venerdì 5 giugno 2009
Aumentano i casi di giovanissimi che vorrebbero essere "quelli che non sono per natura"
Aumentano i casi di bimbi con problemi di identità sessuale. Il disturbo colpisce soprattutto i maschi, che convivono con la difficoltà di non riuscire a gestire il desiderio di “essere quelli che non si è per natura”. Un problema che se non viene affrontato in maniera corretta può portare a gravi deficit comportamentali e sofferenze psichiche anche notevoli: due terzi di chi ha problemi di questo tipo diventa omosessuale o un soggetto caratterizzato da conflitti interni assai difficili da gestire. A diffondere la notizia sono gli esperti del SAIFIP, centro di consulenza e sostegno rivolto a coloro che intendono chiedere la “rettificazione di attribuzione del sesso” (presso l’ospedale San Camillo di Roma). Il servizio, attivo dal 1992 per individui dai 18 anni in su, ha recentemente dato vita a un centro psicologico per minorenni in difficoltà. In particolare da un paio d’anni a questa parte sono una decina i piccoli (dai 5 ai 17 anni) che hanno potuto usufruire del sostegno degli esperti. Cinque i segnali che dovrebbero indurre un genitore a valutare la possibilità che il proprio figlio sia affetto dalla particolare sindrome: il desiderio esplicito di voler essere dell’altro sesso; la volontà di vestirsi e acconciarsi come una bambina; preferire le femmine ai maschi nel gioco, e in generale i giochi delle femmine a quelli dei maschi; in attività come le recite voler far sempre la parte della “donna”. Se sono evidenti almeno quattro di queste condizioni significa che è meglio prendere provvedimenti. Secondo gli esperti le persone con un disturbo dell’identità di genere (detti anche transessuali, da non confondersi con i travestiti) vivono fin da piccoli la terribile sensazione di esser nati nel corpo sbagliato. Vorrebbero appartenere al sesso opposto, essere quindi una donna invece di un uomo, o viceversa. Si stima che un uomo su 11.900 e una donna su 30.400 abbia un disturbo dell’identità di genere. Le cause? Fino ad ora non si è fatta molta ricerca in questa area e si conosce poco sull’argomento. Sicuramente entrano in gioco molteplici aspetti primi fra tutti il patrimonio genetico e l’educazione ricevuta.
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