giovedì 21 maggio 2009
Fra Parkinson e Alzheimer: la misteriosa sindrome di "Lewy Body"
È una malattia poco nota e di cui non si conosce una cura efficace, ma che rappresenta addirittura il 15% di tutte le malattie neurodegenerative. Gli scienziati e i medici spesso la confondono con il morbo di Parkinson o con la malattia di Alzheimer: assomiglia molto alla prima, ma ne differisce per via di sintomi riconducibili a fenomeni psicotici che nel Parkinson di solito non sussistono. Il riferimento è alla cosiddetta sindrome ‘Lewy Body’, una patologia neurodegenerativa caratterizzata dalla formazione di corpuscoli circolari all’interno del citoplasma delle cellule neuronali, i ‘corpi di Lewy’ (dallo scienziato F.H. Lewy che per primo li descrisse per primo nel 1912), identificabili correttamente solo in seguito a un’autopsia. Stefano Ruggieri, ordinario di clinica neurologica presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma spiega specificatamente che nella sindrome “Lewy Body” le psicosi sono di natura persecutoria o di gelosia, e che normalmente sono accompagnate da allucinazioni. “Ciò è dovuto al fatto che i corpi di Lewy impediscono alla corteccia cerebrale di fare il proprio lavoro – ha commentato Ruggieri - e distinguere ciò che è reale e ciò che non lo è nelle immagini prodotte dai nuclei basali”. Secondo gli studiosi italiani, sui pazienti ammalati di sindrome di “Lewy Body”, i farmaci per curare il Parkinson non hanno alcun effetto. Nella maggioranza dei casi infatti si giunge a un tracollo molto rapido dell’organismo, in cui la demenza prende il sopravvento, in modo analogo a quanto accade in coloro che sono colpiti da Alzheimer allo stadio avanzato. Speranze? Poche. Ma almeno la ricerca in questo senso, soprattutto in Italia, sta facendo passi da gigante. In particolare il team di Ruggieri è riuscito a riprodurre la formazioni dei corpi di Lewy in un modello animale: per fare ciò gli scienziati hanno provocato nei topi un’intossicazione cronica di MPTP, una variante della morfina di cui si è scoperto la capacità di indurre sintomi simili al Parkinson. È un traguardo molto importante, concludono i medici italiani, che consente di guardare alla malattia da un nuovo punto di vista, e che potrebbe in futuro portare a un metodo efficace per impedire la formazione dei corpi di Lewy, alla base della genesi del male.
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