venerdì 9 maggio 2008
Presto i nuovi embrioni chimera
“Nasceranno” fra pochi mesi i primi embrioni costituiti per lo 0,99 percento da cellule umane e per il restante 0,1 percento da cellule animali. Il via ufficiale alla sperimentazione è stato dato recentemente dal ministro della salute britannico Caroline Flint. Secondo i molti scienziati che hanno spinto il rappresentante del governo a muoversi in questa direzione, le ricerche porteranno allo sviluppo di importanti strategie terapeutiche per curare malattie oggi incurabili come le demenze senili e il morbo di Parkinson. Fondamentale però un requisito: gli embrioni ottenuti geneticamente dovranno obbligatoriamente essere soppressi entro 14 giorni dall’inizio dei test. I primi ibridi ufficiali uomo-animale vedranno la luce presso i centri universitari di Londra, Newcastle ed Edimburgo, in Gran Bretagna. “Sono contento di sapere che il buon senso ha prevalso – ha ammesso John Burn, direttore dell’Istituto di genetica umana presso l’università di Newcastle. Tre i tipi di incrocio consentiti. Il primo consiste nell’iniettare cellule animali nell’embrione umano, per dar vita al classico embrione-chimera. Nel secondo caso si potrà iniettare Dna animale nell’embrione dell’uomo per quello che verrà definito un “embrione transgenico”. Infine, l’ultima chance dei ricercatori, riguarda la possibilità di sviluppare i cosiddetti “citoplasmi ibridi” (cibridi), tramite il trasferimento di cellule umane nell’uovo fecondato animale, dal quale quasi tutto il materiale genetico è stato sottratto. In particolare, i ricercatori che condurranno i test in Inghilterra, opereranno isolando la cellula di una persona colpita da una malattia genetica e la inseriranno nell’ovocita di una mucca svuotato del nucleo. A questo punto la nuova struttura citologica, stimolata da impulsi elettrici, comincerà a duplicarsi, trasformandosi in embrione. Da qui, infine, si partirà per isolare delle cellule che verranno utilizzate per capire come le cellule “bacate” sopraffanno le altre dando il via a questa o quell’altra patologia. Alla notizia proveniente da Londra, come comprensibile, non tutti gli scienziati hanno reagito alla stessa maniera. Edoardo Boncinelli, genetista presso l’università Vita-Salute di Milano racconta che la proposta inglese corrisponde a “un grosso rischio per un piccolo vantaggio”. Con ciò ritiene questo procedimento piuttosto complicato per sopperire al grave problema della penuria di ovociti umani. Secondo David King presidente di Human Gene Alert “questa proposta è ambigua e fuorviante”. Dice poi che “il vero obiettivo è quello di fermare tutti coloro che vogliono porre qualche limite alla ricerca scientifica”. Quali sono invece i reali vantaggi di questi test per i ricercatori inglesi? Secondo gli esperti del Regno Unito, il fine dello studio reso possibile dal ministro della salute, è quello di creare cellule staminali che presentino mutazioni alla base delle principali malattie neurodegenerative, ma anche di patologie come l’atrofia muscolare, la fibrosi cistica. “Il nostro traguardo è capire come si sviluppano queste malattie – dice Stephen Minger, dello Stem Cell Biology Laboratory di Londra – intervenendo su animali comunque destinati all’industria alimentare”.
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