«Mi fanno male le
ossa, vuol dire che il tempo sta cambiando». Chi di noi non ha mai sentito la
nonna o qualche anziano pronunciarsi in questo modo? Ebbene, ora anche la
scienza afferma che c'è davvero corrispondenza fra alcuni malanni fisici e la meteorologia.
Il primo a teorizzare questo legame fu Ippocrate, quasi duemilacinquecento anni
fa, mettendo in luce soprattutto la relazione fra reumatismi e clima ventoso e
umido. In seguito s'è capito che anche molti altri mali dipendono "dal
tempo che fa", come l'artrite e l'osteoartrite, sensibilissimi alle variazioni
della pressione barometrica e ai cambiamenti repentini di temperatura. Lo
stesso vale per disagi "minori", come il dolore pelvico, dentale,
cefalico, e le nevralgie del trigemino. Una spiegazione c'è, ed è legata ai
valori pressori dell'atmosfera che si ripercuotono su quelli delle
articolazioni. Subendo un'alterazione pressoria, ossa, muscoli e tendini,
infatti, vanno momentaneamente in cortocircuito, per via del disequilibrio che
viene a crearsi all'improvviso fra i liquidi e i gas contenuti in particolari
"sacche" anatomiche. Robert Jamison, professore di anestesia e psichiatria
all'Harvard University, fa l'esempio di un palloncino pieno d'aria: «Un pallone
gonfiato subisce una pressione dall'esterno e dall'interno. Se quella esterna
cambia, il palloncino si dilata, ampliando la sua volumetria. Lo stesso accade
all'interno delle articolazioni. Ma quando si ha un calo della pressione
esterna, determinati tessuti premono sui nervi circostanti, riacutizzando il
dolore». Accade soprattutto nei neuropatici. «Il fenomeno è, infatti, molto più
comune nelle persone con questo tipo di problema, o anche, semplicemente, un
nervo infiammato», afferma Patience White, reumatologa della George Washington
University of Medicine. Il legame generale fra problemi fisici e clima e la
capacità indiretta, quindi, di prevedere "che tempo farà" in base
alle condizioni psicofisiche, è confermato dai dottori comuni, che dicono di
ricevere molte più visite quando il clima cambia e la temperatura e la
pressione subiscono grossi contraccolpi. «Tanto evidente è il repentino
cambiamento climatico, tanto maggiore sarà l'incremento del dolore», dice Aviva
Wolff, dell'Hospital for Special Surgery di New York, benché il clima influenzi
in modo diverso ognuno di noi. Per esempio s'è visto che in Canada, quando
soffia un vento particolare, in alcuni soggetti si ha un sopimento dei dolori
nevralgici, in altri un aumento dei fastidi legati all'emicrania. I sintomi
possono "accendersi" anche molte ore prima di un certo cambiamento
climatico. Fino a tre giorni prima. L'arrivo di una perturbazione è preceduta
da dolori che riguardano la colonna vertebrale, il nervo sciatico, qualunque
tipo di articolazione. Anche il cuore e la psiche ne risentono. Tachicardia,
palpitazioni e ansia, sono molto frequenti con il calo della pressione barometrica.
Freddo e gelo sono, invece, collegati a casi di ictus, infarto, e morte cardiaca
improvvisa. Il rischio d'ischemia incrementa del 7% per ogni calo di 10 gradi
di temperatura. Alcuni malati, infine, dicono che le proprie articolazioni sono
più affidabili dei bollettini meteorologici e non hanno tutti i torti. Il Wall
Street Journal di ieri cita l'esperienza di Bill Bladeraz, trentottenne
dell'Ohio, presidente di una società di digital marketing di Columbus. «Un
giorno di sole splendente lasciava presagire a un dopopranzo eccezionale, ma io
accusavo dolori fortissimi per via dell'artrite e avrei sfidato qualunque
metereologo a dire che il tempo sarebbe rimasto lo stesso». Aveva ragione: il
pomeriggio è sorto un potente uragano che si è abbattuto su tre stati americani,
con venti fortissimi e piogge scroscianti.
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