lunedì 24 agosto 2009

Trapianti più efficaci con l'impiego di cellule staminali

Il futuro dei trapianti potrebbe vedere l’impiego di cellule staminali provenienti dal donatore per evitare il rigetto e non dover essere sottoposti alla cura con immunosoppressori. Da Miami i primi test positivi su pazienti cui è stato trapiantato il fegato o il pancreas. Nel primo caso il riferimento è a 20 persone che, operate anni fa, oggi continuano a non prendere alcuna medicina. Nel secondo a due pazienti colpiti da diabete che, rispettivamente da tre e da nove mesi, fanno a meno dei farmaci. A condurre gli esperimenti c’è un italiano che lavora presso il dipartimento di trapianto cellulare e di diabetologia all’Università di Miami, Camillo Ricordi. “Dati sperimentali indicano che in seguito a trapianto di midollo osseo, se si riesce ad ottenere uno stato di chimerismo (coesistenza di cellule immunitarie del donatore con quelle del ricevente) si può rieducare il sistema immunitario del ricevente ad accettare organi o tessuti trapiantati dallo stesso donatore senza bisogno di assumere farmaci antirigetto – commenta Ricordi. Ora lo studioso è concentrato soprattutto sui malati di diabete che per vivere devono giornalmente fare affidamento sulle iniezioni di insulina. Il doppio trapianto di cellule Beta (che producono insulina nel pancreas) e di staminali del midollo CD34+ (che discernano fra gli “amici” e i “nemici” dell’organismo) offrirebbero la duplice opportunità di vivere con un organo nuovo e di non dover ricorre né alle iniezioni di insulina, né alla terapia antirigetto: le cellule Beta trapiantate da sole possono innescare una reazione di difesa (rigetto) ed essere distrutte, ma insieme alle CD34+ vengono memorizzate come parti integranti dell’organismo e non attaccate. Conclude Ricordi dicendo che “se le staminali si dimostreranno in grado di impedire categoricamente il rigetto, in futuro molti diabetici potrebbero pensare di sottoporsi al trapianto”. In questo momento l’idea di passare dalle iniezioni quotidiane, alla terapia immunosoprressiva quotidiana scoraggia molti malati.

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