martedì 22 novembre 2016

Le camere segrete della Grande Piramide di Giza


C'è chi pensa che anche girando sotto sopra l'Egitto, non verrebbe fuori granché. L'egittologia - scienza che prese piede ufficialmente nel 1809, con la pubblicazione Description de l'Egypte voluta da Napoleone - ha fatto passi da gigante, e tutte le grandi scoperte sembrano ormai appannaggio del passato (o di qualche film alla Indiana Jones). Non tutti però sono d'accordo. Perché la tecnologia migliora e oggi sono possibili ricerche che anche solo pochi anni fa non potevano essere affrontate. E' dunque sulla base di questa considerazione che alcuni scienziati della facoltà di Ingegneria del Cairo, affiancati da esperti del French HIP Institute, affermano di avere portato a termine un grande risultato: l'individuazione di due stanze segrete nella famosa piramide di Cheope.

E' una delle costruzioni più note e importanti del panorama artistico egiziano e mondiale. Detta anche Grande Piramide di Giza, risale al 2.560 a.C., e rappresenta la tomba del faraone Khufu, appartenente alla IV dinastia, nel Regno Antico. Raggiungeva i 146 metri e fino alla costruzione della cattedrale di Lincoln, in Inghilterra, rappresentò l'edificio più grande del mondo. La struttura architettonica è stata passata al vaglio dello ScanPyramids project, iniziato lo scorso ottobre; e ora in pieno svolgimento per ciò che riguarda altre costruzioni della piana di Giza. Si basa sull'impiego della muografia, tecnica in grado di "leggere" il cammino dei muoni, particelle subatomiche riconducibili ai raggi cosmici che giungono sulla Terra dallo spazio (parte della famiglia dei leptoni, con l'elettrone e i neutrini). «Viaggiano quasi alla velocità della luce, obbedendo a un flusso di circa 10mila metri quadrati al minuto», dicono gli esperti dello ScanPyramids project. «Sono particelle che possono attraversare metri e metri di pietra prima di essere assorbite». Gli scienziati hanno evidenziato delle anomalie strutturali nei pressi di uno dei principali corridoi interni della Grande Piramide e in corrispondenza del crinale nord-est, a circa 105 metri dal suolo; avvalendosi non solo della ricerca "muonica", ma anche dell'azione dei raggi infrarossi e della modellazione in 3D.

Come si intuisce la presenza di camere segrete? I muoni non viaggiano in modo uniforme, e sono pertanto capaci di suggerire le differenze che caratterizzano i materiali che attraversano; possono infatti essere assorbiti, ma anche deviati se finiscono contro una superficie più densa e compatta. Usando questo sistema si può dunque verificare la presenza di vani o zone nascoste che prima d'ora non erano mai venute alla luce. Una teoria, per la verità, che ha ancora bisogno di conferme. E non è un caso che il team abbia deciso di proseguire gli studi per un altro anno, promettendo nuovi risultati nei primi mesi del 2017; sotto la supervisione del Consiglio delle antichità egizie; dunque di Zahi Hawass, autarchico boss dell'egittologia da un ventennio a questa parte.

Il suo parere è ambiguo. Si pronuncia con riserva, dicendo che già in altri casi si erano avuti traguardi simili, senza grandi risultati pratici. Parla, infatti, di "anomalie", non di "cavità". «La piramide presenta al suo interno pietre di varie dimensioni», dice Hawass, «situazione che può portare a interpretare l'esistenza di cavità più grandi del normale».

C'è un caso clamoroso che non ha ancora smesso di fare rumore. Lo scorso anno, infatti, l'egittologo Nicholas Reeves affermò di avere scoperto due camere segrete adiacenti la tomba di Tutankhamon, leggendario faraone bambino della XVIII dinastia. L'intellighenzia scientifica sobbalzò, perché poteva essere davvero stato risolto uno dei più grandi misteri dell'archeologia: il luogo dove è sepolta Nefertiti, bellissima sovrana, moglie di Akhenaton, il faraone che portò in Egitto il monoteismo. «Sono sicuro al 70 percento che troveremo qualcosa», rivelò Reeves. Ma le cose piano piano si sgonfiarono. Fino alla seconda conferenza annuale su Tutankhamon tenutasi a maggio di quest'anno, che ha del tutto ridimensionato la scoperta: «Non abbiamo prove conclusive», ha rivelato Khaled El-Enany, nuovo ministro egiziano delle Antichità, «sarà la scienza a parlare».

Insomma, in entrambi i casi, Cheope e Tutankhamon, sarà necessario riaggiornarsi per capire fino a che punto la muografia sia attendibile e in che modo sarà possibile ridare lustro ad antichi tesori sepolti. Intanto vale la pena godersi il presente, e ricordare le sagge parole di Mehdi Tayoubi, dell'HIP Institute: «Molti studi condotti in passato non hanno avuto successo, ma hanno senz'altro contribuito a migliorare le nostre conoscenze sul mondo dell'antico Egitto. Così - al di là dei risultati che perverranno - dovrebbe essere interpretato il nostro lavoro: creare delle solidi basi per le missioni scientifiche e archeologiche del futuro».  

La piramide più grande del mondo
Cholula, Messico. E' qui che è stata individuata la piramide più grande del mondo. Piccolo particolare: si trova sotto una montagna. Cinquecento metri di larghezza, per sessanta di altezza, con scaloni enormi (un tempo erano 365, come i giorni dell'anno). Le analisi hanno valutato un coinvolgimento di 4,5 milioni metri cubi di pietrame, contro i 2,6 della piramide egiziana. Sono in realtà quattro costruzioni sovrapposte riconducibili alle opere dei Mixtechi, popolo indigeno mesoamericano che prosperò fino al XV secolo; prima della venuta dei conquistadores spagnoli. La sua costruzione risalirebbe al 300 a.C. In cima sorge un santuario cattolico dedicato a Nuestra Senora del los Remedios. Non esistono al momento progetti finalizzati al suo completo recupero.

I tesori di Olbia
Olbia, centro sardo, non smette di stupire gli archeologi. In questi giorni, durante i lavori per la rete del gas, sono venute alla luce cinque tombe di età romano imperiale, risalenti al II secolo a.C.. Sono stati rinvenuti scheletri completi, compreso quello di un bimbo, e gioielli, fra cui degli orecchini d'oro. Gli esperti della Sopraintendenza dei beni culturali affermano che il sito è collegato all'area di San Simplicio, dove nel 2011, in seguito agli interventi per la realizzazione dell'Urban Center, è stato scoperto un vero tesoro; comprendente anfore greche, arredi funerari, e tracce del tempio dedicato alla dea Cerere. E' l'ennesima prova della stratificazione storico-archeologica che caratterizza la cittadina sarda. Sono, infatti, state evidenziate nel tempo molte altre tracce del passato, che rimandano ai romani, ma anche ai fenici e ai cartaginesi, comprese mura di difesa risalenti al III secolo a.C..

Piccoli Indiana Jones all'opera
E' questo il succo dell'iniziativa messa in campo dal Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese, in collaborazione con il Centro Gulliver. Esperienze in cui potranno cimentarsi i ragazzi delle scuole elementari e medie, con laboratori come "Lo scavo archeologico", che prevede due ore di "lavoro sul campo" sotto la supervisione di un esperto; ci sarà anche il laboratorio di arte rupestre, per capire dal vivo come l'Homo di Cro-Magnon dipingeva sui muri; e si potranno colorare magliette seguendo temi particolari legati a epoche passate. L'Isolino Virginia, sede dell'iniziativa, sorge sul Lago di Varese, ed è uno dei luoghi più noti della preistoria europea, dove l'uomo ha prosperato per oltre 4mila anni: oltre a essere il più antico insediamento palafitticolo dell'arco alpino, dal 27 giugno 2011 è patrimonio mondiale dell'Unesco. 

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