Da almeno
cinquant'anni è stato trasformato in una lavanderia, ma è ancora lì, in mezzo
al giardino, integro e vagamente inquietante: è il rifugio antiaereo del signor
John Collingwood, un pensionato inglese di 79 anni, che da quando è nato vive
nella stessa casa, dove il tempo si è fermato agli anni Cinquanta. «I miei
genitori hanno acquistato questa casa nel 1925 e da allora poco è cambiato»,
dice Collingwood. Complice il desiderio del proprietario di vivere in un'altra
epoca, e di non separarsi per nessun motivo da tutto ciò che l'ha circondato da
quando è venuto al mondo, nel 1934. Molti antiquari si sono fatti avanti per
convincerlo a vendere alcuni dei suoi "cimeli", ma l'anziano signore
di West Bridgeford, nel Nottinghamshire, si è sempre rifiutato di cedere
qualunque cosa. John Collingwood utilizza gli stessi elettrodomestici
acquistati dalla madre dagli anni Trenta agli anni Cinquanta. Il suo frigo ha
più di cinquant'anni, la cucina a gas e il grammofono risalgono a prima della
guerra mondiale. C'è anche lo stesso aspirapolvere Hoover utilizzato dalla
madre, che definire vintage sarebbe un eufemismo; la "carrozzeria"
mostra i segni del tempo, tuttavia funziona ancora benissimo. Non c'è,
apparentemente, un motivo che spinge il vecchio John a rimanere ancorato al
passato. Semplicemente gli va di farlo, in parte convinto del fatto che la sua
famiglia sarebbe onorata dal suo comportamento: «Mi piace pensare che io e la
casa in cui abito da sempre stiamo invecchiando insieme». In realtà alcuni
sociologi pensano che l'esperienza di Collingwood sia più comune di quanto si
possa immaginare e che in parte derivi dalla volontà di fuggire da un presente
troppo stressante, critico e complicato. «Non a caso si fa spesso riferimento
agli anni Cinquanta, periodo di grande fervore sociale», racconta Mauro
Ferraresi, docente di Sociologia dei Consumi allo Iulm di Milano. «Ma potrebbe
anche essere la volontà di fermare "l'accelerometro" che condiziona la
nostra società facendo sembrare vecchio, domani, un prodotto uscito oggi». Esempi
ce ne sono parecchi, cominciando proprio dall'Inghilterra dove Joanne Massey,
trentacinquenne, ha scelto di vivere in una casa tipicamente arredata secondo i
costumi degli anni Cinquanta, con elettrodomestici del dopoguerra e una Ford
d'antan. Ne va anche del suo comportamento. Con il marito, un designer di 42
anni, si comporta proprio secondo i dettami di una società tramontata da
lustri. Fa fare a lui la benzina e qualunque lavoro "maschile",
infischiandosene, suo malgrado, delle conquiste legate ai movimenti di
emancipazione femminile. «Mi piace pensare alle relazioni uomo-donna di una
volta, dove ognuno aveva il suo ruolo: le donne dovevano essere soprattutto
femminili, gli uomini protettivi». E' la stessa filosofia di vita espressa da
Debbie Cleulow, 34enne inglese, legata soprattutto agli anni Quaranta che,
proprio come le donne di quel tempo, ama trascorrere le sue ore dedicandosi al
taglio e cucito e alla preparazione di torte e marmellate: «Ho fatto della mia
casa un santuario degli anni Quaranta», spiega, «e il mio mito è Ava Gardner».
La sua casa è allestita con mobili e suppellettili originali, risalenti al
periodo bellico: un servizio piatti del 1940 e una camera da letto in rovere
ereditata dai nonni, sono i suoi pezzi migliori. Non tutti, comunque, amano
volare così indietro nel tempo. Per altri è sufficiente fare un salto agli anni
Ottanta. Di pochi giorni fa, per esempio, è la notizia di una famiglia canadese
che ha deciso di tornare a vivere come se fosse ancora il 1986. Via quindi
tablet, smarthphone, internet, tv digitale e lettori mp3. «Ho pensato di
proporre ai miei figli com'era la vita quando la tecnologia non era così
preponderante», spiega il capofamiglia Blair McMillian, «e i più giovani
passavano quasi tutto il loro tempo all'aria aperta». Parere condiviso dalla
moglie che aggiunge: «Non è stato facile separarmi da facebook, ma ora mi rendo
conto che la nostra scelta sia un vero toccasana per lo spirito famigliare».
Nostalgia del passato?
Gli Amish,
comunità religiosa nata in Svizzera nel Cinquecento, oggi attiva in USA, fanno
a meno dell'elettricità e delle automobili. Il loro abbigliamento e lo stile di
vita ricorda gli agricoltori americani dell'Ottocento.
Paul Miller,
giornalista di The Verge, e blogger di successo è tornato al passato per un
anno decidendo di vivere 365 giorni senza internet. Di nuovo online ha rivelato
di non essere migliorato senza Rete.
Gli Elfi
rappresentano una società di poco più di duecento persone che abita le pendici
delle montagne pistoiesi. Vivono di pastorizia, agricoltura e attingono l'acqua
da pozzi artesiani costruiti con le loro stesse mani, come i vecchi abitanti
degli Appennini.
(Pubblicato su Il Giornale il 12 settembre 2013)
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