lunedì 19 maggio 2008
Macché pazzo, Kandinskij aveva ragione. La pittura si può ascoltare come la musica
Vasil Vasilij Kandinskij, ideatore della pittura astratta, ne era convinto: i colori, i quadri, la pittura si possono ascoltare così come la musica, le note, il lavoro di un’orchestra si possono materialmente vedere. Un pazzo? A detto di alcuni sicuramente sì, eppure oggi sappiamo che le sue teorie corrispondevano a realtà. La conferma arriva da scienziati inglesi della University College di Londra i quali hanno concluso che la sinestesia, ovvero la capacità di usare un senso per percepirne un altro, è comune a tutti, solo che sono in pochi a rendersene conto. Come sono arrivati a ciò? Gli studiosi hanno reclutato 6 pazienti sinesteti e altri 6 normali. Ad ognuno di essi è stata fatta ascoltare della musica. Poi gli è stato domandato di disegnare ciò che vedevano: in pratica di tradurre in forme e colori ciò che la musica suscitava in loro. In seguito i ricercatori hanno mostrato i disegni delle 12 persone a 200 individui estranei all’esperimento (e non sinesteti), contemporaneamente facendogli ascoltare la stessa musica che avevano udito anche i partecipanti al test. Alle 200 persone gli specialisti hanno infine chiesto di indicare i disegni che, secondo il loro parere, erano più consoni alla musica diffusa. Risultato. Quasi tutti gli individui coinvolti hanno indicato i disegni dei 6 sinesteti come quelli più “inerenti” alla melodia, e alle note della opera musicale udita. Questo cosa significa? Secondo gli scienziati questa è la prova che anche le persone cosiddette “normali” in realtà sono in grado di vedere la musica e ascoltare la pittura. E dunque con opportuni esercizi è presumibile supporre che tutti possiamo diventare autentici sinesteti. Ma cos’è che succede nel cervello di una persona che consciamente o inconsciamente riesce a “miscelare” tra loro i sensi? I ricercatori rispondono a questa domanda dicendo che occhi e orecchie, gli organi deputati alla percezione della vista e dell’udito, sono tanto lontani tra loro, quanto vicini tra loro sono i neuroni che veicolano al cervello l’attività della retina e quella della coclea. Dunque alla luce di ciò appare chiaro che, una volta giunti a destinazione, gli input sensoriali con grande facilità possono risultare interscambiabili tra loro a livello cerebrale, determinando il tipico fenomeno detto appunto sinestesia. Aleksej Javlenskij, anche lui pittore e amico di Kandinskij, in particolare diceva: “Io volevo dipingere nuovamente i miei quadri incisivi e dai forti colori, ma avvertivo che non era possibile... dovevo cercare un nuovo linguaggio, un linguaggio più spirituale... Io sentivo dentro di me, nel mio petto, un organo, e dovevo tradurlo in colori. Questa era la chiave di tutto, portare quest’organo alla luce e tradurlo in suoni”. Adesso sappiamo che aveva ragione.
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