Protagonista di
questa storia è Connor Rabinowitz, cittadino di Minneapolis, USA, vittima di
una patologia cardiaca di origine genetica. Raggiunta la maturità abbisogna di
un cuore nuovo che arriva da Kellen Roberts, 22enne perito durante un
incidente. Dopo un anno dall'intervento decide di mettersi in contatto con la famiglia
Roberts per ringraziarla. E qui avviene una specie di miracolo. Rabinowitz
incontra la sorella del donatore, Erin Roberts, e s'innamora perdutamente di
lei; a prima vista. «Entrambi abbiamo avuto la netta sensazione che Kellen
abbia voluto unirci», rivela, oggi, Connor. Ma come sono andate esattamente le
cose e come si pronuncia la scienza in casi simili?
E' il 2004.
Connor ha 17 anni. Di tanto in tanto non sta bene. A novembre accusa i banali
sintomi di un'influenza. Si sveglia sudato nel pieno della notte e ha la
febbre. Ma le analisi rivelano tutt'altro: il suo cuore non è più autonomo, per
sopravvivere ha bisogno di un trapianto. Inizia la spasmodica attesa di un
donatore. Kellen abita nel South Dakota, e sciaguratamente finisce a fare pugni
per un motivo qualunque. Cade e pesta la testa sul cordolo di un marciapiede. Le
ferite sono gravissime. E in poco tempo spira. La famiglia è d'accordo nel
volere donare i suoi organi; uno dei quali, il cuore, giunge a Connor. Il
ragazzo malato si salva e riprende a condurre una vita pressoché normale, anche
se non è facile abituarsi a ridere e a scherzare grazie al cuore di un altro.
«Mi sentivo indegno», racconta Connor a un tabloid inglese, «non è stato facile
superare i problemi psicologici derivanti da un intervento come il mio». Lo
aiuta, però, un'idea: scrivere una lettera di ringraziamento alla famiglia
Roberts.
C'è l'anonimato
per la famiglia del donatore, ma attraverso una serie di passaggi burocratici riesce
a mettersi in contatto con Nancy, la madre di Kellen. «La signora Roberts ha
messo la sua mano sul mio petto, ed è stata un'esperienza unica», dice Connor;
«in quel frangente ho visto Erin per la prima volta». L'attrazione è reciproca,
ma c'è il timore che possa trattarsi di suggestione e, comunque, c'è il vincolo
della differenza di età: lei è di otto anni più grande. Si lasciano, ma tornano
in contatto nel 2010, grazie a Facebook. Con il social network le cose
cambiano. «Era ancora troppo giovane per me», rivela Erin, «tuttavia dopo
averlo risentito non sono più riuscita a non pensare a lui». C'è solo il
problema del domicilio: Connor abita a Minneapolis, Erin a Seattle. Inizia una
relazione a distanza, spesso ostacolata dalla famiglia di lei, non ancora
convinta di un amore così "particolare". Qualcuno le chiede se non le
sembra di avere una relazione con un fratello o un cugino. Ma ai veri sentimenti
è impossibile negarsi. Insieme ripartono da Seattle, dove ancora oggi la loro
incredibile love story va avanti, vegliata da quel che loro stessi definiscono
un "angelo custode" molto speciale: «Quando sento la mancanza di mio
fratello, appoggio la guancia sul petto di Connor e gioisco nel sentire un
cuore così energico e vitale».
La vicenda di
Connor ed Erin non è unica. Altrettanto clamore ha fatto la notizia di Claire
Sylvia, 47enne americana che ha ricevuto nel 1988 cuore e polmoni. S'é
risvegliata con un'incredibile voglia di birra e con un debole per le donne
piccole e bionde; benché prima dell'intervento fosse astemia ed eterosessuale.
In seguito ha scoperto che il donatore era un diciottenne fidanzato con una
ragazza di bassa statura, amante di pinte e patatine fritte. La scienza va
cauta, tuttavia le statistiche ritengono che, almeno in un caso su tre, ricevendo
l'organo di un'altra persona, si finisce per assomigliare un po’ al donatore. Si
parla di "memoria cellulare". Ma l'intellighenzia scientifica smentisce:
a parte i neuroni, le altre cellule vengono continuamente sostituite. Restano i
sentimenti, certo, evidentemente tutt'altra cosa.
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