«Ma mettiamoci nei panni dei nostri progenitori: ogni volta che ascoltavano il rimbombo di un colpo, di un movimento, della caduta di un masso, era come se percepissero qualcosa di incredibile e fantastico. Oggi pare impossibile comprendere il mondo della fisica subatomica, per loro, invece, il mistero era tutto questo». Grazie a questi "miracoli" dell'acustica, quindi, i primi uomini impararono a esprimersi al meglio, convinti che gli spiriti o altre entità soprannaturali cercassero di mettersi in contatto con loro, fornendogli i presupposti per creare i primi capolavori. Lo studioso fa degli esempi concreti, parlando di grotte esplorate "acusticamente" in Europa e in Asia, territori dove l'uomo moderno giunse 40mila anni fa. Ma si rifà anche a opere megalitiche come Stonehenge, dove le esperienze acustiche erano al centro della funzionalità del famoso tempio. All'Università di Salford hanno appurato che Stonehenge funzionava come una cattedrale, dove riverberi e vibrazioni creavano atmosfere straordinarie per gli uomini dell'epoca, giustificabili solo con interventi "dall'alto", e in grado di accompagnare perfettamente i riti religiosi.
Qualcosa di simile accadeva in Perù, presso la civiltà di Chavin de Huantar, sviluppatesi nel 1500 a.C.. Qui un tempio e il suo labirinto hanno messo in luce aspetti di archeoacustica impensabili, concernenti prassi simboliche importanti, religiose e inevitabilmente connesse al mondo dell'arte. Concentrandosi, invece, sulle incisioni rupestri tradizionali europee, dove gli uomini hanno mostrato per la prima volta il loro talento, Waller è convinto del legame fra i soggetti scelti per le raffigurazioni e gli echi prodotti dal loro passaggio. Così si spiega il nesso fra i numerosi disegni riportanti bovidi o cervidi, il cui transito, nei pressi delle caverne, veniva fortemente amplificato, come per magia. I test hanno infine confermato che le caverne con i riverberi maggiori sono anche quelle caratterizzate dalle opere artistiche più belle e interessanti; comprese quelle più angoscianti, riportanti il calco di mani sanguinanti, un omaggio ai vecchi spiriti Memegwashi del Canada orientale.
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