lunedì 30 dicembre 2013

Potrà Google sconfiggere la morte?


Non ha nulla a che vedere con l'omonima città fantasma californiana, né con il famoso pirata britannico Calico Jack. La California Life Company (da cui l'acronimo Calico) avrà, peraltro, un ritorno d'immagine molto meno sinistro, se sarà possibile rispondere affermativamente alla domanda comparsa in questi giorni sulla copertina del Time: "Potrà Google sconfiggere la morte?". Domanda a dir poco sensazionalistica, ma solo apparentemente velleitaria e presuntuosa, se si pensa che alle sue spalle si celano due figure di massimo grido dell'intellighenzia globale: Larry Page, co-fondatore e attuale ceo di Google, e Arthur Levinson, chairman ed ex-ceo di Genentech, società di biotecnologia specializzata in studi sul Dna ricombinante, e membro del Consiglio di amministrazione di Apple. Il riferimento è una nuova società, battezzata, appunto, Calico, che intende raggruppare le migliori menti internazionali impiegate nel campo della biologia molecolare, della fisiologia umana, della gerontologia, per far luce su tutti i meccanismi che determinano l'invecchiamento, e quindi la morte. Attraverso il loro lavoro congiunto, sostenuto, prevedibilmente, da budget di tutto riguardo, si spera di poter entro una decina di anni, massimo una ventina, individuare una sorta di "elisir di lunga vita", che possa di fatto annullare gli effetti della vecchiaia, trasformandoci tutti in rispettabili highlander. Come? Questo è ancora da vedere, tuttavia si sa da dove partire, per esempio dalle tartarughe, dalla specie Emydoidea blandingii, le cui femmine, a ottanta anni suonati, depongono ancora le uova, senza mostrare alcun cedimento "strutturale". Non sono gli unici animali dotati di simili prerogative. Anche fra i pesci e gli anfibi ci sono specie che sembrano non conoscere l'invecchiamento. E lo stesso accade in creature "inferiori" come le meduse, tipo la Tuttitopsis dohrnii che, dopo la fase riproduttiva, anziché morire, scivola in fondo al mare ritornando allo stadio iniziale di polipo (un po’ come se una farfalla, prima di spiccare l'ultimo volo, si ritrasformasse in bruco). I topi, certo, non sono altrettanto longevi, tuttavia è grazie ai test condotti su questi roditori che è stato possibile valutare l'opportunità di modificare un solo gene per allungare la loro vita del 65%. Lo conferma Cynthia Kenyon, luminare della University of California di San Francisco, interessata soprattutto all'universo dei nematodi; i Caenorhabditis elegans vivono in media due o tre settimane, ma alterando la loro genetica è possibile farli andare avanti per sei settimane. E non è un caso che la Kenyon sia anche a capo della Elixir Pharmaceuticals, azienda che mira a "estendere la durata e la qualità della vita umana". Ma per l'uomo è sicuramente tutto più complicato, partendo dal presupposto che siamo una specie complessa, e che è inverosimile pensare che possa esistere una sorta di semplice e banale interruttore molecolare che - "pigiando" off - possa annullare gli effetti della senescenza. C'è chi, addirittura, è convinto che non si arriverà da nessuna parte, come Leonard Hayflick, gigante della gerontologia mondiale, secondo il quale «nessun intervento rallenterà, arresterà, o invertirà il processo di invecchiamento negli esseri umani». Contrario alle tesi della Kenyon, sostiene che gli studi della scienziata non spiegano la possibilità di annullare la vecchiaia, ma solo il rafforzamento fisico di determinate specie, prerogativa essenziale per difendersi dalle malattie e campare più a lungo. Ma Google, evidentemente, non vuol farsi condizionare e va avanti per la sua strada: «Con una speranza di vita più lunga, pensando in grande riguardo a salute e biotecnologia», dice Page, «credo che possiamo migliorare milioni di vite». 

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