Non è più bello,
né più grande di molti altri dinosauri. E' solo più famoso, ma proprio per
questo motivo continua a essere vivo nell'immaginario collettivo di grandi e
piccini; anche grazie a film di successo come Jurassic Park. E a chiunque si
chieda un parere sul mondo del Cretaceo o giù di lì, la risposta è quasi sempre
la stessa: Tirannosauro rex. Ecco perché ha fatto scalpore la notizia della
scoperta, pochi giorni fa, di un teschio di Tirannosauro integra: un
ritrovamento che permetterà agli scienziati di fare luce sulle caratteristiche anatomiche
dell'animale e del suo ruolo ecologico. «E ci consentirà di studiarne l'alimentazione,
strettamente legata al contesto ambientale», precisa Jack Hormer, a capo degli
scavi in corso in questo angolo statunitense. Il T rex era probabilmente al
vertice della catena alimentare, nutrendosi di animali erbivori come gli
adrosauri o i triceratopi; benché ci siano studi che lo riconducono alla
necrofagia, basata sul consumo di carcasse.
La scoperta è
avvenuta in Usa, nella cosiddetta Formazione Hell Creek, un'area geologica che attraversa
Montana, Wyoming e Dakota, particolarmente ricca di fossili; colonizzata in
tempi protostorici da tribù come i Blackfoot e gli Shoshone. All'epoca era una gigantesca
isola chiamata Laramidia, che divideva in due parti l'attuale continente
nordamericano. Le prime analisi condotte dagli scienziati del Burke Museum di
Seattle, parlano di un animale vissuto 66 milioni di anni fa; un'età critica.
Siamo alla fine del Cretaceo superiore, nel Maastrichtiano, per la precisione;
alla fine di questo "piano" cronostratigrafico ha luogo una delle più
grandi catastrofi della storia terrestre: l'estinzione del Cretaceo-Terziario,
con la scomparsa - si presume a causa di un meteorite precipitato nello
Yucatan, in Messico - del 70% delle specie viventi. Il teschio dell'animale
misura un metro e venti di lunghezza, a fronte dei 4-5 metri di altezza e 12-13
metri di lunghezza dello scheletro completo. Rispecchia il T rex tipico, anche
se, l'esemplare ritrovato, testimonia un individuo che ha vissuto meno degli
anni raggiunti in media dai suoi simili, trenta anni; si tratta, infatti, di un
adulto che al momento della morte aveva circa quindici anni.
E sono quindici
anche i teschi di T rex ritrovati fino a oggi in buone condizioni; cinquanta i
resti fossili complessivi, in alcuni casi addirittura contrassegnati dalla
presenza di tessuti molli e proteine, che potrebbero dare importanti
informazioni sul dna della specie. E' il caso del rinvenimento, nel 2005,
ancora nel Montana, di un T rex a opera di Mary Schweitzer, una paleontologa
del Museo di Scienze Naturali del North Carolina. La comunità scientifica sbigottì,
poiché le parti molli sono le prime a essere degradate dai batteri; e pare
impossibile che possano resistere per milioni di anni. Sull'argomento non c'è
ancora una risposta convincente, ma si pensa che in casi rari si possa
innescare un particolare processo chimico, mediato da particelle ferrose che
avrebbero il potere di impedire la decomposizione di alcune molecole organiche.
Siamo ancora lontani, in ogni caso, dall'ipotesi di ricreare da un fossile un esemplare di T rex, come accade nel film di Spielberg. Anche se molti appassionati di paleontologia non demordono; affidandosi con l'immaginazione a notizie come questa e ad articoli come quello apparso recentemente su Nature che indica l'isolamento, da parte di un team di ricercatori inglesi, di materiale sanguigno da un reperto risalente a 75 milioni di anni fa. Non c'è scritto però che per ridare vita a un dinosauro di questo genere occorre il nucleo di una cellula di T rex; una cellula uovo della specie; e un laboratorio super attrezzato. Di cui, di fatto, non abbiamo nulla.
Siamo ancora lontani, in ogni caso, dall'ipotesi di ricreare da un fossile un esemplare di T rex, come accade nel film di Spielberg. Anche se molti appassionati di paleontologia non demordono; affidandosi con l'immaginazione a notizie come questa e ad articoli come quello apparso recentemente su Nature che indica l'isolamento, da parte di un team di ricercatori inglesi, di materiale sanguigno da un reperto risalente a 75 milioni di anni fa. Non c'è scritto però che per ridare vita a un dinosauro di questo genere occorre il nucleo di una cellula di T rex; una cellula uovo della specie; e un laboratorio super attrezzato. Di cui, di fatto, non abbiamo nulla.
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