venerdì 6 settembre 2013

Viaggio di sola andata per Marte: in lizza anche 35 italiani


"Nessuno di noi ha intenzione di morire": sembra più un ossimoro che non una reale e consapevole affermazione legata all'ipotesi di volare su Marte senza mai più tornare a casa. A pronunciarla è Leila Zucker, 45enne medico statunitense di un pronto soccorso, uno dei 170mila volontari che si sono proposti per raggiungere il pianeta rosso nel 2023, in seguito a una missione che prevede l'ammartaggio, ma nessun viaggio di rientro. Il motivo è semplice. Spedire su Marte delle persone, senza preoccuparsi del loro ritorno, abbassa drasticamente le spese e consente di concentrarsi solo su determinate operazioni, tralasciando quelle più complesse. Potrà anche suonare cinico e antietico, tuttavia è proprio questo il succo del progetto fantascientifico di Mars One, un'organizzazione apolitica privata, il cui intento è quello di stabilire una colonia su Marte attraverso l'integrazione delle tecnologie attualmente disponibili. Esattamente fra dieci anni; con quaranta astronauti. Siamo alla fase uno, la "selezione del personale", ma tutto sembrerebbe procedere secondo il programma stilato dai due boss dell'iniziativa, Bas Lansdorp, olandese, ingegnere meccanico, e Arno Wielders, fisico, membro del team del progetto del Very Large Telescope Interferometer Dealy Line. I capi dell'organizzazione sono felici di avere ricevuto tante adesioni, ma le ritengono inferiori alle aspettative; molte, peraltro, le figure vittime di qualche disagio mentale e sostanzialmente inconsapevoli di ciò per cui andavano proponendosi. Stupisce - ma d'altra parte conferma anche la serietà del progetto - la presenza di due leggende assolute dello spazio: Buzz Aldrin (che nel 2023 avrà 93 anni), il secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare, con l'Apollo 11; e Valentina Tereskova, la prima donna a volare a bordo di una navicella spaziale cinquant'anni fa, classe 1937. E l'Italia? Sono 35 i temerari che si sono "iscritti" alla missione di Mars One. Chiunque può conoscerli visitando il sito dell'organizzazione, dove ogni potenziale astronauta ha evidenziato i motivi che lo spingono a volare su Marte, abbandonando per sempre i propri cari. C'è, per esempio, Marlon, web developer, esperto di design e fotografia, 25 anni, convinto che "un viaggio del genere cambierebbe il nostro modo di vivere e pensare"; dice che per lui sarebbe un onore prenderne parte e che gioverebbe alla missione per la sua "positività". Parere condiviso da Paolo, 35 anni, programmatore di videogame, agnostico, vegano, che sogna di vedere il suo nome inciso fra i documenti che racconteranno del primo ammartaggio della storia umana. Carlo, 57 anni, fisico, è più prosaico. Se anche non rispettasse alla perfezione i canoni richiesti dal profilo ideale, ci tiene a fare sapere che da sempre desidera raggiungere i "luoghi più lontani". E c'è una donna, Silvia, ventottenne, geologa, che vorrebbe essere l'unico membro femminile della trasvolata spaziale: "Sulla Terra sono allergica a tutto, non sopporto la vegetazione. Sono sicura che tutti noi avremmo bisogno di incontrare nuovi spazi. Nel mio caso, preferirei un contratto a lungo termine per sempre, che dover ogni giorno lottare con la necessità di cambiare".

(Pubblicato su Il Giornale, giovedì 5 settembre 2013)

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