venerdì 13 giugno 2014

Case in affitto, si torna al dopoguerra


Complice la crisi, le banche rilasciano i mutui con difficoltà e le persone non se la sentono più di affrontare spese immobiliari troppo impegnative. E così stiamo assistendo a un fenomeno che pareva in calo e che invece sta di nuovo caratterizzando le società più avanzate: l'affitto della casa. E' vero che i possessori di case sono la maggior parte delle persone, tuttavia una serie di dati lasciano pensare che la tendenza si stia invertendo e che col passare degli anni (se non avverrà qualcosa di drastico a livello economico) potrà diventare di nuovo la normalità, com'era decine di anni fa. «L'Italia è uno dei paesi in cui il fenomeno sta prendendo sempre più piede», spiega Maurizio Cannone, direttore di Monitor Immobiliare, «cresce, infatti, l'interesse per l'affitto, a discapito dell'acquisto della casa, anche per via delle tasse»; benché il bene immobile sia radicato nella nostra cultura, più di quanto non accada altrove, e rimanga una prerogativa essenziale della storia personale di un individuo. I proprietari di casa sono numerosi (si va dal 69% del Mezzogiorno al 74% del nord-est), tuttavia si intravedono segnali ambigui, che, entro qualche anno, potrebbero portare a un ribaltamento della situazione, con un'impennata degli affittuari. Secondo l'Istat, dal 2001 al 2011 (quando i morsi della crisi non erano ancora evidenti come oggi), c'è stato un incremento degli affitti dello 0,9%. Se si guarda, però, alle regioni nord orientali si scopre che il numero è decisamente più alto, e supera il 12%. Diverso anche il raffronto con le isole. In Sicilia e Sardegna abita in affitto il 14,4% delle famiglie, dato che raggiunge il 20% se riferito alle regioni nord occidentali. In generale l'affitto è una prerogativa della grande città, dove gli spostamenti sono più rapidi e frequenti. Numeri ben lontani dal boom economico: nel 1951, infatti, il 40% degli italiani possedeva una casa, dato poi incrementato del 5% ogni dieci anni, fino a sfiorare l'80% degli ultimi tempi. Ora la tendenza potrebbe arrestarsi o, magari, lasciare spazio ad altre modalità abitative, come la convivenza. Si è infatti visto che le famiglie che condividono un'abitazione sono passate in dieci anni da circa 236mila a 695mila, con un impennata del 194,8%. Il risultato più clamoroso arriva, però, dall'Inghilterra, dove si stima che entro il 2032 il 50% degli anglosassoni vivrà in un appartamento in affitto; mentre le dimore di proprietà saranno a esclusivo appannaggio della popolazione anziana. Oggi, su 14,4 milioni di proprietari, quasi un terzo è rappresentato da over 65; 1,6 milioni di persone in più rispetto alla fascia di età compresa fra i 45 e i 54 anni. Ma a stare peggio sono quelli ancora più giovani: fra i 35 e i 44 anni, infatti, solo 2,5 milioni posseggono un "nido" personale. La crisi, anche qui, vera responsabile delle difficoltà di acquisto di un'abitazione; ma incide il fatto di potersi avvalere di soluzioni burocratiche che facilitano i contratti di affitto (e che da noi hanno un impatto sociale molto più marginale). Nel 2003 le cose erano assai diverse e il 71% degli inglesi viveva fra le proprie mura. Oggi il dato è già sceso al 65,2%, come accadeva negli anni Ottanta. E di questo passo, appunto, gli analisti suppongono che gli affittuari saranno la metà della popolazione entro una ventina d'anni. Era dal 1970 che non si registravano stime di questo tipo; ma all'epoca c'erano ancora molti margini di miglioramento economico che oggi sembrano non esserci più. Il documento pubblicato dalla Mortgage Lenders Association parla di "generazione rent" (generazione in affitto) che potrà presto trasformarci in "nazione rent", suggerendo che fra un po’ il rapporto fra locatore e locatario rappresenterà la scelta ideale per chi vorrà trovare casa. 

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