sabato 16 ottobre 2010

I segreti della dendrocronologia

Studio dendrocronologico
Intervista a Maria Ivana Pezzo del Laboratorio di dendrocronologia del Museo Civico di Rovereto

La dendrocronologia è una scienza recente che studia gli anelli degli alberi, il cui accrescimento è condizionato da molti fattori fra cui il clima. A quando risalgono le prime applicazioni?
Sin dall'antichità si trovano riferimenti agli accrescimenti delle piante influenzati dal clima e dalle stagioni. Teofrasto (autore del IV secolo a.C.) fa riferimento, per esempio, alla crescita anulare dell'olivo. Solo con Leonardo da Vinci (1452-1519), però, si arriva a parlare chiaramente di accrescimenti anulari annuali. La dendrocronologia come scienza vera e propria nasce, invece, con gli studi dell'astronomo americano Andrew Ellicott Douglass (1867-1962). Grazie alle sue osservazioni si arriva a sviluppare un metodo di datazione che - a partire dal 1929 - permette di conferire un'età alle travi preistoriche di costruzioni indo-americane nel New Mexico (USA). Il primo laboratorio europeo di ricerche dendrocronologiche nasce a Monaco di Baviera alla fine degli anni Trenta.
Quando e perché si preferisce la dendrocronologia ad altri metodi di datazione?
La dendrocronologia è il sistema di datazione più preciso in assoluto, applicabile però solamente a materiale ligneo. In condizioni ottimali, quando sono presenti sia il midollo che l'ultimo anello, l'analisi dendrocronologica è in grado di determinare l'anno di nascita e l'ultimo di accrescimento della pianta (che è quello che interessa agli archeologi per la datazione) da cui si è ricavato il legno utilizzato per il manufatto. La precisione è talmente elevata che è anche possibile arrivare a determinare la stagione di taglio dell'albero.
Cosa sono le “curve dendrocronologiche”?
Rappresentano lo strumento fondamentale per poter datare correttamente un reperto. Si parte misurando l'ampiezza degli anelli di vari campioni prelevati da alberi viventi di una certa longevità; da qui si ricava la cosiddetta “curva dendrocronologica”. In seguito, la sovrapposizione di più curve dendrocronologiche, consente l'ottenimento di una cronologia continua detta master chronology (o cronologia standard). Una curva dendrocronologica di 1000 o 1500 anni riguardante una regione può richiedere un lavoro di ricerca di diversi anni ed è legata alla reperibilità di un numero sufficiente di tronchi o di travi che, dall'epoca presente, risalga a periodi sempre più antichi. Datare un campione ligneo significa confrontare la sua sequenza anulare con un'appropriata cronologia di riferimento.
Fino a che età si può arrivare? S'è sentito parlare di querce di 10mila anni...
Nel corso di vari decenni si sono costruite curve dendrocronologiche che, per quanto riguarda l'area europea, raggiungono considerevoli estensioni. Una curva per la quercia in grado di coprire un arco temporale di 11mila anni è stata fatta per la Germania occidentale e un'altra, sempre per la quercia, di quasi 9mila anni per l'Irlanda. Altre curve plurisecolari esistono per l'Europa per le seguenti specie arboree: abete bianco, abete rosso, larice, pino cembro e faggio.
Oltre alla stima delle età, a cosa può servire la dendrocronologia?
La pianta si comporta come una “scatola nera” che registra le condizioni esterne e ci permette di ricostruire eventi accaduti anche in tempi molto remoti e di cui si è persa la memoria. Per tale motivo la dendrocronologia non si limita alla sola datazione in ambito archeologico, in architettura e per i beni artistici, ma viene utilizzata anche nelle indagini climatiche per mezzo della dendroclimatologia che studia l'influenza sull'accrescimento della pianta di vento, pioggia, siccità, temperatura, grandine, gelate, nevicate. È utile inoltre nell'indagine di eventi traumatici quali gli incendi, l'attività vulcanica, i terremoti, le alluvioni, le frane, le valanghe, le malattie dovute al parassitismo di insetti, funghi o altre piante. Di grande attualità è lo studio dell'impatto sull'ambiente dovuto alle attività umane. L'insieme di tali ambiti è chiamato dendroecologia.
La tecnica può anche aiutare a capire come si sono modificate nel tempo le distese glaciali?
Una branca della dendrocronologia è la dendroglaciologia che si occupa dello studio dei movimenti dei ghiacciai a partire dall'analisi degli accrescimenti delle piante. Quando un ghiacciaio avanza può seppellire e uccidere le piante che incontra oppure, se le tocca in modo non letale, ne modifica lo sviluppo del legno; gli alberi perciò “registrano” l'anno in cui è avvenuto il contatto coi ghiacci. Anche il ritiro della lingua glaciale, così come il limite massimo di avanzamento della stessa, possono essere “memorizzati” dagli anelli di accrescimento delle piante e, in collaborazione con le altre discipline dendroecologiche, ci possono fornire una mappa spaziale e temporale precisa dell'andamento climatico e dei sui effetti sull'ambiente in prossimità delle nevi perenni.
In che modo è possibile stimare l'andamento climatico, in base allo studio degli anelli degli alberi?
Nelle regioni a clima fresco e temperato gli alberi producono un anello di legno nuovo ogni anno e la crescita arborea è più rapida in primavera che in estate o in autunno e cessa durante l'inverno. A una primavera/estate umida corrisponde un anello particolarmente ampio e a un periodo vegetativo segnato da un clima secco corrisponde un anello stretto. Confrontando le serie degli anelli di alberi cresciuti in epoche differenti è possibile ricostruire l'andamento del clima su intervalli di tempo molto superiori alla vita del singolo albero. Il confronto tra i dati dendrocronologici ricavati da diversi siti ha permesso agli studiosi di conoscere l'andamento climatico su vaste regioni terrestri per tutto il periodo che va dal termine dell'ultima glaciazione (circa 10mila anni fa) a oggi.
Come la dendrocronologia permette di correggere gli errori legati alle misurazioni effettuate col metodo del Carbonio 14?
Il metodo del Carbonio 14 in origine si basava sull'assunto che la concentrazione in atmosfera di questo isotopo fosse rimasta la stessa nel corso del tempo. In realtà si scoprì già negli anni Sessanta che ciò non era vero e che la quantità di carbonio radioattivo varia in relazione all'influenza di vari fenomeni, di cui i più importanti sono l'attività solare, quella vulcanica e la forza geomagnetica, portando a datazioni errate a volte molto lontane dalla realtà. Grazie alla dendrocronologia è stato dunque possibile calibrare, ossia correggere, le imprecisioni delle datazioni al radiocarbonio, poiché ogni anello di un albero conserva traccia del tenore di C14 presente nell'atmosfera nell'anno in cui si è formato.
Nel caso del vascello di Ground Zero, quando sarà possibile risalire all'età esatta del reperto?
Il vascello potrà essere datato solo dopo un'accurata raccolta di campioni del legno dello scafo che saranno sottoposti all'analisi dendrocronologica. I tempi potrebbero essere relativamente brevi ma dipendono dalle priorità di chi farà lo studio. Per creare delle sequenze cronologiche attendibili è necessario esaminare e confrontare molti campioni. Se saranno misurati legni caratterizzati dall'ultimo anello di accrescimento della pianta, allora sarà possibile arrivare a una datazione estremamente precisa degli anni in cui gli alberi vennero abbattuti per la costruzione dell'imbarcazione.
Si sono avuti anche in Italia ritrovamenti analoghi, su cui poi s'è potuto far luce con la dendrocronologia?
Anche in Italia si sono avuti ritrovamenti importanti paragonabili a quello di New York, uno su tutti il ritrovamento nel 1980 di una nave d'epoca romana di 21 metri, la Fortuna Maris, rinvenuta nei pressi di Comacchio (FE), risalente alla seconda metà del I secolo a.C.

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