E' una delle storie più avvincenti e affascinanti della Bibbia: la fuga del popolo ebraico dall'Egitto, alla conquista della Terra promessa. A capo degli ebrei c'è Mosè, il rav per antonomasia (il grande maestro), appannaggio della tradizione non solo ebraica, ma anche cristiana e musulmana. La lunga odissea narrata nell'Esodo, è costellata di eventi miracolosi, di cui, forse, il più noto è quello relativo alla divisione delle acque del Mar Rosso; sull'argomento si sono concentrati anche gli scienziati, supponendo un evento naturale in grado di provocare uno sconquassamento della geologia locale, tanto da permettere al popolo di Dio di lasciarsi definitivamente alle spalle gli egiziani. Ma altrettanto significativo è il miracolo della "manna dal cielo", su cui spesso si fa confusione, non sapendo bene di cosa si tratti e come sono andate realmente le cose. Innanzitutto un breve excursus. E' il momento in cui il popolo ebraico è in fermento. La Terra promessa pare un miraggio, "il popolo in cammino" ha fame e sete, ma non c'è traccia di un'oasi che possa rifocillare l'immensa carovana di emigranti. Nel deserto di Sin, fra Elim e il Sinai la situazione precipita, i viveri scarseggiano al punto che il timore di morire di fame e sete è tutt'altro che remoto. Gli ebrei cominciano a rimpiangere i tempi della schiavitù, e il pane fresco di cui sovente potevano disporre. Ma qui avviene il miracolo: una sera l'accampamento degli ebrei viene ricoperto di quaglie e al mattino si trovano circondati da una strana rugiada edibile, la manna. In questo modo il popolo di Mosè può saziarsi e la tradizione vuole che per quarant'anni - prima di giungere ai confini di Canaan - continui a nutrirsi grazie a questa "benedizione". Ma cos'è la manna e in che modo può essere spiegato il miracolo della Bibbia? Da un punto di vista scientifico s'intende una sostanza zuccherina che sgorga naturalmente da piante come l'orniello, e che indurisce a contatto con l'aria. In Italia è presente in Sicilia. L'evento della Bibbia narra di un prodotto simile, caratterizzato da un sapore riconducibile a quello delle focacce con il miele. Il talmudista Eleazaro di Worms ne parla come del "pane degli angeli", forgiato da "macine celesti". Del resto è soprattutto nel Talmud che si fa riferimento alla manna, paragonata a una pietra preziosa, ma anche a una "frittella cotta nel miele". La manna guarisce inoltre i malati e, secondo la tradizione rabbinica, una parte di essa viene collocata da Aronne nell'Arca dell'alleanza. Stupisce che per decenni gli ebrei siano stati costretti a mangiare lo stesso cibo, ma anche in questo caso la mano divina sarebbe intervenuta consentendo a ogni rappresentante del popolo israelitico di assaporare una propria "manna personale", caratterizzata da gusti peculiari. La scienza raddrizza il tiro dicendo che da sempre ci sono popoli che, abitando anche gli angoli desertici più aridi, hanno imparato a vivere nutrendosi di ciò che la natura ha da offrire. I nomadi del deserto, dalla notte dei tempi, all'allevamento delle capre e al consumo di fichi e datteri, affiancano la raccolta di sostanze dolciastre, simili al miele, prodotte da insetti che si nutrono della linfa delle tamerici, piante particolari tipiche delle regioni più calde e asciutte. E' probabile che la manna biblica sia proprio questa. Analogamente, ancora oggi, ci sono varie specie ornitologiche, fra cui le quaglie narrate nelle sacre scritture, che precipitano al suolo esauste o prive di vita, dopo lunghe tratte "marine", soddisfacendo le esigenze alimentari degli abitanti del deserto.
(Pubblicato sul numero 5 del settimanale "Miracoli")
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