giovedì 8 maggio 2008
Il cervello dei giovani non va come dovrebbe
Studiosi californiani osservano, tramite risonanza magnetica, il cervello degli adolescenti americani e scoprono che non funziona come dovrebbe: rispetto ai teenager delle precedenti generazioni l’ippocampo è meno attivo, mentre risulta più attivo il cosiddetto corpo striato. L’ippocampo è la parte cerebrale legata alla memorizzazione e all’apprendimento, il corpo striato concerne invece le azioni ripetitive. Da ciò gli studiosi ricavano che i giovani d’oggi non sono più in grado di apprendere in modo efficace, hanno un approccio superficiale alle discipline scolastiche e sono a rischio di patologie psichiche fino a ieri pressoché sconosciute. Il motivo di tutto ciò? Un nuovo fenomeno scoppiato nell’ultimo decennio e strettamente legato al progresso tecnologico: il riferimento è al cosiddetto multitasking, fenomeno tale per cui il teenager moderno non è più in grado di concentrarsi su una sola azione o su un solo pensiero, ma affronta contemporaneamente più compiti, alterando nel tempo la normale fisiologia del cervello. A questo proposito si è pronunciato anche il noto neurologo Usa Richard Restak, che ha recentemente pubblicato il libro “The New Brain: How the Modern Age Is Rewiring Your Mind”. Nella sua opera dice che il fenomeno del multitasking sta inducendo profonde modifiche nella struttura stessa dell’organo cerebrale, obbligato a sviluppare la parte razionale, legata al linguaggio, a discapito di quella più “vecchia” e profonda, sede delle emozioni. Restak accusa il multitasking in quanto può determinare l’insorgenza di disturbi come il disordine da iperattività, gli sbalzi di umore, l’eccessiva distrazione, la cattiva memorizzazione, e infine patologie arcinote come la stanchezza cronica, la depressione e l’ansia. Dunque invita i giovanissimi a riscoprire il silenzio e a sviluppare tecniche di rilassamento come il training autogeno predisposte per alleggerire lo stress della vita moderna. Ma in cosa consiste esattamente il multitasking? Consiste in pratica in una risposta sbagliata ai troppi stimoli che si hanno dall’esterno e che, evidentemente, non si sanno governare. Immaginiamo un giovane chino sulla scrivania alle prese con un testo di letteratura generale. Quest’ultimo si mette a leggere le prime righe del libro, poi manda un messaggio alla fidanzatina col telefonino, contemporaneamente scarica la posta da internet, e chatta con un amico appena conosciuto online. Poi riporta la sua attenzione sul testo, ma va avanti pochi minuti perché subito dopo arriva il momento di masterizzare l’ultimo cd scaricato e togliere dei vecchi file audio dal lettore mp3. Si crea così un circolo senza fine che, per forza, a lungo andare, altera le capacità cerebrali e soprattutto ridimensiona le energie psichiche che si hanno a disposizione. Infine, lo studio condotto da esperti della Kaiser Family Foundation, dice che nel 65 percento dei casi i ragazzi che studiano fanno contemporaneamente anche altre cose. In particolare i giovanissimi soggetti al multitasking erano nel 2005 il 26 percento, contro il 16 percento del 1999.
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