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Thomas Insel, direttore del National Institute of
Mental Health |
Riguarda una persona su 20mila ed è una delle patologie mentali più atipiche che si conoscano. Chi ne è colpito anziché sviluppare un carattere introverso, apatico, passivo, e scarsamente socievole - come spesso accade in altre malattie della mente tipo la schizofrenia e l’autismo - è attratto dagli altri e inoltre non teme niente e nessuno. Il problema è dovuto alla mancanza di 21 geni sul cromosoma sette che determina un cattivo funzionamento dell’amigdala, organo coinvolto nella risposta alla paura e nell’analisi delle minacce provenienti dall’ambiente circostante. L’ultima notizia in merito alla cosiddetta sindrome di Williams (scoperta ufficialmente nel 1961) giunge da esperti dell’Istituto Nazionale di Salute Mentale degli Stati Uniti che, tramite la risonanza magnetica, sono riusciti a comprendere a fondo i meccanismi cerebrali alla base del male, fino ad oggi sconosciuti. Secondo i ricercatori questo consentirà di far maggior chiarezza sulla patologia ed eventualmente di sviluppare delle terapie per contrastarla. In particolare Thomas Insel (nella foto) ha verificato che chi è colpito dalla curiosa sindrome non ha reazioni appropriate nei confronti di volti spaventosi e rabbiosi, e quindi per lui non esiste l’ipotesi di difendersi, fuggire o attaccare qualcuno. Le vittime di questa patologia sono spesso caratterizzate anche da problemi cardiaci, oltre ad essere contraddistinti da un comportamento molto socievole fin dall’infanzia, grande abilità nell’apprendere melodie e canzoni, una buona memoria uditiva e senso musicale. Molti cominciano a formare frasi a circa 3 anni, il linguaggio migliora e continua ad evolversi a partire dai 4 o 5 anni. La somatica è peculiare e comprende palpebre edematose, dorso nasale depresso, bocca larga con labbra carnose, guance paffute.
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