Esemplare di Chlamydomonas al microscopio elettronico |
Negli Usa si sta pensando di disinquinare le acque dei laghi e dei fiumi
attraverso l’impiego di alghe geneticamente modificate. È un’idea degli
studiosi dell’Università dell’Ohio, che hanno ottenuto una varietà di alga in
grado di neutralizzare il mercurio presente nei bacini lacustri. La proposta
deriva dal fatto che si è potuto recentemente dimostrare la presenza, nei
grandi laghi americani, di una massiccia quantità di metalli pesanti che hanno
già provocato gravi danni all’ecosistema. Chlamydomonas, è questo
il genere al quale appartiene il vegetale manipolato dagli scienziati dell’Università
dell’Ohio, è l’ideale non solo per combattere il mercurio, ma anche altri
elementi come il piombo, il rame, il cadmio e il nichel. La modifica genetica
effettuata dagli studiosi è consistita nell’inserimento nelle alghe di un gene
che codifica la produzione di proteine in grado di legare i metalli. Il
risultato è una clorifita che assorbe come una spugna una grande quantità di
materiale inquinante tossico: fino al 20% della sua massa. Modificando il ph
del liquido in cui si trovano le alghe, si può peraltro fare in modo che queste
cedano i metalli assorbiti, in modo da poterli successivamente recuperare per
ulteriori produzioni industriali. “Partendo da una ricerca del 1986, nella
quale si riportava la significativa presenza di mercurio nelle acque del lago
Eire, abbiamo cercato di dare risposte convenzionali al problema, riscontrando
progressi decisivi, ma non risolutori, nella qualità delle acque trattate – ha rivelato
uno degli scienziati coinvolti nel progetto - solo un paio d’anni fa abbiamo
mappato un’alga unicellulare molto diffusa nei bacini, la Chlamydomonas reinhardtii, facilmente bioingegnerizzabile, che
grazie alla sua porosità naturale si lega alle molecole di inquinanti,
trattenendole”. A questo punto i ricercatori Usa, dopo aver condotto con
successo i primi esperimenti in laboratorio, procederanno al rilascio nei laghi
Eire e Superiore delle alghe geneticamente modificate, per vedere concretamente
quanto è possibile ridurre il grado di inquinamento di un bacino lacustre.
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