lunedì 12 maggio 2008

Perchè lui la vuole giovane e lei invece maturo

Uomini di una certa età e donne giovanissime insieme. Non è uno standard, tuttavia è un’esperienza che molte coppie hanno scelto di affrontare; come se, più o meno inconsciamente, le donne fossero fisiologicamente attratte dall’uomo maturo, e similmente, quest’ultimo, dalle donne molto giovani. Solo guardando allo star system scopriamo che ve ne sono parecchie. Pensiamo per esempio al sessantatreenne Michael Douglas e alla sua partner, l’attrice trentottenne Catherine Zeta Jones; all’ottantaduenne Tony Curtis sposatosi con la quarantenne Jill Vandenburg; o alla playmate Anna Nicole Smith, deceduta alcuni mesi fa, che sposò l’89enne petroliere miliardario J. Howard Marshall quando avevo solo 26 anni. E ora uno studio inglese e pubblicato sulla rivista Biology Letters, dimostra che da un punto di vista prettamente evolutivo un matrimonio fra partner di età assai diversa è di buon auspicio per la discendenza. “Studiando popoli finlandesi vissuti nei secoli scorsi abbiamo scoperto che i mariti più anziani erano quelli che avevano il più alto numero di figli che sopravvivevano da adulti – ha ammesso Helle dell’università di Turku, che ha condotto lo studio con Virpi Lummaa dell’università di Sheffield e Jukka Jokela dell’ETH di Zurigo -. D’altra parte le giovani donne scandinave erano le più fertili, avevano alte chance riproduttive, ed erano molto attratte dagli uomini maturi, abili nella caccia e nella pesca e spesso socialmente realizzati”. In pratica nelle coppie in cui il marito era già anzianotto, mentre la donna era molto giovane, sussistevano i presupposti ideali per mettere al mondo più figli con maggiori possibilità di sopravvivenza. A questi curiosi risultati si è arrivati studiando da vicino una popolazione nomade finlandese, i Sami. I ricercatori anglosassoni hanno scartabellato polverosi tomi contenuti negli archivi parrocchiali scandinavi, per verificare le date di nozze, e le età in cui si era soliti sposarsi in quelle regioni, in un periodo storico compreso tra il 17esimo e il 19esimo secolo. Risultato: in generale fra marito e moglie c’erano pochi anni di differenza, come del resto accade da sempre anche dalle nostre parti, tuttavia la miglior discendenza – sia dal punto di vista numerico, sia da quello dello stato di salute – era quasi sempre legata alle famiglie formate da un padre in là con gli anni e una madre giovanissima. Non solo, la differenza di età ideale per mettere al mondo il più alto numero di figli sani era di 14,6 anni. In particolare, una padre Sami maturo era l’ideale per una giovane perché sapeva cacciare bene, conosceva tutti i trucchi della pesca, guidava alla perfezione greggi di renne e probabilmente era più ricco di un qualunque giovanotto suo conterraneo e potenziale rivale in amore. Un uomo di questo tipo era una garanzia per una donna: voleva dire essere certe di non patire la fame, e di non rischiare indigenza e povertà. Al maschio, invece, conveniva sposare una ragazza appena in età da marito, in quanto nessuno, meglio di lei, avrebbe potuto garantirgli (biologicamente) una degna discendenza. È noto infatti che il periodo più fertile per una donna è fra i 20 e i 25 anni, resta sufficientemente alto fino ai 35, subisce un considerevole calo dai 35 ai 40, e scende ancora di più oltre i 40: con l’età invecchiano i gameti femminili e aumenta il rischio di malattie connesse alla infertilità-sterilità. Nei dettagli gli studiosi hanno parlato di “fitness evolutiva” per spiegare la predisposizione di una coppia di questo tipo a tramandare i propri geni alle future generazioni. “Questo studio sembra indicare una componente genetica che guiderebbe gli uomini maggiormente verso la migliore scelta evolutiva possibile se non fossero attive altre variabili di contesto come quelle sociali e personali a complicare lo scenario – dice Antonio Armenia, psicologo e psicoterapeuta privato di Genova -. La sessualità è quindi un comportamento sociale particolarmente evoluto e complesso nell'uomo ma non disgiunto dal compito procreativo. La presupposta preferenza evolutiva per una compagna più giovane è presente sia nella antica popolazione Sami che nella nostra società. La prima dipende da un clima di lotta per la sopravvivenza, l’altra, il mondo dello spettacolo e dei VIP, da estrema comodità e ricchezza. In entrambe le situazioni prende piede comunque la spinta evolutiva automatica; in una per emergenza vitale, nell’altra per il maggiore prestigio e potere sociale dell’uomo famoso”.

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