martedì 13 maggio 2008

La vita iniziava a 40 anni. Oggi arriva la depressione

La vita inizia a quarant’anni? Forse in passato, quando entro i quarant’anni venivano risolti praticamente tutti gli obiettivi fondamentali della vita - figli, casa, lavoro – e si ritornava a godere del tempo libero e della voglia di fare e sperimentare. Ma oggi le cose sono cambiate. Oggi a quarant’anni c’è gente che la vita deve ancora costruirsela, spesso ponendosi obiettivi troppo grandi, irraggiungibili e inimmaginabili. Il risultato? Che negli anni Duemila a quarant’anni si sta peggio di una volta e che è proprio questa l’età in cui patologie come la depressione tendono a farsi sentire di più. È quanto si evince da uno studio divulgato dal Social Science & Medicine e condotto da scienziati dell’università di Warwick in Inghilterra e del Dartmouth College in Usa. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 2 milioni di persone provenienti da 80 paesi diversi. Hanno visto che il picco della depressione coincide, in media, con i 44 anni di età, mentre la malattia risulta meno presente nei giovanissimi e negli anziani. Nelle donne in genere inizia prima, intorno ai 40 anni, negli uomini più tardi, verso i 50 anni; in realtà, questa disparità di generi, è stata riscontrata soprattutto negli Stati Uniti, mentre negli altri Paesi la forbice è meno evidente. Secondo gli studiosi angloamericani queste conclusioni si differenziano notevolmente da quelle formulate fino ad oggi. Unanimemente, infatti, si considerava la depressione una malattia che colpiva egualmente tutte le classi di età. E anzi, in alcuni casi, si sottolineava come certe difficoltà legate alla salute mentale coincidessero soprattutto con la giovinezza – età in cui si inizia a farsi strada nel mondo – e la vecchiaia – periodo dell’esistenza legato alla senescenza, alle malattie, e alla solitudine. Andrew Oswald, dell’università di Warwick, sostiene che la malattia può interessare ogni classe sociale: “Può riguardare donne e uomini, single e coniugati, ricchi e poveri, coppie con o senza figli”. Tuttavia aggiunge che non è molto chiaro il motivo per cui siano specialmente i quarantenni a rimetterci. Si possono solo fare delle ipotesi: “In primo luogo il disagio potrebbe insorgere quando ci si rende conto che certi obiettivi che ci si era prefissati da giovani non possono essere raggiunti – commenta lo studioso -. Altrimenti si può considerare l’ipotesi che a questa età si cominci a riflettere sul significato più intimo della vita, soffermandosi magari su coetanei che hanno compiuto cammini diversi dai nostri e più produttivi”. In ogni caso il male può essere curato e gestito. Non insorge dall’oggi al domani e lascia tutto il tempo per correre ai ripari. A disposizione dell’uomo ci sono parecchie terapie in grado di affrontare efficacemente i disturbi dell’umore. “Ci sono infine settantenni che godono della salute mentale di un ventenne – continua lo studioso -. Un dato dal quale dovrebbero partire tutti coloro che si trovano a dover affrontare la crisi di mezza età, per capire che la depressione può essere una fase normale dell’esistenza, dalla quale prima o poi si viene fuori”. Ma da cosa dipende esattamente la depressione? “La teoria più recente spiega l’insorgere della depressione sulla base dell’interazione di tre fattori: vulnerabilità personale, eventi stressanti e scarse abilità sociali – ci spiega Gianni Lanari, presidente del Centro Italiano Sviluppo Psicologia (Roma) - Si ipotizza quindi che alcune persone abbiano una predisposizione congenita (deficit di neurotrasmettitori, alterazioni ormonali) che le rende più vulnerabili nel caso di scontro con eventi negativi di perdita (lutto, divorzio, separazioni). Relativamente a questo studio possiamo confermare l’ipotesi di esordio della malattia intorno ai 40 anni, considerata una fascia di cambiamento dell’individuo”. In Italia soffrono di disturbi depressivi tra l’8 al 15 percento degli italiani con un'incidenza doppia per le donne rispetto agli uomini. Tenendo per buona la percentuale dell’8 percento è facile calcolare in circa 5 milioni gli italiani sofferenti a vario livello di depressione.

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