La mente di un grande genio o il frutto della collaborazione di più figure all'interno d'organizzazioni scientifiche dai "confini" indefiniti? E' la domanda che in molti si pongono quando ci si trova dinanzi a invenzioni così straordinarie da mutare il corso degli eventi. L'ultimo caso eclatante riguarda Bitcoin, la cosiddetta moneta del futuro, la criptomoneta, "sorta" dal nulla nel 2009 con l'intento di offrire un'alternativa alla tradizionale attività bancaria. Come? Fornendo ai suoi clienti la possibilità di compiere qualunque azione in modo semplice e diretto, più di quanto non accada, per esempio, con la carta di credito; svincolati da ogni governo o "sistema centrale". I bitcoins, in pratica, sono l'equivalente del contante in internet. Tutto è più facile, tutto è più veloce. Ma per arrivare a questo risultato c'è voluta una mente geniale. Perché il meccanismo di base del suo funzionamento non si può proprio dire alla portata di tutti. Si avvale, infatti, di un database che registra ogni transizione e di un sistema crittografico per controllare la creazione e il trasferimento di moneta. Ci si scambia il denaro usufruendo d'indirizzi anonimi contrassegnati da 33 caratteri. Difficilissimo per una sola persona mettere in piedi un castello di queste proporzioni. Eppure pare che dietro a questa incredibile invenzione ci sia un solo uomo: un fisico di 64 anni, con 6 figli, discendente di un samurai e residente nei dintorni di Los Angeles; colui che si celerebbe dietro al fantomatico pseudonimo di Satoshi Nakamoto, con il quale è stato depositato il brevetto di Bitcoin quasi sei anni fa. Parola di Newsweek che ha pubblicato in questi giorni una lunga inchiesta sull'ipotetico padre del nuovo sistema economico. C'è però un piccolo particolare: il diretto interessato smentisce. Come smentirono Michael Clear, dottore in crittografia al Trinity College di Dublino e Vili Lehdonvirta, economista finlandese, tartassati prima di lui. Impossibile, dunque, venirne a capo. Il mistero continua e non è detto che potrà essere davvero risolto nei prossimi tempi. E' dimostrato dal fatto che nel corso della storia altre sensazionali invenzioni furono caratterizzate da padri altrettanto misteriosi, rimasti tali fino a oggi. Antikythera è l'esempio più antico ed emblematico. Ancora oggi ci si chiede chi possa avere avuto la capacità di dare vita a un calcolatore meccanico cento anni prima della nascita di Cristo, in grado di prevedere il moto dei cinque pianeti conosciuti, segnalare gli equinozi, i giorni della settimana e le date dei giochi olimpici. Funzionava tramite una ventina di ruote dentate che s'incastravano fra loro alla perfezione, consentendo perfino la ricostruzione del moto della luna in rapporto al sole, un calcolo reso possibile solo dalla consapevolezza che il nostro satellite compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari. L'elenco di invenzioni più o meno antiche ancora avvolte nell'oblio è infinito e riguarda, per esempio, la torre di Wardenclyffe per la trasmissione senza fili, ideata da Tesla, ma mai utilizzata; la macchina della pioggia, di Luigi Ighina, pseudoscienziato del Novecento, strumento basato sull'azione di una gigantesca elica puntata verso il cielo e alimentata da polvere di alluminio; la famosa pistola Colt, simbolo dell'epopea western, ideata da un sardo nel 1833. Per restare, invece, al passo coi tempi, nebulosa rimane la nascita di internet che, certo, non può essere ricondotta a un solo genio, ma verosimilmente all'incontro di più menti avvenuta almeno cinquant'anni fa. Ne parlarono per la prima volta nel 1962 due ricercatori del MIT di Boston, benché qualcosa di concreto si vide solo nel 1969, con il progetto Arpanet, ideato per poter collegare fra loro quattro computer dislocati in zone diverse degli USA. Facebook è molto meno misterioso, poiché si sa bene il nome dell'unico inventore, il geniale Mark Zuckerberg, tuttavia anche qui non mancano le zone d'ombra. Secondo il social network cinese L99, infatti, l'informatico statunitense avrebbe copiato dal sito orientale la caratteristica timeline introdotta nel 2011, per rendere più accattivante la sua piattaforma.
venerdì 14 marzo 2014
Bitcoin e altre "genialiate" avvolte dal mistero
La mente di un grande genio o il frutto della collaborazione di più figure all'interno d'organizzazioni scientifiche dai "confini" indefiniti? E' la domanda che in molti si pongono quando ci si trova dinanzi a invenzioni così straordinarie da mutare il corso degli eventi. L'ultimo caso eclatante riguarda Bitcoin, la cosiddetta moneta del futuro, la criptomoneta, "sorta" dal nulla nel 2009 con l'intento di offrire un'alternativa alla tradizionale attività bancaria. Come? Fornendo ai suoi clienti la possibilità di compiere qualunque azione in modo semplice e diretto, più di quanto non accada, per esempio, con la carta di credito; svincolati da ogni governo o "sistema centrale". I bitcoins, in pratica, sono l'equivalente del contante in internet. Tutto è più facile, tutto è più veloce. Ma per arrivare a questo risultato c'è voluta una mente geniale. Perché il meccanismo di base del suo funzionamento non si può proprio dire alla portata di tutti. Si avvale, infatti, di un database che registra ogni transizione e di un sistema crittografico per controllare la creazione e il trasferimento di moneta. Ci si scambia il denaro usufruendo d'indirizzi anonimi contrassegnati da 33 caratteri. Difficilissimo per una sola persona mettere in piedi un castello di queste proporzioni. Eppure pare che dietro a questa incredibile invenzione ci sia un solo uomo: un fisico di 64 anni, con 6 figli, discendente di un samurai e residente nei dintorni di Los Angeles; colui che si celerebbe dietro al fantomatico pseudonimo di Satoshi Nakamoto, con il quale è stato depositato il brevetto di Bitcoin quasi sei anni fa. Parola di Newsweek che ha pubblicato in questi giorni una lunga inchiesta sull'ipotetico padre del nuovo sistema economico. C'è però un piccolo particolare: il diretto interessato smentisce. Come smentirono Michael Clear, dottore in crittografia al Trinity College di Dublino e Vili Lehdonvirta, economista finlandese, tartassati prima di lui. Impossibile, dunque, venirne a capo. Il mistero continua e non è detto che potrà essere davvero risolto nei prossimi tempi. E' dimostrato dal fatto che nel corso della storia altre sensazionali invenzioni furono caratterizzate da padri altrettanto misteriosi, rimasti tali fino a oggi. Antikythera è l'esempio più antico ed emblematico. Ancora oggi ci si chiede chi possa avere avuto la capacità di dare vita a un calcolatore meccanico cento anni prima della nascita di Cristo, in grado di prevedere il moto dei cinque pianeti conosciuti, segnalare gli equinozi, i giorni della settimana e le date dei giochi olimpici. Funzionava tramite una ventina di ruote dentate che s'incastravano fra loro alla perfezione, consentendo perfino la ricostruzione del moto della luna in rapporto al sole, un calcolo reso possibile solo dalla consapevolezza che il nostro satellite compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari. L'elenco di invenzioni più o meno antiche ancora avvolte nell'oblio è infinito e riguarda, per esempio, la torre di Wardenclyffe per la trasmissione senza fili, ideata da Tesla, ma mai utilizzata; la macchina della pioggia, di Luigi Ighina, pseudoscienziato del Novecento, strumento basato sull'azione di una gigantesca elica puntata verso il cielo e alimentata da polvere di alluminio; la famosa pistola Colt, simbolo dell'epopea western, ideata da un sardo nel 1833. Per restare, invece, al passo coi tempi, nebulosa rimane la nascita di internet che, certo, non può essere ricondotta a un solo genio, ma verosimilmente all'incontro di più menti avvenuta almeno cinquant'anni fa. Ne parlarono per la prima volta nel 1962 due ricercatori del MIT di Boston, benché qualcosa di concreto si vide solo nel 1969, con il progetto Arpanet, ideato per poter collegare fra loro quattro computer dislocati in zone diverse degli USA. Facebook è molto meno misterioso, poiché si sa bene il nome dell'unico inventore, il geniale Mark Zuckerberg, tuttavia anche qui non mancano le zone d'ombra. Secondo il social network cinese L99, infatti, l'informatico statunitense avrebbe copiato dal sito orientale la caratteristica timeline introdotta nel 2011, per rendere più accattivante la sua piattaforma.
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