Impossibile rendercene conto, ma siamo in
costante movimento, anche quando crediamo di essere immobili: nello stesso
istante, infatti, ruotiamo intorno all’asse terrestre, al Sole e a un braccio
della Via Lattea. Ma questo eccezionale dinamismo cosmico è tutt’altro che
stabile: nel tempo, le distanze fra i corpi celesti e le forze attrattive che
regolano le interazioni fra stelle e pianeti, cambiano. Significa che non siamo
mai nello stesso punto dell’universo e che, in pratica, ogni giorno è
leggermente diverso da un altro. Ecco perché non esiste un orologio in grado di
misurare perfettamente il trascorrere del tempo. È un piccolo paradosso:
esistono, infatti, gli orologi atomici, ma sono troppo precisi e di tanto in
tanto devono essere sincronizzati con il reale cammino della Terra. L’ultima
sincronizzazione avrà luogo questa notte; ed è il motivo per cui l’imminente Capodanno
durerà un secondo in più rispetto agli altri.
La Terra, poco dopo la sua formazione,
ruotava intorno al suo asse molto più velocemente di oggi; derivò dalla
nebulosa che dette origine anche al Sole, poco più di 4,5 miliardi di anni fa. Il
giorno durava molto meno. Oggi dura sempre di più; da un secolo a questa parte,
1,7 millisecondi in più. Non cambia nulla, ma racconta molto della natura che
ci circonda. La Terra varia la corsa intorno al proprio asse, in base alla
distanza della Luna e alla forza attrattiva esercitata dal nostro satellite. La
Luna si allontana sempre più dalla Terra, di circa quattro centimetri ogni
anno, e contemporaneamente spinge meno la “trottola” terrestre. Un fenomeno conclamato
a livello cosmologico, che si verifica al contrario su quei satelliti che ruotano
in senso antiorario, e anziché allontanarsi dal pianeta di riferimento, si avvicinano;
è il caso che lega, per esempio, Tritone a Nettuno.
L’attività satellitare non è l’unico
fattore a influire sulla rotazione terrestre. Anche in seguito ai movimenti dei
ghiacciai o a fenomeni orogenetici particolarmente intensi gli orari sballano. D’altra
parte può accadere che la rotazione aumenti la sua velocità momentaneamente per
via dell’attività tellurica (terremoti); il forte sisma che sconvolse l’Indonesia
nel 2004 provocò un’accelerazione di tre microsecondi. Come si fa, dunque, a
calcolare esattamente il tempo? Si ricorre al cosiddetto secondo intercalare,
leap second, tenendo conto che ogni cinquecento giorni si accumula un secondo
di discrepanza fra il tempo registrato dagli orologi atomici e quello dettato
dalla rotazione; e che per secondo si definisce una specifica vibrazione
dell’atomo di cesio, resa nota nel corso della 13esima conferenza generale dei
Pesi e delle Misure, tenutasi nel 1967. L’aggiustamento è periodicamente
proposto dall’International Earth Rotation and Reference Systems Service,
diviso fra la sede di Parigi e quella di Washington.
L’ultimo secondo è stato aggiunto il 30
giugno 2015; procedura attuata ventisei volte dal 1972 a oggi. Non ci sono
stati cambiamenti dal 1999 al 2005. E i computer? Anch’essi si aggiorneranno. Google
si adeguerà spalmando i vari millisecondi del ritardo in un arco di venti ore. Così
ogni secondo risulterà più lungo di 13,9 microsecondi e permetterà di
completare l’allineamento. Appuntamento,
dunque, per questa notte, in cui il brindisi avverrà come sempre allo scoccare
della mezzanotte, ma all’una ci sarà l’introduzione ufficiale del secondo
intercalare. Un’ora dopo il momento critico, per via del meridiano di
Greenwich, la longitudine zero da cui si cominciano a contare le ore.
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