sabato 10 maggio 2008

Cuore Gattuso, piedi Alex. Supercampione fatto al pc

Un calciatore superdotato contraddistinto dalla classe di Del Piero, dalle gambe di Zanetti, dal cuore di Gattuso e da molte altre caratteristiche fisico-fisiologiche eccellenti rintracciabili in vari e rari geni del calcio italiano. Ci si immagina dunque un calciatore imbattibile ed insuperabile, il risultato di un patchwork alla Frankenstein, potenzialmente in grado di dominare ogni tipo di sfida, di scontro, di campionato; un mostro sacro che non avrebbe rivali e che consentirebbe di assicurare ai colori della propria squadra qualunque trofeo in circolazione. Tutto ciò è stato realizzato virtualmente, vale a dire davanti al monitor di un pc, da un team di scienziati italiani. Nei dettagli sono stati selezionati sette giocatori per tirarne fuori uno appena, la somma delle migliori attitudini calcistiche dei primi. Partiamo dal genio, dalla classe, dalla geometria applicata al movimento dei calciatori: il cervello di un giocatore come il milanista Andrea Pirlo. Il cervello di un fantasista alla Pirlo è fondamentale per il prototipo del giocatore di qualità. Secondo Fulvio Cuizza, psicologo dell’università di Udine, il cervello del rossonero è in grado di scannerizzare il campo nel migliore dei modi e dunque di prevedere meglio di chiunque altro dove e come si muoverà il pallone. È una prerogativa a esclusivo appannaggio dei cosiddetti registi. Il cuore? Quello di Gennaro Gattuso, Milan; parliamo di un cuore forte, resistente, poderoso, un cuore bradicardico, con un numero di battiti al minuto inferiore a sessanta. Luigi Colombo, docente presso la Scuola di medicina dello sport, ci racconta che cuori di questo tipo sono i cosiddetti “cuori da atleta”. Sono organi mediamente più grossi della norma, abituati a sollecitazioni continue legate al notevole sforzo fisico. I polmoni? Prendiamo quelli di Gianluca Zambrotta, terzino del Barcellona. Tutti conosciamo la sua straordinaria resistenza. È un calciatore che macina chilometri grazie alla straordinaria capacità dei suoi polmoni. La pneumologa dell’università di Ferrara, Annalisa Cogo, afferma che il segreto per un buon funzionamento polmonare è portare la ventilazione (volume d’aria inspirata ed espirata dai polmoni in un minuto) fino a 110-130 litri al minuto, considerato che in media non si supera 100 litri al minuto; in pratica a questi livelli (ai livelli di Zambrotta) non si ha quasi mai il fiatone. Andiamo avanti con le braccia: quelle di Luca Toni. Il calciatore, alto 193 centimetri, grazie alle braccia che si ritrova è capace di slanci notevoli che lo portano a svettare su tutti i difensori. Secondo Luca Gatteschi della Federcalcio non sono solo le braccia a far di Toni un campione super, ma anche le spalle robuste, di solito punti deboli dei calciatori. In questo gioco di copia e incolla il maratoneta per eccellenza dell’Inter, Javier Zanetti, ci è di aiuto per ciò che riguarda le gambe. Tutti hanno presente la muscolatura possente di questo campione, tuttavia il segreto del suo eterno trottare è determinato anche dalla grande flessibilità di esse e dalla notevole falcata. Roberto Pozzoni ortopedico milanese afferma che molti giocatori purtroppo vacillano in questo senso, poiché possiedono strutture scheletriche e muscolari che a lungo andare possono subire distorsioni, fratture, e strappi. A questo punto ci rimangono i piedi e le mani. Nel primo caso non possiamo che chiamare in causa Alessandro Del Piero. Alex ha dei piedi eccellenti anche sotto il profilo della robustezza e della resistenza. Stando, infatti, ancora una volta al parere di Pozzoni, anche in questo caso, la autonomia ossea del reparto scheletrico in esame, è fondamentale per un calciatore: sul piede poggia l’intero peso del corpo, e spesso la caviglia è uno dei punti deboli di un giocatore. Infine nell’ideale supercalciatore virtuale del calcio italiano non poteva mancare Gianluigi Buffon, il numero uno dei numeri uno; o meglio, le sue mani. Ha una presa infallibile, sicura e grintosa espressa da polsi e metacarpi nati apposta per preservare la porta dalle incursioni degli attaccanti più pericolosi. A riguardo, di nuovo Gatteschi, ci dice che il pericolo maggiore per un portiere è subire la frattura dello scafoide, l’osso più importante della mano.

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