sabato 3 maggio 2008

Animali "bizzarri": sono cento le specie da salvare

Le cento specie animali più bizzarre del pianeta? Verranno seguite e studiate meticolosamente da diversi team di zoologi per scoprire i loro segreti e salvaguardarle dall’estinzione. Sono animali di cui si sa poco o nulla, con caratteristiche particolari non presenti in altri esemplari delle loro famiglie. E di cui le persone comuni spesso ignorano addirittura l’esistenza. Al progetto fa capo la Zoological Society of London (ZSL). Partiti da una lista di 564 animali gli scienziati hanno portato infine il numero di specie da proteggere a cento. Ora di queste cento ne verranno selezionate dieci, per dare il via al progetto: è prevista una prima fase dello studio in cui verranno monitorati giorno e notte gli animali, e una seconda in cui si procederà con gli habitat per garantire la sopravvivenza delle specie maggiormente in crisi. In seguito saranno prese in considerazione le altre novanta specie, per un periodo complessivo di cinque anni. Ma vediamo da vicino alcune di queste simpatiche e sconosciute creature. Abbiamo l’ippopotamo pigmeo (Hexaprotodon liberiensis). È una vera e propria copia in miniatura dell’ippopotamo comune: misura ottantacinque centimetri di altezza, centocinquanta in lunghezza e pesa trecento chili. Vive nelle foreste umide tra la Liberia e la Costa d’Avorio. Si ciba di erbe, frutta e radici e vive anche lui in prossimità di laghi e fiumi. Il pipistrello calabrone (Craseonycteris thonglongyai) è il più piccolo mammifero del mondo: pesa meno di due grammi e produce escrementi che non sono più grandi della capocchia di uno spillo. È importante salvaguardalo perché ha iniziato il suo particolare percorso evolutivo ben 43 milioni di anni fa. “Se pensassimo a lui come a un’opera d’arte - dice Jonathan Baillie, a capo del progetto - sarebbe come perdere la Gioconda”. Il lori gracile abita le regioni meridionali dello Sri Lanka e ampie regioni dell’India: è una specie in via d’estinzione a causa della deforestazione. Il Loris tardigradus, questo il suo nome scientifico, è lungo 14 centimetri e non supera i 300 grammi di peso. Si presenta con un manto grigio rossastro e gli occhi circondati da due macchie nere separate da una stretta linea bianca sotto il naso. Il delfino bianco dello Yangtze (Lipotes vexilliefer) è stato addirittura dato per estinto pochi giorni fa da un team di studiosi americani. Gli scienziati hanno navigato il fiume per sei settimane senza incontrarne nemmeno uno. (Negli anni Cinquanta ce n’erano circa 6mila di delfini bianchi nello Yangtze. Poi il pesante inquinamento e lo stravolgimento dell’habitat provocato dalle industrie, l’impatto con le reti e la pesca illegale, che usa anche esplosivi, la costruzione della diga delle Tre Gole, ne ha sancito la drastica diminuzione. Nel 1997 – con l’ultimo censimento – ne sono stati contati appena 13 esemplari). Il baiji (così viene chiamato il delfino di fiume dai cinesi) è uno dei mammiferi più antichi di acqua dolce. È da 20 milioni di anni che nuota nel suo ambiente. Il gerbillo è un mammifero appartenente all’ordine dei roditori e alla famiglia dei Cricetidae. Il suo nome latino è Unguiculatus meriones. Questi animali abitano prevalentemente le zone aride, sterili e sabbiose della steppa asiatica. Per sfuggire ai nemici – per esempio alcuni uccelli rapaci - il gerbillo può contare su un paio di zampe posteriori che funzionano come delle molle e gli consentono di fare lunghissimi balzi. Il lemure aye aye (Daubentonia madagascariensis) è un primate nativo del Madagascar. Il primo a riconoscerlo fu uno zoologo tedesco nel 1775. La conferma della sua esistenza è avvenuta verso la metà del XIX secolo con gli studi del naturalista inglese Richard Owen. É l’unico rappresentante vivente del suo genere, della sua famiglia e del suo ordine (Chiromyiformes). La specie conosciuta più vicina all’aye-aye è l'aye-aye gigante(Daubentonia robusta), estintasi nei primi anni del Novecento. L’echidna (Echidna hystrix) è un marsupiale, come il canguro e l’ornitorinco. È una specie tipica dell’Australia. Ricorda da lontano il tipico riccio europeo: il suo corpo è infatti rivestito di spessi aculei che servono all’animale per difendersi dai predatori. L’echidna, lungo in media 45 centimetri, si nutre soprattutto di insetti, depone le uova e va per brevi periodi in letargo. Infine abbiamo il coniglio dei vulcani (Romerolagus diazi). È un animale che vive tra le montagne del Messico in gruppi di 5 o 6 esemplari: spesso è stato trovato oltre i 4 mila metri di quota. Ha abitudini notturne e non supera i 600 grammi di peso.

(Pubblicato su Libero il 25 gennaio 07)

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