Sorgerà entro il 2023, a Stoccolma, il
grattacielo in legno più alto del mondo. 34 piani di architettura
bio-sostenibile, ideata dalla CF Moller Architects in collaborazione con Dinell
Johansson. Se si esclude la parte interna in calcestruzzo, indispensabile a
reggere la struttura, tutto il resto sarà realizzato con prodotti derivanti
dall’industria del legname. Massima l’attenzione riservata all’energia pulita.
Si pensa infatti a un sistema basato sull’azione di pannelli fotovoltaici in
associazione a una pompa geotermica, in grado di ricavare calore direttamente
dal sottosuolo. Altrettanto significativo l’aspetto legato al design, con lo
sviluppo di una silhouette architettonica elegante e raffinata, capace di
fornire ai vari appartamenti e uffici che la comporranno, la massima
luminosità. Qua e là sparsi dei giardini pensili, punto ideale per
socializzare, ma anche strategia vincente per non disperdere calore. La
struttura ospiterà inoltre orti urbani, asili nido e depositi di biciclette.
La nascita del nuovo e
avveniristico grattacielo scandinavo coincide, dunque, con una nuova esigenza
urbanistica: dare vita a costruzioni che prima di ogni altro parametro,
rispettino l’ambiente. Fino a una decina di anni fa la priorità di città e
nazioni era, infatti, dimostrare la propria “potenza” costruendo i grattacieli
più alti o più “originali”: si va dall’Empire State Building statunitense,
realizzato nel 1929, alto 381
metri , per arrivare ai giganti dell’estremo oriente,
come la Shanghai Tower ,
alta 632 metri ,
iniziata in Cina, nella città omonima, nel 2008 e non ancora finita. Oggi,
invece, si lavora soprattutto in funzione dell’eco-sostenibilità. Importa meno
far sapere al mondo di essere capaci di costruire dei grattacieli giganteschi;
ma è fondamentale rendere noto che si è in grado di progettare costruzioni
ragionando in termini ecologici. L’opera che vedrà la luce a Stoccolma, di
fatto, è solo l’ultimo esempio di un progetto architettonico esplicitamente
green. Ce ne sono in fase di elaborazione un po’ in tutte le città del mondo,
alcuni già conclusi: Rotterdam (Urban Cactus), Londra (Waugh Thistleton
Residential Tower), Dubai (Burj Al-Taqa), New York (Hearst Tower), sono alcuni
esempi.
La stessa città di Milano sta
lavorando per anteporre l’aspetto ambientale alla boria di espandere i propri
confini verso il cielo. Il riferimento è alla Torre di Porta Nuova Garibaldi,
l’edificio più alto d’Italia. 231
metri di pareti splendenti, figlie di un approccio
ingegneristico di grande spessore, colpisce tanto per la sua modernissima
linea, quanto per l’eccezionale attenzione che è stata riservata al risparmio
energetico e agli stratagemmi per consumare meno e risparmiare di più. Fa parte
di un compound di tre edifici che hanno rivoluzionato lo skyline meneghino, da
poco premiati con la prestigiosa
“certificazione di sostenibilità Leed Gold”. Si sono ottenuti importanti
risultati come il 22,5% di risparmio energetico totale (rapportato a un
complesso architettonico analogo); il 37,3% di riduzione dell’utilizzo di acqua
potabile; il 100% di riutilizzo di acqua piovana. Per non parlare dei numerosi
materiali utilizzati per la sua costruzione, derivanti dal riciclo, comprese
frazioni di metalli ferrosi con cui è stata realizzata la famosa guglia della
Torre.
In India desta altrettanto scalporela Namaste
Tower (dal nome di un saluto indiano), grattacielo che
dovrebbe essere pronto fra un paio d’anni, a Mumbai. Alto “solo” trecento
metri, è stato pensato per impattare il meno possibile sull’ambiente. È infatti
munito di collettori solari termici, dai quali deriva il 12% dell’acqua
utilizzata dai clienti del futuro hotel. Anche qui, come nel caso di Stoccolma,
si riflette sulla realizzazione di giardini pensili ideati non solo per
isolare, ma anche per migliore la qualità dell’aria di appartamenti, uffici e
sale conferenze. Notevole, infine, anche l’esperienza del Bahrain World Trade
Center Towers, concluso nel 2008
a Manama, capitale del Baharain. Alto 240 metri ha ricevuto
numerosi riconoscimenti per la sua progettazione in chiave “green”; funziona
grazie all’azione di tre eliche da 225kW, in grado di fornire 1100 megawatts
all’anno, circa il 15% del consumo energetico totale.
In India desta altrettanto scalpore
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