domenica 21 giugno 2009

Sempre più donne preferiscono rimanere a casa dal lavoro per curare i figli

Per la prima volta dopo 40 anni il numero di donne lavoratrici in Usa diminuisce. Il picco si è avuto nel 2000 quando il 77% delle donne tra i 25 e i 54 anni era occupato. Sono i dati diffusi da Suzanne M. Bianchi, sociologa presso l’università del Maryland. Secondo la ricercatrice le donne all’inizio della cosiddetta “rivoluzione sessuale” credevano sarebbe stato più semplice conciliare figli e carriera. In seguito si sono rese conto che non è così e che, dunque, dovendo scegliere tra l’una o l’altra opportunità alla fine prevale il desiderio di fare la mamma.“Gran parte delle donne – spiega la studiosa statunitense – fino al 2000 era convinta della possibilità di lavorare a tempo pieno e di dedicarsi contemporaneamente alla famiglia. In verità non è stato così. Nessuna di noi si rendeva conto di quanto sarebbe stato complicato”. In Europa il tasso di occupazione femminile è attualmente del 55,7%. Le nazioni con la migliore condizione occupazionale femminile sono Svezia, Finlandia e Danimarca. Considerando esclusivamente le donne di età compresa tra i 20 e i 49 anni sono occupate il 75,4% delle donne senza bambini mentre lo è il 61,1% di quelle con prole. Tra gli uomini i papà occupati sono il 91,2%, contro l’85,6% di chi non ha figli. Secondo un rapporto Isfol (Istituto per la Formazione dei Lavoratori) il parttime sta prendendo sempre più piede. Tra le possibilità di lavoro più utilizzate ci sono quindi il parttime (19%) e il contratto di apprendistato (14%). Seguono il lavoro occasionale e accessorio (9%) e il lavoro a progetto (7%). Per quanto riguarda l’Italia le aziende del nord utilizzano più delle altre il lavoro a progetto e il lavoro occasionale, mentre il contratto di apprendistato è maggiormente apprezzato dalle imprese del centro. Nel Belpaese ad aumentare sono soprattutto le donne manager. Secondo il “Quarto Rapporto sui trattamenti economici e processi di sviluppo dei dirigenti del settore industriale” - realizzato da Federmanager, l’organizzazione che rappresenta i dirigenti del comparto industriale - si è passati dal 4,8% del 2002 al 5,4% di oggi.

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