sabato 10 maggio 2008

I sei borghi dove non ci si ammala

Numerosi e sparsi per l’Italia. Sono piccoli paesi rimasti isolati nel corso dei secoli. Gli studiosi li chiamano “isolati genetici”, perché questi borghi, in certi casi valli intere, si sono evoluti da un punto di vista geografico, e quindi genetico, indipendentemente da tutte le altre zone abitate, determinando nei residenti corredi cromosomici peculiari, più facili da gestire e studiare. Secondo i ricercatori in questi casi è più semplice capire quale gene è più o meno implicato in una malattia, perché le persone discendenti da generazioni che da sempre vivono in uno stesso lembo di terra, sono assolutamente lontane da qualunque “contaminazione” genetica. Il contrario di ciò che accade se si prende come riferimento il corredo cromosomico, per esempio, di un cittadino milanese o romano, caratterizzati probabilmente da un background genetico molto più variegato ed eterogeneo, il risultato di numerosi incroci. “Ce ne sarebbero a migliaia di paesini da studiare da un punto di vista genetico, così da riuscire a identificare i principali geni responsabili delle malattie più comuni del genere umano, tuttavia ciò non è possibile per via della mancanza di finanziamenti adeguati; stiamo d’altronde parlando di studi che richiedono uno sforzo economico notevole – dice la Dottoressa Daniela Toniolo, Capo Unità dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che attualmente sta applicando i suoi studi in Val Borbera, piccola valle a cavallo tra Piemonte e Liguria. Qui ci sono paesini come Stazzano, Vignole Borbera, Cantalupo Ligure, che per secoli sono rimasti isolati da tutto e da tutti e dove la popolazione sembra raggiungere un’età media più alta della norma (ma soffre anche di più di problemi alla tiroide e di alcuni disturbi psichici): “La valle è abitata da circa 2-3mila persone, 1800 delle quali provengono da progenitori comuni: si è visto che è possibile correlare a un unico albero genealogico quasi 25mila individui – dice Toniolo -. In questo momento stiamo valutando gli aspetti genetici di ogni singola persona, in modo da avere un mappa definitiva degli abitanti della regione”. La Toniolo, con i membri dell’Istituto di Genetica delle Popolazioni del CNR, lavora in questo senso già da tempo anche in altre parti d’Italia: “Ci si è occupati anche di Taluna, un paesino dell’Ogliastra, in Sardegna – precisa la studiosa. Qui, in particolare, sono già stati ottenuti interessanti risultati: dallo studio dei geni di queste persone sono stati individuati due loci (regioni cromosomiche) e un gene legati all’ipertensione essenziale (di cui non si conoscono le cause) e alla calcolosi renale. Ma quali e quanti sono i paesini italiani candidati agli studi portati avanti dal San Raffaele? Moltissimi, anche se si contano sulle dita delle mani quelli presi davvero in considerazione. Tra questi abbiamo Carlantino, Limone sul Garda, Stoccareddo, e vari centri del Parco del Cilento come Campora, Gioi Cilento, Magliano. A Carlantino, gli abitanti, sembrano essere immuni da certe malattie come la cataratta e il glaucoma. A Limone del Garda, le persone, sebbene abbiano alti livelli di grassi nel sangue, paiono più resistenti degli altri alle malattie cardiovascolari come ictus e infarto. A Stoccareddo (il paese dove non ci si ammala mai), dove quasi tutti (discendendo da un danese approdato in Veneto nel XII secolo) rispondono al cognome Baù, il diabete è sconosciuto. Infine a Campora gli occhi sono puntati su individui che raramente soccombono a malattie come il Parkinson e l’Alzheimer.

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