venerdì 16 maggio 2008

Per contenere gli uragani urge deviare il Mississippi

Nel 2005 l’uragano Katrina si abbatté sul sud-est degli Stati Uniti provocando la morte di qualche migliaio di persone. Ci furono danni per 100 miliardi di dollari. 1 milione di persone rimasero senza casa. 5 milioni furono private della corrente elettrica. New Orleans venne rasa al suolo per il 90 percento del suo territorio. Stime recenti dicono pertanto che l’uragano Katrina rappresenta la tempesta più devastante e costosa che abbia mai flagellato gli Stati Uniti dal 1900, anno dell’uragano Galverston che uccise tra le 8mila e le 12mila persone. Dunque cosa fare perché ciò non si ripeta più? È molto semplice: basta deviare il corso del Mississippi. È la risposta che hanno dato degli studiosi, provenienti da tutto il mondo, recentemente riunitisi a New Orleans per un convegno sulla salvaguardia delle coste del Golfo del Messico. Così facendo, sostengono gli scienziati, è possibile creare i presupposti per un rinforzamento naturale dei litorali, tale da impedire a fenomeni estremi come gli uragani di sconvolgere l’entroterra e le città in esso ubicate. Il Golfo del Messico è uno dei golfi più grandi del mondo, comprendente undici litorali tra cui quello della Florida, dell’Alabama, del Mississippi, del Texas e della Louisiana. Secondo gli esperti tutta questa zona è fortemente soggetta a erosione: questo significa che quando si abbatte sulle coste del Golfo del Messico un uragano, non trovando nessun impedimento naturale, finisce per distruggere facilmente tutto ciò che trova sul suo cammino. Dunque se si trovasse un modo di ripristinare il tratto di costa progressivamente cancellato dall’azione del mare, degli uragani, e di altri fenomeni legati all’azione delle acque, si potrebbe seriamente pensare di marginare il pericolo proveniente da tempeste come Katrina. Gli studiosi sono quindi giunti a pensare che uno di questi modi potrebbe essere proprio quello concernente l’incredibile ipotesi di modificare la foce del fiume Mississippi, il secondo fiume più lungo del mondo. “Una radicale diversione del corso meridionale del fiume è qualcosa che deve essere fatto - ha ammesso al New York Times James Hanchey, vice-segretario del Dipartimento Risorse Umane dello stato di New Orleans. Hanchey ha sottolineato le notevoli difficoltà che un’idea del genere arrecherebbe a geologi e ingegneri, tuttavia egli ritiene il progetto “una opzione sicuramente possibile”. Ma perché la deviazione del corso del Mississippi consentirebbe il ripristino delle coste del Golfo del Messico? La deviazione invierebbe le acque ricche di sedimenti del fiume - ogni anno il grande fiume ne scarica 200milioni di tonnellate nel Golfo del Messico - in aree paludose o di acque basse dove “il processo naturale delle onde, delle correnti costiere e delle tempeste contribuirebbe a ridistribuirli ricreando una linea di costa – ha spiegato Denise Reed, geologa dell’università di New Orleans che ha organizzato il convegno. D’accordo con Reed e Hanchey c’è anche Virginia R. Burkett, del United States Geological Survey la quale definisce questa proposta “l’unica soluzione plausibile per bloccare l’attività erosiva delle acque e fermare la furia degli uragani”.

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