sabato 3 maggio 2008

Giappone: aiuto, uno sconosciuto è entrato in casa mia

Come un’epidemia: coinvolte ben 6 donne giapponesi over sessanta su 10. Il riferimento è a una nuova malattia - una sindrome la chiamano gli specialisti - la sindrome del marito in pensione, Retired Husban Syndrome (RHS). Mal di stomaco, ulcera, asma, ipertensione, depressione, tutte patologie che insorgono all’improvviso non appena il marito smette di andare al lavoro e imbraccia la nuova professione di pantofolaio. Ma cosa succede in realtà a queste donne nipponiche? Succede che tutto a un tratto si trovano in casa un estraneo. Una persona che hanno sposato 40 anni prima e che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, fino a 13-14 ore al giorno. Una persona che non riconoscono più e con la quale convivere è impossibile se non a costo di inimmaginabili sacrifici. L’allarme è stato recentemente lanciato da tutti i media giapponesi anche in prospettiva futura. Si prevede infatti un vera e propria epidemia di donne soggette a sindrome del marito in pensione. Questo per due motivi. Il primo: il fatto che in Giappone si lavori più che in ogni altra parte del mondo e quindi non si dedichi molto tempo alla famiglia e agli affetti. Il secondo: la constatazione che entro pochi anni un quarto delle persone che abiterà il Sol Levante avrà più di 65 anni. Alcune testimonianze rilasciate alla BBC rendono perfettamente il problema: “Talvolta anche solo ritrovarmi nella stessa stanza con mio marito mi fa star male – ammette Takako Terakawa, una delle vittime della sindrome del marito in pensione. Della malattia ne ha parlato per la prima volta dieci anni fa Nobuo Kurokawa, un medico chirurgo di Osaka. Lo studioso dice che i sintomi della RHS non vanno sottovaluti in quanto possono portare anche a serie conseguenze: malattie cardiovascolari e gravi problemi psichici. Purtroppo per risolvere il problema ci vuole anche la complicità del marito che troppo spesso viene a mancare. In occidente c’è l’opzione divorzio che però nei paesi del Sol Levante - per la generazione che oggi ha dai sessant’anni in su - non è culturalmente accettata.

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