Dal metabolismo della libellula il segreto per sconfiggere diabete e obesità. Studiosi della Penn State University in Usa hanno scoperto che c’è una stretta relazione tra l’attività metabolica delle libellule e quella dell’uomo, e da qui intendono partire per sviluppare nuove terapie in grado di contrastare i chili di troppo e l’impossibilità da parte dell’organismo di ridurre gli zuccheri in eccesso nel sangue. Gli scienziati hanno in particolare indagato la fisiologia della libellula pulchella, insetto appartenente all’ordine degli odonati, contraddistinta da colori sgargianti e diffusa soprattutto negli Stati Uniti. È emerso che la libellula similmente all’uomo accumula grassi a livello toracico, e che il fenomeno è dovuto principalmente a uno squilibrio del metabolismo derivante dall’azione di parassiti noti con il nome di “gregarines”. Questi ultimi, appartenenti al gruppo dei microrganismi apicomplexa, si trovano nel sistema digerente dell’insetto. La loro presenza influenza soprattutto l’attività muscolare: i muscoli degli esapodi attaccati dai parassiti non riescono più a sintetizzare adeguatamente i lipidi, che inevitabilmente finiscono col depositarsi in altre parti dell’organismo. In gioco c’è una molecola specifica denominata p38 MAP chinasi. La molecola funge da spia dello stato di salute di un organismo, sia animale che umano: specificatamente segnala la resistenza all’insulina. A tal proposito si è visto che la sua presenza è assai consistente nelle libellule soggette all’attacco da parte dei parassiti, mentre è pressoché inesistente nelle altre. Non solo. È emerso che negli odonati malati la concentrazione di carboidrati nell’emolinfa è doppia rispetto a quelli sani: un po’ come avviene con il glucosio per quanto riguarda i pazienti colpiti dal diabete adulto. Lo studio, divulgato dalle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Science, mette in evidenza per la prima volta come una specie non appartenente ai mammiferi soffra di una disfunzione metabolica analoga a quella umana. autori della ricerca sono James Marden, professore di biologia alla Penn State University e Ruud Schilder, dell’università del Nebraska. Dunque se è vero che alla base dell’“obesità” delle libellule ci sono dei parassiti, è presumibile supporre che qualcosa di simile accada anche negli umani. Ora gli scienziati intendono quindi scrutare approfonditamente l’intestino dell’uomo a caccia di parassiti riconducibili a quelli degli odonati, in modo da poter sviluppare nuove tecniche terapeutiche. “Sarebbe utile prestare molta più attenzione alla flora batterica nell’intestino dell’uomo – dicono i ricercatori Marden e Schilder -. È possibile supporre che parassiti simili ai protozoi delle libellule interferiscano negativamente con il sistema immunitario provocando fenomeni infiammatori alla base della sindrome metabolica, a sua volta anticamera di obesità grave e diabete di tipo 2”. Del resto non è un caso sottolineare che in alcuni pazienti malati di Aids – caratterizzati da un sistema immunitario compromesso - presentano cronici problemi legati al Cryptosporidium, un protozoo parassita che interferisce con il metabolismo e può essere assimilato a quello delle libellule, concludono i due. Infine buone nuove per i malati di diabete arrivano anche dal Giappone. I ricercatori della Hokkaido University, Kwansei Gakuin University e Matsushita Electric Works, hanno messo a punto un sistema ottico per la valutazione della percentuale di zucchero nel sangue. Si tratta di un sistema di misurazione, mediante fasci luminosi, del glucosio contenuto nel sangue senza dover ricorrere a metodi intrusivi. La sperimentazione clinica è attualmente in corso presso il reparto di cure intensive di un ospedale collegato alla Hokkaido University
(Pubblicato su Libero il 7 dicembre 06)
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