ultimi 20 anni il fenomeno appare accelerato. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) stima per il 2100 un aumento medio compreso tra gli 0,3m e i 0,45m a seconda dello scenario adottato (a seconda, quindi, dell’evoluzione delle emissioni di anidride carbonica, dei gas di effetto serra e delle politiche demografiche ed energetiche considerate). Anche minime variazioni del livello marino avrebbero ripercussioni enormi sulla salute delle nostre coste.
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