La forma del nostro fisico potrebbe dipendere dalla forma della città in cui viviamo. Sono le curiose conclusioni di uno studio effettuato da scienziati canadesi. Secondo gli esperti in pratica urbanizzazione e salute vanno a braccetto, benché nessuno fino ad ora ne abbia mai parlato. Ma vediamo da vicino ciò che dice Lawrence Frank, professore di Urbanistica alla University of British Columbia di Vancouver. Secondo lo scienziato esistono due tipi di città: quelle compatte e quelle non compatte. Le prime sono città nelle quali ci sono vaste aree pedonali e dove ristoranti, club, e discoteche sorgono vicini alle aree residenziali. Il secondo tipo di metropoli concerne invece abitati in cui i servizi commerciali sono assai distanti dalle abitazioni; in più non ci sono zone pedonali, l’uso delle automobili è esagerato, e c’è una bassa densità di edifici grandi in centro. Conclusione: lo scienziato ha osservato che gli abitanti delle città compatte sono meno in carne di quelli delle città non compatte. Il che si traduce in una salute migliore dei primi rispetto ai secondi. Statisticamente Frank ha fatto notare che in media i cittadini delle città appartenenti al primo gruppo pesano dai 4 ai 5 chili in meno rispetto agli abitanti delle città non compatte. Non solo. Dallo studio emerge anche un altro dato interessante. La scolarizzazione, l’abitudine a fare sport e a nutrirsi in un certo modo sono anch’essi strettamente legati al tipo di urbanizzazione. In particolare Frank in questo caso sottolinea che le città del secondo tipo sono occupate soprattutto da persone con uno scarso livello culturale, poco avvezze alla buona cucina, e indifferenti allo sport. La ricerca di Frank conferma altri due studi recenti effettuati rispettivamente a San Diego e ad Atlanta (quest’ultimo ha coinvolto più di 10mila persone). In entrambi i casi è emerso che l’obesità è inversamente proporzionale ai chilometri di strade ciclabili e pedonali. Tra i contrari alle conclusioni degli esperti canadesi c’è soprattutto l’economista Matthew Turner dell’università di Toronto. Lo scienziato ha condotto uno studio analogo a quello di Frank per sei anni su un campione di circa 5mila persone. Dalla ricerca emerge che la relazione tra modello urbanistico e peso corporeo non è così importante come si vuole far credere: “Tracciando i movimenti quotidiani e il peso corporeo del campione preso in esame – ammette Turner - abbiamo stimato che l’effetto sulla salute di un modello urbanistico riconducibile alle città non compatte è zero o molto vicino allo zero”.
(Pubblicato su Libero il 30 gennaio 07)
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