È un piccolo sommergibile ad auto propulsione. Viaggia a 1-3 nodi, grazie all'azione di batterie di accumulatori in grado di assicurare un'autonomia da tre a dieci ore. È costituito da due elementi principali: uno scafo leggero, con compartimenti stagni pieni di gas o liquidi con densità inferiore a quella dell'acqua per consentire il galleggiamento, e uno scafo resistente, rappresentato da una cabina sferica di acciaio, con pareti spesse da dieci a diciotto centimetri; in quest'ultima sede sono ubicate tutte le apparecchiature di comando. “Alvin” viene utilizzato nel 1986 per fotografare il relitto del transatlantico Titanic, affondato nel 1912 al largo dell'oceano Atlantico, dopo una collisione con un iceberg. Il batiscafo “Trieste II” della Marina militare USA, consente invece di raggiungere - il 23 gennaio 1960 – i 10.916 metri di profondità della Fossa delle Marianne, sopportando una pressione di 1,17 tonnellate su centimetro quadrato, pari a circa mille volte quella atmosferica.
TRIVELLA
Si basa sull'azione di un elicoide che, ruotando intorno al proprio asse, estrae materiale terroso e roccioso, creando una perforazione più o meno grande. Lo scavo di un pozzo, in particolare, viene eseguito con macchine dette sonde perforatrici. Quelle di ultima generazione sono rappresentate da macchinari molto complessi, che possono raggiungere dimensioni e pesi notevoli. Sono in grado di adattarsi a tipologie di rocce differenti, mediante la sostituzione degli scalpelli, corpi contundenti situati nella parte finale della trivella. Questo tipo di intervento è stato adottato durante le ricerche del tesoro di Oak Island, in Nuova Scozia.
FOTOGRAFIA AEREA
Sono tre i parametri che consentono di individuare aree di scavo tramite la fotografia aerea. Il più comune riguarda la crescita differenziata della vegetazione: dove vi sono reperti importanti la vegetazione cresce rada, gli alberi sono meno alti. E dal cielo è perfettamente visibile. Il secondo parametro concerne le diverse colorazioni del terreno: se improvvisamente il suolo diviene più chiaro o più scuro potrebbe nascondere qualcosa. Il terzo si basa sulle ombre che si formano in seguito alla luce radente dell'alba o del tramonto, rivelando materiali sepolti. Con questa tecnica – all'inizio di quest'anno – sono state individuate 200 strutture circolari e poligonali sul confine fra Brasile e Bolivia, per una lunghezza di oltre 250 chilometri: sarebbe ciò che rimane della leggendaria El Dorado, la mitica città d'oro nascosta nella foresta amazzonica.
ECOSCANDAGLIO
Viene utilizzato per misurare la profondità del mare e dei laghi e in campo militare per individuare la presenza di sommergibili nemici. Il sinonimo SONAR (Sound Navigation And Ranging) indica una tecnologia basata su un segnale sonoro che viene riflesso dal fondo marino, permettendo agli esperti di rivelare la posizione di un corpo sommerso. Con questo sistema è stato possibile localizzare due relitti carichi di anfore a poco meno di 200 metri di profondità, nelle acque antistanti Panarea.
RILEVATORE DI CAVITA' SOTTERRANEE
È lo strumento ideale per la ricerca in campo archeologico, militare, industriale e per l'individuazione di tesori sepolti. Con esso è possibile evidenziare tunnel, cavità, masse metalliche, depositi minerali, masse d'acqua nel sottosuolo, fino a oltre 25 metri di profondità, con scansione tridimensionale nel computer. Cavefinder A, della tedesca OKM, si basa sull'azione di quattro sonde, con venti metri di cavo ciascuna, e display lcd che indicano gli oggetti rivelati. VLF Emitter, della stessa azienda, emana un campo magnetico nel sottosuolo, fino a circa dieci metri di profondità. È caratterizzato da quattro box che - disposti agli angoli della superficie da analizzare - permettono di scansionare l'area tramite sonde sensibili e identificare tesori nascosti.
METALDETECTOR
Rivela la presenza di metalli nel sottosuolo, sfruttando la cosiddetta “induzione elettromagnetica”. Permette di riconoscere oro, argento, rame, alluminio, ferro. Un segnale acustico, un grafico digitale o un segnale luminoso a forma di curva sul display, indicano l'esistenza di un oggetto sepolto. Molte persone comuni (soprattutto in Inghilterra) vanno a caccia di tesori con il metaldetector, spesso tornando a casa con bottini ragguardevoli. L'anno scorso, per esempio, il 35enne David Booth s'è messo a perlustrare i dintorni della sua abitazione rinvenendo quattro collane d'oro, risalenti a 2300 anni fa, per un valore di un milione e 100mila euro. Cliff Bradshaw, nel 2001, ha guadagnato 270mila sterline per aver riportato alla luce una preziosa coppa d'oro dell'Età del Bronzo, risalente a 3.500 anni fa. Mentre Terry Herbert – che cerca tesori da 18 anni - ha accumulato oltre cinque chili di oro e 1,3 chili di argento. Anche in Italia il fenomeno è diffuso: verso la fine dell'estate squadre di “cercatori di tesori” passano al setaccio le spiagge in cerca di monete, ori, gioielli smarriti accidentalmente dai bagnanti.
RILEVAMENTI RADAR
Con questo sistema è stato riportato in luce l'antico porto di Trafalgar, a una cinquantina di metri dalla superficie marina. Il metodo si basa sull'azione di segnali radar rilevati per via aerea. Si utilizzano, in particolare, onde elettromagnetiche (onde radio o microonde) per determinare distanza, altezza, direzione sia di oggetti fissi che di oggetti in movimento. Secondo gli archeologi questa tecnica consente di localizzare rapidamente giacimenti di grande valore archeologico, abbattendo i costi delle spedizioni.
AUV (Autonomous Underwater Vehicle)
Rappresentano la svolta nelle tecnologie di perlustrazione dei fondali. Il riferimento è a veicoli che non hanno bisogno di essere guidati da umani né da una nave in superficie. I minirobot sommergibili sono in grado di navigare rapidamente e di trasmettere a terra i risultati delle loro indagini. L'era di “Alvin”, il mitico sommergibile che per più di trent'anni ha guidato i ricercatori sui fondali oceanici, finisce qui. Con un Autonomous Underwater Vehicle una spedizione oceanografica della Commonwealth scientific and industrial research organisation dell'Australia (Csiro), ha recentemente scoperto un ricchissimo tesoro di biodiversità marina. Sono state realizzate 100 ore di filmati subacquei e 8mila foto fra i 100 e i 2.000 metri di profondità.
TELECAMERA SUBACQUEA
Strumento fondamentale per tutti coloro che desiderano andare a caccia di tesori in bassi fondali marini. Le telecamere migliori sono appositamente studiate per effettuare riprese in diretta anche in assenza di luce: la resistenza alla profondità – assicurata da una struttura in acciaio inox - è testata in camera iperbarica simulando la pressione riscontrabile a 200 metri di profondità. Consumano poco e si alimentano direttamente dall'imbarcazione. Pochi anni fa, con avveniristiche telecamere subacquee installate ai caschi delle mute da sommozzatori, degli studiosi dell'Università di Oxford hanno recuperato il prezioso tesoro di Hoian, con la più importante collezione di ceramiche del sud-est asiatico, risalente a 500 anni fa.
SCAFANDRO
Il più semplice è costituito da un elmo trasparente leggero con un piccolo serbatoio d'aria compressa, collegato a un camiciotto impermeabile, dal cui fondo fuoriesce l'aria espirata. Questo scafandro funziona bene fino ai dieci di profondità. Per le medie profondità – intorno ai 50 metri - si indossa, invece, una tuta impermeabile, chiusa con lacci di gomma ai polsi e alle caviglie, con un colletto di rame al quale si avvita un elmo dello stesso materiale, caratterizzato da due finestre laterali fisse e una frontale apribile, al quale giunge un tubo che porta aria dall'esterno. Per grandi profondità - fino a 200 metri - si usa uno scafandro metallico a tenuta stagna. Il primo scafandro rigido è stato inventato dall'americano Lodner D. Philips nel 1856. Prese la sua forma definitiva nel 1912. Lo scafandro, però, è in disuso dagli anni Ottanta. Il suo posto è stato preso dalle mute atmosferiche.
ATMOSPHERIC DIVING SUIT (MUTA ATMOSFERICA)
Può essere definita un sommergibile antropomorfico, naturale evoluzione dell'attrezzatura da palombaro. Consente immersioni fino a 600 metri di profondità. Non ha necessità di decompressione e non c'è pericolo di malattia da decompressione o di narcosi da azoto. È attualmente utilizzata per particolari missioni di intervento della Marina italiana e internazionale.
TORRETTA BATOSCOPICA
È uno dei primi sistemi escogitati per permettere l'immersione a elevate profondità. Oggi non si usa più. Questi apparecchi avevano il grosso limite di consentire solo l'osservazione: l'operatore non poteva svolgere alcun intervento diretto. La torretta batoscopica era provvista di arti snodati, di un illuminatore e di una apertura per la visione. Molto simile allo scafandro, permetteva il raggiungimento di elevate profondità, fino a 600 metri, con un'autonomia di varie ore.
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