E' andato tutto secondo i programmi,
tranne l'ultimo appuntamento, quello fondamentale, con il segnale radio dalla
superficie di Marte; che poteva ufficializzare la riuscita della missione
ExoMars. Il lander Schiaparelli è sicuramente ammartato ma, al momento, non è
in grado di comunicare con la Terra; e non si sa se sarà nelle condizioni di
poterlo fare. Ci hanno creduto tutti fino a tarda sera, poi, però,
l'incontrovertibile verità: a un minuto dall'ammartaggio il segnale di
Schiaparelli è scomparso; e sul volto di scienziati e appassionati è calata la
stessa espressione che vestì i volti dei tecnici che seguirono la missione del
2003 Mars Express. Ancora l'Europa, ancora l'Italia. Ma un misero fallimento.
Quello del lander Beagle 2, che giunse su Marte ma non riuscì a mettere in moto
i pannelli solari, e senza energia è lentamente spirato. Poi il suo profilo è
stato scoperto più di dieci anni dopo, grazie alle fotografie della Nasa inviate
da Mars Reconnaissance Orbiter. Oggi il timore è, dunque, quello di assistere a
un epilogo analogo. Tutto bene fino a Marte, tutto bene per milioni di
chilometri, poi, però, al momento clou, la beffa. Eppure è proprio su quest'aspetto
che si sta lavorando: l'ammartaggio. Anzi, è proprio uno degli scopi fondamentali
della missione ExoMars: capire quale sia la strategia più adatta per ammartare
in massima sicurezza. Tutto da rifare? Non proprio. Il messaggio tanto atteso
potrebbe arrivare, e in ogni caso è da giudicare un successo essere riusciti
ancora una volta ad arrivare sul pianeta rosso.
Perché insistiamo? Perché è qui che
l'esplorazione spaziale punterà gli occhi nei prossimi decenni. Scartato Venere
per via delle impossibili condizioni della sua superficie (con temperature che
superano i 400°C), è rimasto solo Marte, corpo celeste degno di essere definito
un "gemello". La sua grandezza (simile alla Terra), la distanza dal
sole, il passato contrassegnato dalla presenza di acqua allo stato liquido,
sono tutti parametri che ci portano a credere che se proprio un giorno l'uomo
dovrà conquistare un pianeta, il primo della lista sarà proprio questo. Qui
potrebbe futuristicamente sorgere una base spaziale e l'uomo insediarsi in un
posto dove potrà rimirare orizzonti sostanzialmente simili a quelli terrestri (certo
ben differenti da quelli di cui potrebbe godere, per esempio, da una qualunque
luna saturniana). Non è un caso che il presidente americano Barack Obama, pochi
giorni fa, abbia comunicato di credere fermamente nella possibilità di spedire
l'uomo sul quarto pianeta del sistema solare entro il 2030.
ExoMars rimane, dunque, la missione più
importante dell'Esa. E anche se non si può ancora cantare vittoria, quel che è
successo ieri è degno di essere consegnato agli annali dell'esplorazione
spaziale. Pomeriggio, prima delle 17.00, è praticamente certo l'ammartaggio del
lander Schiaparelli, orfano della sonda madre dal 16 ottobre; Tgo, Trace Gas
Orbiter, continuerà a ruotare intorno al pianeta rosso fino al 2020, allo scopo
di raccogliere materiale per comprendere la natura dell'atmosfera marziana e
valutare la presenza di gas rari come il metano, legati a particolari fenomeni
naturali. E altrettanto significativo è il lungo lavoro portato avanti da
centinaia di persone.
Un miracolo dell'alta ingegneria spaziale,
reso possibile dal contributo di 350 milioni di euro forniti dall'Agenzia
Spaziale Italiana (Asi) e dal coinvolgimento di importanti realtà industriali
come Finmeccanica e Thales Alenia Space (che hanno realizzato, per esempio, il
Radar Doppler Altimeter, fondamentale per la fase di ammartaggio). Dopo il
distacco dall'orbiter, Schiaparelli s'è mosso verso la superficie marziana
affidandosi a un paracadute che ha ridotto la velocità del mezzo. I primi dati
sono giunti a un radiotelescopio in India. In seguito il paracadute è stato
espulso e si sono accesi i retrorazzi: la velocità è precipitata da 1700 a 250
chilometri all'ora. Poi la parte più delicata, i fatidici "sei minuti di
terrore": lo spegnimento dei motori, a due metri dalla superficie, e la riduzione
della velocità a 4 km/h, prima del contatto vero e proprio con il suolo del
pianeta rosso. Punto di arrivo: Meridiani Planum. E' un'ampia pianura in
corrispondenza dell'equatore, interessante dal punto di vista scientifico per
la presenza di particolari minerali potenzialmente riconducibili a sorgenti
termali. La stessa che ha accolto Spirit e Opportunity, leggendari rover della
Nasa, che per vari anni hanno permesso di scandagliare il suolo di Marte e ora
potranno fare compagnia al nuovo arrivato; che speriamo possa dar presto
segnali di sé.
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