martedì 5 maggio 2009

L'uomo che sussurra agli orsi

È alto 2 metri e 30 centimetri e pesa 360 chilogrammi. Il suo nome è Brutus e da ormai nove anni vive in stretto contatto con l’unico suo vero amico, il naturalista Casey Anderson. Brutus è un orso grizzly e con l’inseparabile compagno di vita fa di tutto: si siede a tavola a mangiare (compreso il giorno del Ringraziamento), va a passeggio e si fa delle belle nuotate in piscina. Ci sono le foto a testimoniarlo, anche se gli scettici dicono che siano state ritoccate con Photoshop (software che consente di truccare le immagine fotografiche). E invece è tutto vero: Brutus vive nella casa di Casey dal 2000. All’epoca Brutus era appena nato. Rimasto orfano – in una riserva naturale sovrappopolata – aveva poche chance si cavarsela. Due le possibilità: essere allevato in cattività o, nella peggiore delle ipotesi, venir ucciso. Poi, però, s’è fatto avanti Casey Anderson, da sempre appassionato di plantigradi, che ha deciso di prenderlo con sé e allevarlo come un bambino. Da allora sono passati appunto nove anni. E in questo arco temporale Brutus e Casey sono diventati inseparabili. “Non potrei stare senza di lui – rivela Anderson -. È il mio migliore amico e non è quantificabile l’affetto che mi regala ogni giorno”. La conferma del sentimento che lega i due la si è avuta anche ad agosto quando Casey è convolato a nozze. Praticamente il grizzly ha fatto da testimone all’evento. Anderson si è infatti sposato con Missi Pyle - attrice americana conosciuta sul set proprio grazie a Brutus, ingaggiato per un lungometraggio – con l’animale al suo fianco, per la gioia di tutti gli invitati alla cerimonia nuziale. In realtà, dietro questa incredibile amicizia, si nasconde la volontà di Anderson di far sapere al mondo che gli orsi grizzly non sono gli animali feroci e assetati di sangue che si vuole far credere. Secondo il ricercatore sono molto intelligenti, nulla da invidiare ai cani, per esempio, amici dell’uomo per antonomasia. Hanno inoltre una spiccata personalità e sono molto sensibili. Il contrario di certe descrizioni fornite dai media o dal cinema, benché ogni anno si riscontrino attacchi da parte di plantigradi. “Quando si sente parlare di un orso grizzly è sempre e solo perché c’è stato qualche episodio cruento – dice Anderson -. Invece si dovrebbe iniziare a parlare di loro per ciò che sono realmente, animali dotati di grande intelligenza e affettuosità, capaci anche di piangere, proprio come noi”. Casey dice che sull’argomento c’è molta ignoranza. Vivendo periodicamente a stretto contatto con gli orsi ha imparato molte cose della loro vita, abitudini e comportamenti. Questi animali non sono ‘mangiatori di uomini’. La loro dieta è onnivora, e i loro grandi artigli servono principalmente per estrarre tuberi dal terreno. La dieta del grizzly, quindi, raramente prevede la carne ed è dominata dai vegetali, in primo luogo erbe succulente, tuberi e bacche. In alternativa ama cibarsi di larve di insetti e di pesce, trote e salmoni. Saltuariamente si nutre di carogne. Anche sulla loro aggressività si è spesso scritto a sproposito, racconta il naturalista. I grizzly sono aggressivi solo dopo aver messo al mondo i piccoli. Ma non è altro che una strategia evolutiva. Gli orsi come Brutus infatti fanno pochi cuccioli, e quei pochi che nascono li difendono con tutte le loro forze. Parzialmente d’accordo con le tesi avanzate da Anderson c’è Massimo Avian, zoologo dell’Università di Trieste: “Senza nulla togliere all’indubbia entusiasmante esperienza di Casey – spiega Avian - vale la pena di precisare che comunque l’orso bruno (di cui il grizzly è una sottospecie, Ursus arctos horribilis) è strutturalmente un carnivoro, anche se con dieta onnivora, e mantiene i tipici comportamenti di un carnivoro. Anche i gatti domestici possono essere estremamente dolci ed affettuosi, ma, nonostante millenni di parziale domesticazione, quando giocano esibiscono i tipici comportamenti predatori, mordono, graffiano, eccetera. E non è infrequente che simili tentativi di “convivenza” siano finiti, prima o poi, tragicamente”.

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