Che si potessero genericamente tenere a bada con l’alimentazione determinate malattie non è una novità. È invece una novità il fatto che tramite specifici alimenti è possibile modificare il Dna di una persona e diminuire drasticamente i rischi di incorrere in una certa patologia. Diversi studi sostengono che ognuno di noi differisce da un altro essere umano (in media) per lo 0,1 percento del patrimonio genetico: può sembrare irrilevante ma è sufficiente a far sì che perfino un fratello gemello soffra di malattie completamente diverse dall’altro. Oggi si parla molto, specie negli Usa, della cosiddetta terapia genetica fondata da Jeffrey Bland e Sarah Benum. Con essa si mira a intervenire sul corredo cromosomico umano per modificare i geni difettosi. Senz’altro è una finalità che va perseguita, tuttavia per il momento – in attesa del raffinamento delle tecniche di laboratorio e delle conoscenze del Dna umano – si può prendere una scorciatoia: questa scorciatoia si chiama “nutrizione genetica”. Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni persona, sulla base della ereditarietà (genotipo), può essere trattata con alimenti diversi in modo da scongiurare lo sviluppo di questa o quell’altra malattia. A ciò si è potuti arrivare solo ora perché solo ora sappiamo che un dato gene X è legato alla data malattia Y. Facciamo degli esempi pratici. Il signor Rossi ha una mamma e un papà che soffrono di osteoporosi. Questo significa che anche lui, più degli altri, rischia di ammalarsi della stessa patologia. Ma oggi, grazie agli studi sul genoma umano, conosciamo un particolare importante: che chi soffre di osteoporosi è portatore di una mutazione genetica che impedisce all’organismo di sinterizzare adeguatamente la vitamina D, preziosissima per il sistema scheletrico. Dunque i medici suggeriranno al signor Rossi di farsi delle belle scorpacciate di alimenti a base di vitamina D, come le uova e il gioco sarà fatto: la mutazione genetica legata alla osteoporosi verrà meno e il signor Rossi non correrà più il rischio di ammalarsi alle ossa. Un altro esempio. Il signor Brambilla ha la mamma che soffre di diabete di tipo II. Qui il problema è relativo a geni difettosi che regolano il livello di insulina nel sangue: l’ormone fa fatica a entrare in circolo e il glucosio nel sangue aumenta con tutte le conseguenze del caso. A tal proposito sappiamo però che i geni legati a questo tipo di funzioni sono suscettibili alla azione della vitamina E. Ebbene, a questo punto, i dottori diranno al signor Brambilla di mangiare alimenti il più possibile ricchi di questa vitamina, cibi come l’olio extravergine di oliva, la frutta, gli ortaggi verdi, così anche lui non correrà più il pericolo di ammalarsi di diabete. Un ultimo esempio, i tumori. Sono sicuramente tanti i geni che cooperano nell’insorgenza di una neoplasia. Tuttavia, attualmente, siamo al corrente del fatto che molti di essi possono subire dei cambiamenti positivi se vengono a contatto con elementi contenuti in cibi tipo l’olio di pesce, l’aglio, il succo d’uva. Ecco perché l’indicazione per chi ha avuto familiari sofferenti di tumore sarà quella di consumare una dieta basata su questi nutrimenti. Infine, dicono gli specialisti, per il futuro si mira a sviluppare per ogni essere umano una singola carta di identità genetica: in base ad essa sarà possibile diminuire drasticamente il rischio di ammalarsi di una certa malattia semplicemente mangiando un po’ di più un particolare alimento.
(Pubblicato su Libero il 12 dicembre 06)
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