Con
il termine estinzione di massa si intende la scomparsa in un breve periodo di
tempo di un numero eccezionale di specie animali e vegetali. Studiando la
storia geologica e biologica della Terra sappiamo che dalla nascita del primo
organismo vivente si sono avute complessivamente cinque estinzioni di massa,
dette famigliarmente dai ricercatori "big five". L'ultima è quella
che quasi tutti noi conosciamo e si riferisce alla fine del Cretaceo, con la
sparizione repentina del 76% delle specie viventi, fra cui i famosi dinosauri.
Avvenne circa 64 milioni di anni fa. Alla luce di ciò preoccupa notevolmente
uno studio pubblicato di recente su Nature che indica la possibilità di una
sesta estinzione di massa entro il 2200. La causa? L'uomo. Sotto accusa c'è
infatti l'uso indiscriminato del territorio, l'inquinamento, la pesca
selvaggia, il cambiamento climatico dovuto alla presenza eccessiva di gas serra
nell'atmosfera, frutto di operazioni industriali sconsiderate. Nature non parla
a caso e fornisce dati concreti. L'attività antropica incide sulla biodiversità
con un impatto mille volte superiore a quello riconducibile alle grandi estinzioni
di massa. In grave pericolo gli anfibi, destinati a sparire in gran numero
entro il 2200: del 41% rimarrà solo un ricordo. Il 25% dei mammiferi e il 13%
degli uccelli potrebbero seguire la stessa sorte. Attualmente si stimano quasi
2mila specie di anfibi sull'orlo dell'estinzione, 993 insetti, 1.199 mammiferi,
1.373 uccelli. Per alcune specie può essere questione di anni, per non dire
mesi. Esempi eclatanti si riferiscono al leopardo dell'Amur, detto anche
leopardo della Manciuria. Abita le regioni nord orientali della Cina e alcune
aree della penisola coreana. E' fra i mammiferi più a rischio, essendone
rimasti solo trentaquattro esemplari allo stato selvatico. L'axolotl, detta
anche salamandra messicana, è in pericolo dal 1800, da quando l'uomo ha iniziato
pesantemente a usurpare il suo habitat. E' molto interessante dal punto di
vista biologico, perché compie l'intero ciclo vitale allo stadio larvale. A
febbraio di quest'anno la National Autonomous University ha lanciato l'allarme,
sostenendo che l'animale è sparito quasi ovunque. Discorso simile per il lupo
rosso, fra i pochi mammiferi sopravissuti alla glaciazione wurmiana: allo stato
brado resistono solo cento esemplari reintrodotti in America negli anni
Ottanta, quando il canide era stato definito ufficialmente estinto. Per quanto
riguarda l'Italia si teme il destino di animali come la lontra, già sparita
dalle regioni centrali del Belpaese e il capovaccaio, piccolo avvoltoio
dell'Europa meridionale, ridotto sul nostro territorio a una decina di coppie. E
si potrebbe andare avanti all'infinito. Nature punta dunque il dito sulla
nostra specie che per i propri interessi "violenta" ampie aree
naturali appannaggio di specie in condizioni già critiche: «La biodiversità a
livello globale sta drasticamente peggiorando», racconta Derek Tittensor,
ecologista marino del United Nations Enviroment Programme World Conservation
Monitoring Centre di Cambridge. Soluzioni? Avanti di questo passo non ce ne
sono. E' infatti necessaria una forte presa di posizioni da parte di enti
governativi, sociali e ambientali, che si prodighino concretamente per la
salvaguardia delle specie a rischio. Le politiche di conservazione potrebbero
arginare i rischi, ma non risolverli del tutto. C'è altresì la possibilità che
l'uomo abbia raggiunto una sorta di punto di non ritorno, tale per cui si può
migliorare qualcosa, ma non risolvere completamente i tanti problemi legati
all'ambiente e a quella che si prospetta, appunto, la sesta estinzione di
massa. Attualmente il tasso annuale di estinzione delle specie viventi è
compreso fra lo 0,01% e lo 0,7% . Un numero, purtroppo, ancora troppo alto. Che
desta ancora più preoccupazione se si pensa che negli ultimi 35 anni la
popolazione mondiale è raddoppiata. A discapito di molte specie di invertebrati
(farfalle, ragni, vermi), calati complessivamente del 45% e vertebrati che, dal
1500 a oggi, sono rappresentati da 320 specie in meno.
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