sabato 3 maggio 2008

Pizza e spaghetti: gli ospedali cambiano menu

Il cibo servito nelle caserme o ai degenti degli ospedali è, usando un termine poco elegante, sbobboso. Un luogo comune? Stando ai dati diffusi di recente da alcuni ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma sembra proprio di no. Nel 38 percento dei casi chi viene dimesso dall’ospedale è denutrito, e nella metà dei casi si tratta di una malnutrizione medio-grave. Il 50 percento dei malati dice che il cibo in ospedale è pessimo. Quasi un quarto dei pazienti riferisce di mangiare da meno della metà a nulla dei pasti ricevuti a pranzo e cena. La colazione viene consumata nel 50 percento dei casi. Pranzo e cena in una percentuale inferiore al 40 percento. Come si spiega tutto ciò? È molto semplice: i piatti serviti in ospedale non hanno nulla a che vedere con la prelibata dieta mediterranea, e pertanto nella maggior parte dei casi anziché sfamare, fanno passare l’appetito. In particolare il cibo negli ospedali è spesso poco saporito, freddo, e arriva in orari impensabili. Ma ora molti ospedali italiani hanno deciso di dire basta a questa situazione e di venire incontro ai degenti, proponendo piatti che non hanno nulla da invidiare ai migliori ristoranti. Secondo numerosi medici italiani è così possibile ridurre le permanenze in ospedale del 40 percento: si stima che i pazienti con un’assunzione calorica inferiore al 50 percento della necessità hanno in media una degenza ospedaliera più lunga di 6 giorni ed una più elevata mortalità. In pratica i malati mangiando bene, con gusto, si riprendono prima e prima possono tornarsene a casa. Inoltre sarebbero notevoli anche i risparmi in termini economici. Al San Martino di Genova, da un po’ di tempo a questa parte, i malati possono mangiare pasta al pesto. Al San Camillo di Roma i menù sono a base di spaghetti all’amatriciana, pasta e fagioli, scaloppine infarinate al burro, saltimbocca con prosciutto e salvia. E tra non molto si pensa di servire anche piatti a base di pesce fresco. In Romagna il piatto forte è invece la pizza che ha già fatto il suo ingresso negli ospedali di Rimini, Riccione e Cattolica. Si chiama “Progetto pizza in corsia” ed è nato dalla collaborazione tra Asl di Rimini e l’Associazione RiminiPizza. Tutti conoscono molto bene le proprietà nutrizionali della pizza, ritenuta anche dai dietologi più severi un piatto sano, bilanciato e completo: un toccasana. Recenti studi hanno addirittura affermato che l’alimento tiene lontani i tumori. Ricercatori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri hanno trovato che tra i pazienti con i tumori del cavo orale, faringe, esofago, laringe, colon e retto vi era una più alta percentuale di non mangiatori di pizza, rispetto ai soggetti senza tumore. Deciso a soddisfare le esigenze alimentari c’è anche l’ospedale San Giovanni-Antica a Torino. L’idea è semplice: offrire entro breve ai malati piatti come tortellini ripieni di carne, ravioli di zucca, la bagna cauda (piatto tipico piemontese con aglio, acciughe, cardi di Nizza e peperone quadrato).

(Pubblicato su Libero il 3 dicembre 06)

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