Se si considera
l'immagine impressa nella Sindone, Gesù era caratterizzato da una buona
muscolatura, lunghi capelli, la barba e una discreta statura. Nessuno, però,
può provarlo. Della fisionomia del Nazareno, infatti, non parlano i Vangeli, né
le poche informazioni che arrivano dalle Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio
o dagli Annali di Tacito, storici vissuti nel primo secolo. L'idea che abbiamo
oggi del Salvatore è dunque quella maturata in seguito alle opere di artisti e
religiosi succedutesi nel corso dei secoli; che, dalle raffigurazioni
allegoriche dei primi decenni del cristianesimo, sono passati all'iconografia
classica (analoga a quella offerta dal lenzuolo di lino conservato a Torino),
che vuole il Figlio di Dio sostanzialmente simile al ritratto riportato nel
mandylion, l'asciugamano nel quale, stando alla tradizione bizantina, è
riportato il vero volto di Cristo, vivente, con gli occhi aperti, e nessun
segno di tortura. Oggi, però, le cose potrebbero cambiare, se è vero quanto asserisce
Josep Padrò, archeologo dell'Università di Barcellona, in Spagna. Padrò parla
della scoperta di una misteriosa stanza sotterranea, otto metri per quattro, a
Ossirinco, nel medio Egitto, risalente al sesto secolo; dove è stato rinvenuto
il ritratto di un uomo, riccioluto, coperto da una tunica corta, che con il
braccio alzato al cielo, sta per benedire alcune persone. «Potremmo essere di
fronte a una delle primissime immagini di Gesù Cristo», spiega Padrò, «una
scoperta eccezionale». Secondo le prime ricostruzioni, in questa sede si
ritrovavano dei sacerdoti vissuti durante il periodo copto, poco prima
dell'arrivo dell'Islam; i copti, di fatto, rappresentano ancora oggi la più
grande comunità cristiana del medio oriente, legata soprattutto alla chiesa
ortodossa. Gli archeologi stanno ora cercando di decifrare le iscrizioni che
sorgono vicino all'immagine, e di analizzare i numerosi reperti trovati nei
dintorni del dipinto; compresa la sepoltura di uno scriba, morto intorno ai 17
anni, dimostrata dall'alto numero di strumenti necessari a imprimere su fogli
di papiro parole, numeri, pittogrammi, fra cui alcune ciotole per conservare
l'inchiostro. Anche in questo ambito, infatti, si pensava che dopo la morte si
continuasse a fare ciò che si compiva durante l'esistenza terrena, benché il
riferimento non fosse più il dio Anubi, ma il Regno dei cieli decantato dal Redentore.
A pochi metri di distanza sono state rinvenute altre mummie assimilabili al
periodo storico del giovane scriba; mentre le analisi dei muri hanno dimostrato
l'esistenza di strati di pittura che affondano le radici agli albori del sito e
che, verosimilmente, rimandano a "epopee" politeistiche. Padrò e il
suo team sono giunti alla "camera misteriosa" dopo un lungo scavo,
che ha portato allo smantellamento di almeno 45 tonnellate di roccia. Sono
stati rinvenuti anche colonne, cunicoli e corridoi, che hanno indotto gli
studiosi ad associare il tutto a una più ampia struttura architettonica, forse
riconducibile a un antico tempio. E' stata avanzata l'ipotesi di un sito nel
quale veniva venerato anni addietro il dio Serapide, divinità ellenica
introdotta in Egitto dalla dinastia tolemaica; o potrebbe essere stato il
centro di un "cammino processionale" utilizzato per molti secoli,
direttamente collegato alle acque del Nilo. Tesi che, comunque, non desta
grande meraviglia, considerato che nella stessa zona, da tempo, vengono
identificati importanti reperti risalenti all'antichità. E' il caso delle note
Elleniche di Ossirinco, frammenti di papiro databili fra il V e il IV secolo
a.C., riportanti la storia dell'antica Grecia, forse composta da Eforo di Cuma,
autore della "Storia Universale", un'opera comprendente trenta libri.
Dopo la scoperta è stato direttamente coinvolto negli scavi il ministro
egiziano delle Antichità, Mohamed Ibrahim, convinto che sia necessario
preservare ogni traccia delle prime forme di arte cristiana.
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