Anfetamine e cocaina minano la
salute del cervello. I pericoli riguardano le ramificazioni dei neuroni
cerebrali, i dendriti, che mettono in comunicazione tra loro tutte le cellule,
e consentono il passaggio degli impulsi nervosi. In alcuni casi si è registrato
uno sviluppo anomalo delle masse dendritiche, in altri invece si è avuta una riduzione.
È stato inoltre appurato che le anfetamine e la cocaina riducono la capacità
del cervello di modificarsi in base alle esperienze di vita. Lo studio è stato
affrontato da Nora D. Volkov, del National Institute on Drug Abuse (NIDA) in
collaborazione con Bryan Kolb, dell’Università di Lethbridge in Canada, e da
Terry Robinson dell’Università del Michigan. I risultati sono stati diffusi
dalla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
I ricercatori hanno somministrato
per venti giorni anfetamine e cocaina ai ratti. Li hanno suddivisi in due
gruppi: una metà è stata destinata a gabbie “normali”, l’altra a un ambiente
più complesso caratterizzato da ampi spazi, tunnel, scivoli, ponticelli, e
giocattoli. I ricercatori hanno appurato che le droghe possono inibire la
capacità di rielaborare le esperienze fatte, ed è in pratica come se una parte
di cervello si atrofizzasse. In particolare, nei ratti osservati in un contesto
ambientale differente dal solito, è stata messa in risalto una densità maggiore
dei dendriti; negli altri invece, a seconda dell’area del cervello presa in
considerazione, sono stati evidenziati sia un aumento che una riduzione della
massa dendritica.
L’esperimento canadese si è
concentrato su due zone cerebrali specifiche: il nucleo accumbens e la
corteccia parietale. Il primo, già preso in considerazione anche dai
ricercatori del Centro CNR per la Neurofarmacologia di Cagliari, presso il
Dipartimento di Tossicologia dell’università, è preposto a determinate funzioni
sensoriali: è al suo interno che è stata individuata un’area sensibile al
consumo di ecstasy e di altre sostanze; un dato che conferma il ruolo deleterio
anche delle droghe cosiddette “leggere”. La corteccia parietale superiore e
quella parietale inferiore costituiscono invece il lobo parietale superiore: è
la zona predisposta all’utilizzo corretto degli arti, e alla coordinazione dei
movimenti.
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