Era già da
qualche anno che girava la voce per le contrade di Imbersago, piccolo centro
brianzolo: nei pressi della "Sorgente del Lupo" - storico luogo dove andavano
ad abbeverarsi i lupi - in corrispondenza di tre grandi castagni, compare
ripetutamente una bellissima signora, incoronata da un anello di luce e
accompagnata dal delicato sottofondo di una musica armoniosa e suggestiva. Il
fenomeno si ripresenta il 9 maggio 1617. Protagonisti tre pastorelli che si
aggirano con il proprio gregge ai piedi dei colossali alberi; si fermano a
contemplarla. Pietro, il più sveglio dei tre piccoli, si avvicina alla
misteriosa creatura, mentre la sua attenzione è catturata da un riccio che,
nonostante la stagione, pare già maturo. E, infatti, per sua grande meraviglia,
le castagne al suo interno, con cinque mesi di anticipo, sono già pronte per
essere mangiate. Quando torna in paese e annuncia il fatto, è chiaro a tutti
che la Madonna del Bosco ha scelto proprio Imbersago per regalare ai popolani la
sua misericordia.
Di lì a poco
accade un secondo miracolo. Nello stesso posto occupato dai tre pastorelli si
trovano a girovagare una mamma, un papà e i loro figlioletti, inconsapevoli del
fatto che un branco di lupi li sta tenendo d'occhio. E' un attimo e il bimbo
più piccolo finisce fra le fauci di un canide particolarmente affamato. I
genitori, sconvolti, invocano la Madonna del Bosco che, istantaneamente,
interviene per ordinare al lupo di rilasciare il piccolo. Da questo momento i
miracoli della Madonna di Imbersago si susseguono ripetutamente, ancora oggi
testimoniati dai numerosi ex voto presenti nei pressi del santuario (alcuni
accompagnati da disegni e dipinti che raffigurano le sciagure superate per
intervento della Santa Vergine, per un totale di 112 tavolette). Uno dei più
noti è riportato anche nel libro di Pietro Antonio Calcho (forse l'unico vero
documento in grado di fornire dati "reali" sui presunti miracoli), il
più importante notaio della zona, che esercita la carica Fiscale Reale Generale
del ducato di Milano. Racconta di una tal Gorella, condotta dal marito in cima
a una rupe per essere gettata nel fiume. La donna rischia di annegare, ma
invocando la Madonna riesce a trovare la forza per vincere i mulinelli del corso
d'acqua e raggiungere la riva dove in poco tempo si ristabilisce, tornando a
vivere serenamente.
L'ultimo
"miracolo ufficiale" risale all'8 dicembre 1896. Protagonista Teresa
Secomundi, una donna figlia di poveri contadini, desiderosa di farsi suora ma
osteggiata da forze "maligne". La tradizione vuole che la Madonna le
sia comparsa più volte invitandola, infine, a raggiungere la chiesa di
Imbersago, per dare inizio a una nuova vita all'insegna del messaggio
cristiano. La donna - che da quattordici anni viveva segregata in casa, isolata
in un mondo tutto suo - mossa da un impeto mai provato prima, abbandona la
dimora dei genitori e raggiunge le porte del santuario, dove per la prima volta
non prova più alcuna avversione per i luoghi di culto. Da qui inizia la sua
missione: testimoniare negli altri grandi santuari lombardi - come quello di
Ardesio e Stezzano - la bontà e la carità di Maria.
Ancora oggi il
luogo mariano è molto frequentato, da pellegrini provenienti soprattutto dalla
Lombardia; compresi personaggi illustri. Nella storia recente furono
particolarmente devoti alla Madonna del Bosco due eminenti figure del clero
italiano: Papa Giovanni XXIII e il cardinal Ildefonso Schuster. Del primo si
può rimirare la statua di bronzo alta quattro metri, pesante trenta quintali,
che lo ritrae in cima ai 349 gradini che separano il santuario dalla strada
principale che conduce a Lecco, completati nel 1824 (e rimaneggiati nel 1981
per riparare i danni di una frana). «Quante grazie e quante ispirazioni debbo
alla Madonna del Bosco», soleva ripetere il Santo Padre, «il sorriso della mia
infanzia, la custodia e l'incoraggiamento della mia vocazione sacerdotale». Del
secondo è, invece, custodita la sua camera, con alcuni abiti, suppellettili e
oggetti personali, nei pressi dell'area degli ex voto, oltre il porticato che
spalleggia uno dei tanti boschi di castagno che coprono la zona.
Il santuario risale a quasi quattrocento anni fa. Sorge grazie all'intraprendenza di Gaspare Brambilla, un popolano che ordinò l'edificazione di una cappelletta, lo "Scurolo", presto abbellita con eleganti affreschi, subito dopo i primi miracoli. E' il 1632, non a caso coincidente con la fine dell'epidemia di peste. In seguito, su progetto di Carlo Buzzi, fra i più riconosciuti architetti dell'epoca, vede la luce la chiesa vera e propria dedicata alla Madonna del Bosco, inaugurata il 9 maggio 1646, in occasione del ventinovesimo anniversario del miracolo del riccio. La rinomanza del posto è dovuta anche al cinema e alla letteratura. Ermanno Olmi girò nei suoi pressi "E venne un uomo", incentrato sulla figura di Papa Giovanni XXIII; e Luigi Santucci (considerato il principale narratore milanese della seconda metà del Novecento) ne parla nel suo libro "Brianza e altri amori".
Il santuario risale a quasi quattrocento anni fa. Sorge grazie all'intraprendenza di Gaspare Brambilla, un popolano che ordinò l'edificazione di una cappelletta, lo "Scurolo", presto abbellita con eleganti affreschi, subito dopo i primi miracoli. E' il 1632, non a caso coincidente con la fine dell'epidemia di peste. In seguito, su progetto di Carlo Buzzi, fra i più riconosciuti architetti dell'epoca, vede la luce la chiesa vera e propria dedicata alla Madonna del Bosco, inaugurata il 9 maggio 1646, in occasione del ventinovesimo anniversario del miracolo del riccio. La rinomanza del posto è dovuta anche al cinema e alla letteratura. Ermanno Olmi girò nei suoi pressi "E venne un uomo", incentrato sulla figura di Papa Giovanni XXIII; e Luigi Santucci (considerato il principale narratore milanese della seconda metà del Novecento) ne parla nel suo libro "Brianza e altri amori".
Nessun commento:
Posta un commento